Porno Revenge, argomento che scotta - 2
Confessione erotica di Ferragosto. Porno per adulti. Vietato ai minori.
3
Sono mattiniero.
Feci il caffè, preparai la colazione, e alle 8,30 salutai mia moglie che, come d’uso, si avviò verso la reception, dove un minibus avrebbe raccolto i partecipanti per accompagnarli al porto. Rientro previsto dopo le 16, quindi nessuna preoccupazione per il pranzo. Non mi restava che dedicarmi alle mie attività “letterarie”, approfittando del fresco del mattino. Magari più tardi, incalzato dal calore, avrei fatto una capatina in piscina. Di mattina era praticamente vuota… ma onestamente ciò che mi attirava di più era la breve passeggiata e la presenza del Bar, dove alle 12 in punto potevo sorseggiare il mio amato Spritz ghiacciato.
Dopo circa un’ora preferii sistemarmi nella casetta, dove c’era un invitante condizionatore ben calibrato.
E, dopo altri 10 minuti… la porta socchiusa si spalancò.
Nel riquadro accecante di luce esterna una silhouette si stagliava, ci misi pochi secondi a capire che si trattava di Rosa, incredibilmente materializzatasi dove non avrebbe dovuto essere… e soprattutto senza un motivo plausibile.
Mi alzai di scatto, per fortuna ero in pantaloncini. Ripresomi, non volli rimarcare sul fatto che, comunque, si bussa alle porte, specialmente se inattesi…
“Oh… Rosa? Che ci fai qui… è successo qualcosa?” effettivamente ora che la distinguevo meglio si vedeva che era tesa e quasi infelice; nonostante questo era bella, più che mai attraente. Aveva il solito costume nero che le stava divinamente e una camiciola ecru di canapa grezza, senza bottoni.
“Sono rimasta al Villaggio, ho detto che mi faceva male la pancia…”
“Mi dispiace molto… vuoi che ti accompagni in Farmacia…?”
Lei fece qualche passo in avanti e poi accostò la porta dietro sé.
“Ma tu guarda: il carnefice che si vuol prendere cura della vittima” abbozzò quel suo mezzo sorriso amaro.
Non sapevo cosa dire, dal giorno prima niente era cambiato se non in peggio.
“Ragazza mia, scusa, ma io proprio non so a cosa ti riferisci… ma, scusa, tuo marito, le bambine?”
“Ah, ah… il lupo continua a fare l’agnello? No, non temere, sono sola… sono qui a tua disposizione, “maestà”! E comunque, tranquillo, i miei sono andati alla gita e tua moglie con loro.”
Continuavo ad essere confuso ma preferii non esprimermi ancora, volevo capire finalmente, e poi… cosa aveva detto di me: il lupo? Ebbene, il lupo perde il pelo… e lei era bellissima, così vicina, potevo sentire il profumo del suo fresco deodorante. E se era una matta… “ebbene si vedrà: per il momento non era armata e poi, anche di femmine matte e imprevedibili, ne avevo conosciute tante.
“Allora, maestà?” mi incalzò “hai deciso cosa vuoi? Denaro? Non voglio credere, signor Giorgio: noi non ne abbiamo e non mi sembri così miserabile… cosa vuoi? Vuoi sfruttarmi? Vuoi comandarmi… vuoi possedermi, da vecchio porco quale sei?”
“Ma, Rosa, io non …”
“E smettila, sei esaurente! Sono 3 giorni che giochi con me… stai facendo come il gatto con il topo!”
Quasi a dimostrazione del suo sfinimento sedette sul nostro letto, ancora disfatto dalla nottata.
“Vuoi una sedia?” dissi sincero “non ti aspettavo, è tutto in disordine… e…”
Lei mi ignorò totalmente e riprese in tono più stanco e sottomesso.
“Dai, dimmi cosa vuoi e facciamola finita, Giorgio. Questa cosa mi logora da anni… anche mio marito, orami qualcosa l’ha intuito da tempo… lui non è mai esplicito ma credo che qualcosa sappia… il paese è piccolo!”
“Sì… ma io …”
“Ma tu, ma tu…basta, mi hai sfinita: ma che faccia conosciuta… non so dove ma mi pare di averti già vista… il tuo volto … e dai, Giorgio, siamo adulti. Potresti essere mio padre…”
Mentre pensavo “ma questa che cazzo vuole da me” e cercavo un appiglio una parola che le facesse sputare il rospo, per riprendere il controllo di se stessa, lei lentamente, come se qualcuno glielo avesse imposto, a la testa bassa iniziò a levarsi di dosso la camiciola chiara.
Ora, un po’ ci si vedeva nella casetta buia e devo dire che osservarla così remissiva, così disponibile mi fece un certo effetto, anche a livello virile.
Magari soffriva di un qualche tipo di crisi, meglio aspettare, ma intanto il vecchio lupo venne sfiorato da una intuizione: “e se fosse ninfomane?” ma no, non mi sembrava tipo e poi, perché fare tutto quel casino per stare con chi poi. un vecchio che forse non poteva nemmeno soddisfarla con la dovuta vigoria.
“Tu sei un porco, re Giorgio… te l’ho letto negli occhi dal primo momento… spero di sapere cosa vuoi… e io solo questo ti posso dare, Giorgio? Vuoi sesso? Vuoi il mio corpo?”
“Tu… sei una donna bellissima… ma io …in che senso dici?”
“Dai, lo sai bene: mi hai riconosciuta vero? Sono io… sì io quella che, a 18 anni, stupida e abbagliata dall’eccitazione…
Anche noi abbiamo scritto sai? anche mio padre ha provato di tutto, ma da qualche parte sempre può sbucare, e allora? Sai, avevo pensato perfino di farmi una plastica per uscire dall’incubo che mi perseguita…”
Poi, fissandomi apertamente:
“Allora, Giorgio, mi vuoi? Ti basto?
Ti do tutto, Giorgio, ma non tradirmi… ti do tutto, ma ti giuro che se mi sputtani dopo questo, sarei capace di qualsiasi cosa: q u a l s i a s i !”
E da quel momento le parole non servirono più.
Nel farmi intravvedere il suo dramma Rosa, sottomessa e femminile, mi poteva anche aver colpito dal lato umano ma adesso la mia eccitazione era partita in quarta e la sua avvenenza non permetteva ripensamenti.
Non toccava a me fare il “maschione” instancabile ma sinceramente avrei approfittato di quella donna… e quando mi capitava più? Erano anni che potevo solo desiderare una femmina così e, probabilmente, sarei morto senza assaggiarne una mai più.
Rosa girò intorno al lettone e sedette di nuovo, ma questa volta davanti a me. Fu lei stessa a tirare il pantaloncino verso il basso, liberando il mio cazzo, meravigliosamente barzotto. Non ho nessun farmaco per farlo duro (oh, come lo avrei desiderato in quel momento) ma comunque si prospettava battaglia e ora toccava al vecchio fucile non abbassare troppo presto la guardia.
Rosa era troppo bella, troppo arrapante, troppo remissiva e disponibile, meglio e più di qualsiasi puttana d’alto bordo… e poi quell’intrigo era così eccitante.
Mi prese il cazzo… non so se fingeva ma il suo odio era scemato, cominciò a fare quel che faceva ma senza mortificarmi, comunque era chiaro che ormai piaceva pure a lei.
Dopo oltre 10 anni di alterne vicende il mio cazzo entrò tra le labbra della fantastica signora e la mia capocchia rinacque a nuova vita, inturgidendosi per raggiungere la sua gola delicata. Piano piano il cazzo si fece duro: era con me in quel frangente e non voleva darmi dispiaceri.
Ormai c’eravamo dentro fino al collo. Senza nemmeno preoccuparci della porta appena socchiusa, la spinsi delicatamente sul letto di schiena, poi le scesi sopra e mi trovai su le a 69. Da sopra lo slippino sentii finalmente il suo odore di femmina, la sua frega sapeva di caldo, mi attraeva. Le scesi le mutande e me la mangiai! Il mio desiderio, la mia bramosia dovettero risultare così persuasivi che la signora si lasciò completamente andare, si bagnò senza poterlo nascondere e io me la bevvi, leccando da quella coppa preziosa, suggendo tra i peli scuri, lo scrigno vellutato del fiore bollente, era lievemente sfiancato dalle gravidanze… proprio come avevo intuito (e adorato) da vecchio marpione.
Un po’ dimentico che la piccola donna mi stava sotto ebbi poco rispetto per la sua bocca ma, forse per non contrariarmi, Rosa accettava quel pompino così profondo da sembrare una chiavata in gola.
… e accettò pure di mostrare tutto il suo piacere, perché mi venne in bocca, aggiungendo nuovi sapori agli estratti preziosi della sua vagina.
Si tolse il cazzo di bocca, forse voleva strafare: darmi il massimo. Iniziò a leccarmi e a ingurgitare le palle che, come succede ai vecchi, erano grosse e grinzose; mi leccò persino l’ano. Ed io perduto nel piacere sperai solo di non essere disgustoso per cotanta femmina.
Mi alzai, la feci alzare.
“E vieni qua adesso, troia: volevi il lupo? Allora sarai la mia pecora… e Rosa obbediente mi accolse in sé, lasciandomi strofinare nella sua fessa, calda del fuoco meridionale…
che bella era.
Mentre me la chiavavo le slacciai il reggipetto, i due seni di mamma penzolarono abbondanti come batacchi impazziti, che io cercavo di raccogliere, di arraffare, per tirare i gonfi capezzoli con quel minimo di cattiveria. Lei urlò, aveva perso la testa. Mentre seguivo le curve di quel corpo amorevole, sotto di me, ebbi la presunzione di credere che me la stavo scopando per bene… e forse così era perché venne di nuovo stringendo le cosce per agguantare meglio il cazzo.
Il suo piacere divenne il mio… non potevo trattenermi, lo stimolo era incontrollabile, la feci girare per rimetterle il pesce in bocca, e senza più alcun rispetto: per la sua famiglia, per suo marito… le figliole… le sborrai direttamente in bocca, mentre a voce le imposi di bere, di bere tutto il mio sperma! Dopotutto se l’era anche un po’ cercata, ma Rosa la prese bene e succhiò tutto, forse solo per farmi felice, ma lo succhiò.
Spossati crollammo sul letto affiancati ma pur come estranei, purtroppo.
Finalmente avevo capito tutto!
La povera Rosa non era che una delle tante vittime dell’ingenuità giovanile e della malizia dei miserabili “morti di figa”, quelle persone che sono talmente sorprese dal loro immeritato successo con una bella ragazza, da celebrare l’evento; forse per sottolineare quanto sarà scialbo il resto della loro esistenza. Lo fanno perché deboli e insicuri o lo fanno per vendetta, perché quella persona non gliela darà mai più… anzi probabilmente li schifa già profondamente.
D’altro canto restava abbastanza incredibile la reazione di Rosa… nonostante fossi il beneficiario di tante congetture fantasiose era comunque strano… che cazzo? Senza nemmeno uno straccio di prove, la bella signora si fa pompare all’inverosimile, per un semplice sospetto?
Che dire insomma? a me comunque era andata meravigliosamente: avevo scopato una donna fantastica, avevo scoperto che la mia incipiente impotenza era anche da attribuirsi, probabilmente, alla mancanza assoluta di interesse per una moglie che non mi cagava più. Che meraviglia risentire il cazzo duro infisso in quella fessura invitante e carnosa, e poi sempre bello duro, vederlo sparire nella bocca della signora, protesa a darmi piacere, più servizievole di qualsiasi puttana.
“Rosa… tu, tu sei stata incantevole…” sospirai giacendo al suo fianco “tu sei incantevole. Mi hai dato una gioia infinita, però, mi devi credere… io mai…”
“Che importanza ha? Basta… anzi, mio signore, ti basta ciò che ti sei preso? Questa povera stronza ti ha soddisfatto abbastanza?”
“Cazzo” pensai “ci risiamo…”
“Cos’altro vuoi da me, porco?” nel dire questo però la sua mano si accostò alla mia, gesto in contrasto con le parole cattive, io gliela presi. Lei strinse le mie dita, comunicandomi ben altro, a pelle.
Mi voltai. Era stesa e sfatta, completamente nuda. Nella penombra un fil di luce le disegnava le forme melodiose, i seni schiacciati e slargati dalla posizione non perdevano niente della loro attrattiva, le areole erano perfette, i capezzoli piccini ma rigidi: Rosa era ancora eccitata!
E io cosa potevo fare? Ero molto in dubbio su mie ulteriori performances anche se, devo dire, nell’osservarla al mio fianco, il mio cazzo ebbe una ripresa inattesa di rigidità. Incapace di ritirarmi… lascia decidere al destino. Invece, fu proprio la mia impossibile amante di un giorno ha decidere il nostro breve futuro.
“E sia, mio signore… vuoi di più! Hai proprio deciso di rompere ogni velame alla mia dignità!” e la sua mano lasciò le mie dita e mi prese il cazzo. Dopo poco si piegò e lo riprese in bocca… e allora intostai, mi ringalluzzii e la desiderai, come e più di prima.
Senza che lo chiedessi si voltò e mi offrì la schiena e il suo culo. Le chiappe larghe, da mamma, chiare e invitanti.
La masturbai da dietro ma ormai il mio unico scopo nella vita era quello di riuscire, almeno per poco, a ficcarglielo nel culo.
La paura di perdere l’erezione mi diede fretta.
La fretta mi rese inquieto, forse aggressivo.
Tirai su le dita bagnate dalla fessa e iniziai rapidamente a umettare lo sfintere. Insomma, se voleva ribellarsi poteva farlo ora, visato che le mie intenzioni erano lampanti… ma non fece nulla.
Allora mi calai tra le chiappe, leccai l’ano e ci sputai...
Appena lubrificato alla meglio mi misi sopra di lei e lo ficcai nel suo culo in un colpo solo, spaccandolo… lei gridò, e io mi bloccai tutto dentro.
Dovette capire il mio imbarazzo… nel silenzio del momento sussurrò, mentre soffriva:
“Fai di me ciò che vuoi… sei il mio padrone e io la tua schiava… rompimi, pure se lo vuoi, non dico niente.”
Mi basai sulla mia lunga esperienza. Uscii pianissimo dal suo buco e lo confortai, lo coccolai, lo strinsi come per ripararlo, per alcuni minuti, fino a che il suo sfintere non si arrese completamente, allertato dal desiderio che ora aveva fatto il suo effetto sulla bella signora.
Le tornai sopra e il cazzo scivolò in lei come nel burro, lo accolse con piacere e iniziò a goderselo, scartando e strisciando di quel ptanto che le permetteva l’impalamento con cui la tenevo soggiogata.
Furono minuti meravigliosi, intimi e sofferti. Mai mi ero sentito così unito a una donna. Quando l’inculata divenne dolce, si voltò e ci baciammo in bocca teneramente.
“Mi vuoi dietro?” le dissi.
“Aspetta, vienimi tutto in corpo… ma veniamo insieme…”
Grazie al mio lungo braccio, le aggirai la pancia e la sditalinai… praticamente era già pronta! Carezzai il clitoride, le labbra, toccai, spinsi, frullai e quando ebbe l’orgasmo venni pure io. Il mio fiotto caldo e liquido nel profondo del suo culo, che lei avvertì e me lo comunicò.
“Ti sento Giorgio, mi ribolli dentro… mi hai marchiata a vita, mio signore.”
Ci riprendemmo, fece una doccia e poi ci salutammo, guardandoci teneramente negli occhi, complici. Non fece più alcun accenno a quel video del revenge porn che, mi spiace dirlo, mi aveva reso l’uomo più felice del mondo.
Il giorno dopo, quando ci salutammo perché loro stavano per rientrare, il marito trovò una scusa per appartarsi con me, prendemmo un caffè al bar della piscina.
“Ti devo ringraziare… Rosa mi ha detto che ti ha parlato e che tu sei stato un signore… negando tutto…”
Ero molto imbarazzato non sapendo che cazzo si erano detti effettivamente quei due, un po’ fanatici a mio avviso.
“Lo so… da ragazza ha fatto una cazzata… è stata una stronza e si è fatta pure filmare, troia. Ma io che devo fare? Ora è mia moglie, la madre delle mie bambine… Sono felice che avete parlato, tu eri la persona giusta… sia per l’esperienza, sia per l’età.” Gli strinsi la mano, fingendo di capire, mentre ancora mi immaginavo il culo di Rosa, spalancato sotto di me.
Sparirono dalla nostra vita poco dopo.
Dopotutto, a parte l’infinto piacere che mi era stato donato, entrambi avevamo avuto la nostra “vendetta”: io, nei confronti di mia moglie, che ormai mi considera un rottame, e lei nei confronti del marito, che probabilmente la pensa e la tratta come una zoccola.