Percorsi
Con la vecchiaia ho preso l'abitudine di sedermi sul divano dopo pranzo, col mio sgabellino per i piedi, la testa appoggiata allo schienale e gli occhi chiusi. A volte mi addormento, altre lascio che i pensieri scorrano liberi. Ieri, appena chiusi gli occhi, l'ho vista, sempre presente sull'orizzonte, la striscia d'asfalto, una bella strada larga, comoda, luccicante, e mai raggiunta. Già, mai raggiunta. Ma ho mai veramente desiderato raggiungerla? Ostaggio di viole, more di gelso e biancospino, io ancora percorro viottoli sterrati di sassi e d'erba. Viottoli dove bisogna camminare lentamente perché accidentati, ma anche perché ad ogni passo potrebbe esserci un'insidia, oppure una curiosità. Sentieri dove si incontrano poche persone, ma capiamo che queste poche persone, se sono lì, in qualche modo ci assomigliano. Forse no, non ho mai desiderato raggiungere la larga strada asfaltata, troppo comoda, troppo veloce, per poter favorire certi incontri.
Mentre dipanavo questi pensieri ho sentito una presenza. Ho aperto gli occhi e c'era Paolo davanti a me.
‐Dormivi?
‐No, stavo percorrendo il sentiero dove ti ho incontrato.
‐Cosa?
Eh sì, buonanotte! Dimenticavo che è sordo. Ahahahahahah!