Quando conobbi Jimi Hendrix (impressioni hendrixiane)
Ho scoperto, incontrato (musicalmente) il grande Jimi Hendrix nel lontano, anzi, lontanissimo, 1981...ero in viaggio con papà (parafrasando il titolo di una nota pellicola, apparsa nelle sale cinematografiche nel 1982, la quale aveva per protagonisti Alberto Sordi e Carlo Verdone). Eravamo, infatti, in agosto (ferie e vacanze estive) ed io mi trovavo da zii e cugine annesse con mio padre Marco (alias "Mariolino l'interista" o "il modenese") in quel di Villalunga, frazione di Casalgrande (Reggio nell'Emilia) e Modena, bassa emiliana (ovvero ex capoluogo del ducato omonimo, ma prima ancora roccaforte estense e centro nevralgico della Repubblica Cisalpina): allorquando mi recai a Bologna per una piccola "divagazione" (o digressione, o variazione) musicale sul tema emiliano‐romagnolo (ovvero la...una puntatina programmata per l'occasione!) e da "Nannucci", anzi, in quel di Nannucci, cioé, mitico arcipelago della musica, pardon, l'arcipelago della musica in persona, alias mitica rivendita di dischi o messaggeria che dir si voglia (all'epoca, insieme a "Carù" di Gallarate, "Dimar" di Rimini, "Dischiblu" di Roma e alcune altre, una delle più famose in Italia: ha chiuso i battenti, purtroppo, nel 2009 e riaperto in versione new qualche anno dopo; ci sono stato ancora nel 1990, nel 2005 e nel 2014, due anni dopo la stesura di questo racconto‐articolo) acquistai il 33 giri "Jimi Hendrix Experience" nonché il volumetto "Jimi Hendrix: the complete lyrics", contenente tutti i brani di "sua maestà la chitarra elettrica" ‐ o "the guitar" ‐ in lingua originale (inglese) con traduzione italiana a fronte. Ad onor del vero, però, un primo assaggio del musicista statunitense lo avevo avuto l'anno prima (ma la data penso sia un particolare di poco conto), durante l'ascolto di altri due 33 giri, i mitici "doppi" dedicati a Woodstock ("Woodstock: music from the original soundtrack"&"Woodstock 2", dieci facciate, in tutto, di musica: per me i padri di tutti gli lp datati anni '60, '70 e...oltre!), comprati sempre in Emilia (a Modena, da "Fancareggi", altra rivendita nota agli appassionati), questa volta da mio padre (segno del destino o semplice coincidenza astrale? Chissà!). Sulla collina che sovrasta la località dello stato di New York in cui si tenne il mega raduno‐concerto dell'agosto 1969 (in realtà il luogo esatto è Bethel) Jimmy si esibì, per così dire, a luci spente (suonò, infatti, per circa due ore davanti ad appena duecentomila ‐ sic! ‐ spettattori: quelli rimasti degli originari cinquecentomila, o seicentomila, o un milione, per alcuni!), tuttavia la sua performance, a mio avviso (e anche secondo tantissima critica musicale dell'epoca e...non solo!) é da annoverarsi, senza dubbio alcuno, tra il maximum che si sia mai raggiunto: in particolare, la sua versione di "Star Spangled Banner" (per intenderci, l'inno stars&stripes), personalissima e...personalizzata (la suonò, volutamente e polemicamente, in maniera alquanto distorta, usando spesso il plettro della chitarra con la bocca...In funzione anti "guerra del Vietnam"!) rimane probabilmente il riff di chitarra più dissacrante della storia del rock!
Da quel momento in poi (non importa, davvero, se sia il 1980 o l'anno dopo!) mi sono sempre più avvicinato al "fenomeno" Hendrix, il cui vero nome di battesimo era James Marshall (no Jimi, come molti pensano), ossia a quell'universo "a parte" del rock rappresentato dal musicista black di Seattle (la località dello stato di Washington, costa ovest degli States, che li diede i natali il 27 novembre 1942: le note del suo album d'esordio, "Jimi Hendrix", erroneamente recano il 1947!), diventando, così, nel tempo un grande cultore e appassionato della sua musica, della sua arte musicale, dei suoi suoni (selvaggi e quasi...ancestrali) e, soprattutto, della sua chitarra!
Qualcuno (forse era suor Matilde, del convento delle Figlie del divino zelo di Sampierdarena; o forse, chissà, era il maresciallo Antonio Stramaglia, del commissariato di Bacoli...non ricordo bene, però!) ha definito la musica di Hendrix viscerale, cerebrale, primordiale e ‐ di volta in volta ‐ ancora nuova, inedita, strana, psichedelica, hard, o girovaga ‐ della mente ‐ funky, r&b, etc: per me, invece, si tratta di un mix di fantastiche sensazioni ed emozioni in un vortice di magiche sonorità; ovvero, un suono nuovo ed una musica fantastica, "adrenalina" pura che ti entra nelle vene, nel sangue, nella mente e...nel cuore, senza più uscirne!
Nell'agosto del 1970 il nostro amatissimo Jimmy suonò uno strano e dimesso concerto (probabilmente un profetico e lugubre prodromo di ciò che sarebbe accaduto, di lì a poco!) all'isola di Wight (atollo sulla Manica nel sud‐est dell'Inghilterra, tra Portsmouth e Bournemouth): ovvero, il grandissimo mega raduno in terra d'Albione che, a distanza di un anno appena da quello di cui dettovi, voleva rinverdirne i fasti (per alcuni riuscendovi, per molti altri, invero...neanche per sogno!). Qualche settimana più tardi, purtroppo (correva il 18 settembre), morì nell'appartamento di Monika Danneman, sua amica, a Londra. Il referto medico, allora, parlò di: "Decesso avvenuto per soffocamento da vomito in seguito a intossicazione da barbiturici"; come a dire che il povero Jimmy morì a causa di uno stupido conato autoindotto!
E' rimasto, quell'evento luttuoso, uno dei misteri insoluti (insieme alla scomparsa di un altro famosissimo Jimmy, che di cognome faceva Morrison: la sua scomparsa fu altrettanto misteriosa, appena dieci mesi dopo, nella vasca da bagno di una stanza d'albergo a Parigi!).
Hendrix e Morrison, insieme a Janis "The Pearl" Joplin (anch'essa fu trovata cadavere: in una stanza d'albergo a Hollywood) e a Eddie Cochran (morì nell'aprile del 1960 in incidente d'auto, appena ventunenne!), erano la quinta essenza della musica rock!
E' riduttivo ed arduo indicare, come sempre accade con tutti i grandissimi musicisti e i migliori gruppi, il miglior brano in assoluto: sarebbe come rispondere esattamente al classico domandone da cento milioni di dollari, oppure riuscire a vincere una cifra talmente esorbitante al "gratta&vinci" da sistemarsi vita natural durante! Tuttavia, resta fuor di dubbio che tra i "pezzi", le tracks per antonomasia del king statunitense debbano, per forza di cose, essere annoverate le seguenti: "Voodoo Chile", dall'album "Electric Ladyland" (1968), un'infinito riff polistrumentale (dura quasi quindici minuti: sic!) suonato da Jimmy col suo mini gruppo (The Jimi Hendrix Experience), composto dal duo Noel Redding (basso) e Mitch Mitchell (batteria), nonché da numerosi "ospiti" di eccezione, tra cui Al Kooper (piano), Buddy Miles (percussioni), Steve Winwood (Spencer Davis Group, Traffic, Blind Faith, all'organo), Jack Casady (Jefferson Airplane, basso chitarra). Il pezzo, come tutto l'album, fu registrato al Record Plant Studios di New York tra marzo e giugno; Voodoo Child (Slight return), anch'esso contenuto nello stesso album, é un brano più corto dell'altro, ma di sicuro uno dei più intensi, potenti e famosi della discografia hendrixiana!
E' superfluo sottolineare che del primo pezzo siano state proposte numerose versioni e cover, tuttavia mi preme ricordarne ugualmente una: nel 2003, infatti, fu suonato dal G3 di Joe Satriani, Steve Vai (ex Frank Zappa, David Lee Roth, Alcatrazz, White Snake) e Yingwie Malmsteen (Alcatrazz, Rising Force) in una storica jam‐session a Denver, nel Colorado.
The best of Jimi Hendrix (i brani non sono elencati in ordine cronologico): Voodoo Chile, Voodoo Child (Slight Return), Hey Joe, Purple Haze, Foxy Lady, Red House, Machine Gun, Star Spangled Banner, If Six was Nine, The Wind Cries Mary, Manic Depression, Angel, Freedom, All Along the Watchtower, Drifting, Have you Ever Been to Electric Ladyland, etc.
"Quando morirò mettetevi ad ascoltare i miei dischi (Jimi Hendrix).
da: una mail mandata a rai storia il 18 settembre del 2012, in occasione del quarantaduesimo anniversario della morte di Jimi Hendrix.