Perché ci odiano
Un blog di Maurizio Blondet del 20 giugno ( https://www.maurizioblondet.it/delirio‐bellicista‐come‐politica‐ufficiale/ ) riportava:
“I nostri governi vogliono ucciderci” (Ida Magli)
Prima tagliano il gas alle aziende, poi alle utenze private, infine vi ritroverete senza gas in caso e senza approvvigionamenti alimentari… Questa non è solo una guerra dell’occidente contro la Russia: è una guerra dell’occidente contro i suoi stessi popoli.
Ho fatto qualche ricerca su Ida Magli e ho trovato:
FEBBRAIO 22, 2017. L’ultima intervista di Ida Magli, morta l’anno scorso, proprio in questi giorni. La ricordiamo, questa grande italiana, attraverso queste sue parole, che sono un testamento per ogni patriota:
«Hanno fatto di tutto per uccidere gli europei», dice Ida, e quasi sussurra, accomodata sul divano della sua casa luminosa in un bell’angolo verde di Roma. «Ma nessuno può sostituirli. Una volta morti… C’è stata una volontà precisa: questa immigrazione sregolata è stata utilizzata per uccidere gli europei. Ma, dico, perché ci dobbiamo lasciare uccidere senza un tentativo di reazione? Ripristiniamo i confini! Altri mettono le reti? Facciamo anche noi una rete col filo spinato! Se non avessimo dei governanti che odiano gli italiani… Questa è la verità: non so perché, ma i nostri governanti ci odiano».
Però a quanto sembra vogliono molto bene agli immigrati.
Da https://voxnews.info/2017/02/22/il‐testamento‐di‐ida‐magli‐i‐nostri‐governanti‐ci‐odiano‐ribelliamoci/
"Non so perché, ma i nostri governanti ci odiano", diceva Ida Magli.
Potrei azzardare qualche risposta sul perché i nostri governanti ci odiano, se è vero che ci odiano (lo preciso per autotutela).
"Non so perché, ma i nostri governanti ci odiano", diceva Ida Magli.
Potrei azzardare qualche risposta sul perché i nostri governanti ci odiano, se è vero che ci odiano (lo preciso per autotutela), ma preferisco iniziare col provare a rispondere alla domanda: perché gli zii, i cugini, il fratello maggiore quasi gemello (e altri che preciserò poi) odiano la mia amica Liliana Landri, detta Lilly?
Direi che la prima grave colpa di Liliana, detta Lilly, è quella di essere nata.
“Scusate se esisto” era il titolo di un film trasmesso in prima serata su qualche canale Rai poche sere fa.
Deve essere una colpa che condividiamo in tanti.
Il fratello quasi gemello più grande di lei di 14 mesi si fermò corrucciato e con odio sulla soglia della stanza della clinica dove la mamma, la sua mamma, teneva un altro bambino in braccio. Ed in seguito provò coscientemente a soffocare la sorellina in culla con un cuscino.
Liliana dava fastidio anche agli zii?
Liliana nacque quasi contemporaneamente, poco più di un mese dopo, con un’altra cuginetta. Forse che gli zii si risentirono che il padre di Liliana, primogenito, si era riservato di dare eventualmente, nel caso fosse nata femmina, il nome della mamma a sua figlia? Il secondogenito, sposatosi con largo anticipo, aveva già dato il nome del padre al proprio primogenito. Ma c’è gente che vuole tutto per sé.
Cos’altro aveva Liliana che poteva dare fastidio agli zii?
In età scolare era diligente e purtroppo la sua maestra, bravissima tra l’altro, fece qualcosa che nessun insegnante dovrebbe fare. Richiamò ad un maggiore impegno la cuginetta coetanea che era nella stessa classe, additandole ad esempio Liliana. Non lo avesse mai fatto! La zia, risentita, andò a protestare con la maestra: <<Signora maestra, non dovete lodare la cugina con mia figlia Giulietta, altrimenti la bambina mi cresce complessata.>>
Ora, precisando che sono pienamente d’accordo che un insegnante non dovrebbe mai spronare un allievo additando un altro allievo come esempio, quando la madre di Liliana, anni dopo, le raccontò quell’episodio, Liliana osservò: <<A quella venivano i complessi!? È a me che hanno fatto venire i complessi, anzi, le orchestre intere!>>
Ma anche senza quell’episodio, che non fece altro che aggravare una situazione già esistente, le cose non sarebbero state diverse: Liliana dava fastidio per il solo fatto di esistere, il che implicava che occupava dello spazio che faceva gola ad altri e che avesse un’ombra che poteva cadere sopra qualche altro che non voleva che nulla lo potesse offuscare.
E potrei anche fermarmi qui. Questo spiega già tutto.
Ma andiamo avanti.
Lilly commette un’altra serie di azioni imperdonabili, dopo quella di essere nata:
si laurea con il massimo dei voti e la lode;
va a lavorare in una prestigiosa multinazionale non lontano da casa.“Questa è ‘a mmiria!” (invidia in napoletano), da “Non ti pago” di Edoardo De Filippo.
E Lilly, in età adulta, oltre questa azioni imperdonabili commette una paio di imprudenze, che, da mia analisi, sono derivate dai ‘complessi’ che le hanno inculcato ai tempi dell’infanzia:
contrae matrimonio;
accontenta il padre e va a vivere nella palazzina di famiglia dove le hanno fatto vedere i sorci verdi da bambina, dopo avere considerato che, andata via Giulietta da quella palazzina, ed entrati in quella palazzina degli estranei, tra i quali addirittura un professore universitario, suo ex‐compagno di università, la situazione doveva essersi normalizzata.E, diciamola tutta, il tempo doveva avere smussato i ricordi spiacevoli.
Nessuna normalizzazione.
L’altro zio, rimasto nella palazzina, continua a fare la cresta sulle spese di condominio, per evitare di mettere mano al portafogli ed anche guadagnarci sopra. Eppure, non ne ha bisogno: è ricchissimo.
Nonostante ciò, il primo anno inventa lavori inesistenti per sottrarre €600 a Liliana.
Lui, pensionato più che benestante, e Liliana, metalmeccanica che ogni mattina esce prima delle 07:00 del mattino, percorre 100 chilometri di autostrada tra andata e ritorno e rientra alle 19:00.
Lui, pensionato più che benestante con le figlie ben sistemate, e Liliana che deve pensare a costruire la sua vita da coniugata.
Lilly nota che lo zio ne ricava un piacere particolare nel fare ciò.
A Lilly torna in mente il proprio relatore quando fece notare ad un collega come un altro professore, molto in vista, sembrasse un bambino con le mani nella marmellata alle riunioni in cui si stabiliva la divisione dei fondi.
L’atteggiamento dello zio le fa anche ricordare un documentario sulla vita dell’etologa e antropologa Jane Goodall, che ha dedicato la sua vita allo studio degli scimpanzè. Uno dei tristi episodi che si verificarono nel gruppo di scimpanzé seguito dalla Goodal: episodi di cannibalismo. Una delle scimpanzé più anziane, prendeva gli scimpanzé neonati e li mangiava. Poi, andava dalla madre affranta, annientata e le circondava le spalle con la zampa, come a dirle: <<Guarda che non ce l’ho con te, volevo solo il tuo piccolo.>>
A Lilly lo zio dà l’impressione che le dicesse: <<Guarda che non ce l’ho con te. Io ti voglio bene: voglio solo i tuoi soldi.>>
E Lilly qui si sbagliava. Impiegò un bel po’ di tempo a capire che lo zio non voleva solo i suoi soldi e la sua casa, ma voleva proprio lei. Voleva tutto di lei: i suoi soldi, la sua casa, la sua vita.
Come sarebbe a dire la sua casa?! Fino a questo momento non abbiamo parlato di quattro spiccioli?
La sua casa. Poche settimane dopo che Liliana abitava lì, si vide presentare alla porta zio, zia e le due cuginette. Tutti intenzionati a vedere la casa e a fare i complimenti. A fare i complimenti? No, Liliana non ebbe questa impressione. Piuttosto erano lì a far notare come l’appartamento di Liliana al pianterreno fosse migliore del loro all’ultimo piano. E questo non era giusto, dicevano i sottotitoli.
Liliana ne parlò con la madre, la quale la informò di qualcosa che Liliana non aveva mai saputo.
L’appartamento dove abitava lo zio era stato costruito con il lavoro gratuito del padre di Liliana, ingegnere, alla sommità della palazzina di famiglia fino a quel momento divisa in soli quattro appartamenti. Così la palazzina veniva ad essere costituita da cinque appartamenti, uno per ogni figlio del nonno di Liliana.
L’appartamento risultò essere più grande e meglio fruibile dei due appartamenti sottostanti, uno dei quali occupato dal padre di Liliana. Nel mentre venivano eseguiti i lavori, la mamma di Liliana si vedeva presentare ogni momento il cognato Furio ad esaminare l’appartamento del fratello ingegnere. Non poteva capacitarsi che il fratello gli stesse facendo un appartamento più grande e più bello del proprio e veniva a scrutare dove fosse l’imbroglio, in cosa l’appartamento del fratello fosse migliore. A tal punto che la mamma di Liliana gli disse: <<Neh, Furio. Se proprio pensi che questo appartamento sia migliore del tuo, facciamo a cambio: io mi trasferisco sopra e tu vieni qua>>. Non si presentò più.
E qui ci vorrebbe l’analisi di uno psichiatra: il signor Furio fregava e, invece, si sentiva sempre fregato.
Il signor Furio aveva ricevuto tutto quello che aveva avuto gratuitamente e voleva anche quello che apparteneva a chi doveva tutto.
Mi viene in mente Alessandro Siani quando conduceva Striscia la Notizia insieme a Michelle Hunziker e, indignato perché i parlamentari stavano votando una legge che toglieva l’indennità di validità ai disabili che guadagnassero, col proprio lavoro, più di € 5000 l’anno, faceva loro un predicozzo: <<Vi abbiano creato, vi abbiamo nutrito, vi abbiamo curato, ora, volete fare qualcosa voi per noi?!>> No, caro Alessandro, chi è ricco o, peggio ancora, è diventato ricco, vuole tutto per sé.
Torniamo alle manovre e ai desideri dello zio di Liliana.
I nuovi arrivati nella palazzina, estranei alla famiglia, dapprima sembravano contribuire a contrastare l’abitudine, anzi, la ‘consolidata consuetudine’ al ‘maneggio’ tipica del soggetto. Poi si lasciano irretire dalle sue lusinghe.
I personaggi erano già predisposti, in verità.
Un professore universitario. Le mani nella marmellata.
Un dirigente della Pubblica Amministrazione, diventato dirigente per manovre politiche.
E una maestra ‘strana’, come la definirono in seguito, senza volersi sbilanciare, una sua collega ed una negoziante del quartiere.
E torniamo alle riflessioni di Ida Magli:
<<C’è stata una volontà precisa: questa immigrazione sregolata è stata utilizzata per uccidere gli europei. […] Questa è la verità: non so perché, ma i nostri governanti ci odiano.>>
Non so perché, ma lo zio di Liliana e il cugino di Liliana (il dirigente della Pubblica Amministrazione), ma anche il fratello di Liliana che si schiera con il cugino odiano Liliana, sangue del loro sangue, e preferiscono degli estranei: il professore universitario, la maestra ‘strana’.
Tutto quello che voleva fare Liliana era fermare la deriva della famiglia e mantenere almeno la maggioranza della palazzina in mano alla famiglia, ricostruire i rapporti.
Invece, il resto della famiglia la odia così tanto da preferire degli estranei a lei. Invece di ringraziarla per avere ripristinato decoro alla palazzina e di volere riallacciare una relazione che, evidentemente, era stata sempre solo di facciata, le danno addosso, favoriscono degli estranei dai quali si fanno aiutare per mandarla via, per ucciderla quasi, se ci riuscissero.
Perché? Per invidia, come abbiamo visto. Invidia per una luce, per un Bene interiore che sentono, che credono di non potere mai avere e vogliono offuscare quella luce anche in chi ce l’ha.
E perché su degli estranei possono esercitare meglio il loro potere.