Quasi sera
Questa è l'ora migliore per stare affacciata al balconcino, il mio dehors. La gente sugli autobus guarda sempre in su, chissà perché, e così mi trovo a scambiare occhiate con qualcuno che mi osserva dal finestrino. E tu credi che sarò io a distogliere lo sguardo? Ti sbagli, continuerò a fissarti fino a quando gli occhi li abbasserai tu. Non sapremo mai chi la vincerà perché il semaforo diventa verde e l'autobus sferraglia lontano. Peccato. C'è un nero che cammina sul marciapiedi di fronte, e guarda il telefono. Io sto qui a chiedermi, a settant'anni, se la ninnananna che cantavo a mia figlia quasi cinquant'anni fa, fosse razzista. "Lo darò all'uomo nero che lo tenga un anno intero" qualcuno ricorda? Lui si allontana e io sono distratta dalla sirena di un'ambulanza che passa e velocemente si allontana, ma c'è una coppia in cammino sul marciapiedi. Una coppia? non so, perché camminano lui davanti a lei. Lei non vede l'ora di arrivare a casa e togliersi le scarpe. Non so se ce l'ha una casa, ma le scarpe io me le toglierei subito. La sua sofferenza è evidente e la sua andatura mette l'ansia. Mi guarda con antipatia, chissà cosa pensa che io pensi, mentre io penso soltanto che dovrebbe avere il coraggio di togliersi le scarpe. Le rondini si sono ritirate nelle loro casette e così faccio anch'io, e subito. La notte incombe. Gli ultimi chiarori si disperdono oltre i tetti dei palazzi e un aereo passa sopra tutto, in silenzio, sembra quasi una visione tanto è silenzioso, e io penso: chissà da dove viene, chissà chi porta, quali storie, quali vite, quali giorni e quali notti. Chissà.