Quell'estate a Lesbo (il trionfo dell'amore profano) - terza parte
Giunte che furono nei pressi dell'odeon romano (costruzione antecedente allo stesso suo simile ad Atene) e delle rovine del tempio di Demetra, che si ergono ancora in tutta la sua maestosità, di fronte al cielo, sulle colline che sovrastano Patrasso, al culmine della città alta (Anopoli), ad ovest dell'Acropoli, intravidero, fermo davanti a loro, un uomo di spalle: vi si avvicinarono e Pam scoprì ch'era suo zio Jack. Lo chiamò e disse:
‐ Zio, ma sei proprio tu oppure ho le travéggole, oggi? Dimmi un po', cosa diavolo ci fai quì?
‐ Ehi, Pam, sono proprio io! ‐ rispose quello. ‐ Sono quì per piacere e per affari.
Lo zio paterno di Pam, Jack Flint, un tipo attempato, sui sessanta (ben portati), fratello maggiore di David (appunto) era in "rotta di collisione" con la famiglia e dopo la morte della moglie Wendy, avvenuta nel 2003 in un incidente d'auto a Inverness, nel nord della Scozia, era andato in pensione dal suo lavoro di trader alla City, e aveva preso a girare il mondo, da solo e con un camper, dipingendo e vendendo i suoi quadri: a mercanti d'arte (ricchi o squattrinati, un po' bohemien, zingari, scapigliati come lui, a volte), galleristi o semplici appassionati; la cosa li dava di che vivere, abbastanza bene.
‐ Sono contenta di rivederti, sai, Jack! ‐ fece Pam, con voce squillante (lo aveva sempre chiamato per nome). ‐ Era da tanto, tantissimo tempo, ormai, che non vedevo il tuo grugno da brutto scozzese ubriaco davanti ai miei occhi: avevo dimenticato quasi come fosse fatto! (Ovviamente scherzava: lei, infatti, sin da bambina nutriva gran simpatia e profonda ammirazione per lo zio).
‐ Anche io, piccolina! ‐ esclamò allegramente l'uomo. ‐ Ma dimmi, piuttosto, cosa fai tu, da queste parti, con Reby? (Lo zio conosceva benissimo la compagna di Pam, visto che le loro famiglie si frequentavano sin da quando le due ragazze erano nella culla).
‐ Siamo in viaggio! ‐ rispose a bella prima la ragazza.
‐ Questo l'ho capito! ‐ replicò allora Jack. ‐ Sono maturo ma no rincoglionito, cara nipotina, credimi!
‐ Dai, su, Jack, non prendertela, scherzavo! ‐ disse così Pam. ‐ Siamo in viaggio, insieme, io e Reby; è il viaggio della nostra vita: abbiamo lasciato casa entrambe ed al ritorno...‐ Al che lo zio la interruppe: aveva capito tutto ciò ch'erano intenzionate a fare le due ragazze, bontà sua! Così le prese per mano, le guardò negli occhi senza dire nulla ed un istante dopo le abbracciò (sono gli abbracci, quelli come quello che lo zio diede alle ragazze quel giorno, che non si dimenticano facilmente: appartengono ad una specie sempre più rara ed in disuso, oramai, al giorno d'oggi, in ogni parte del globo terracqueo e forse, chissà, anche altrove, ed i quali Carlo Linneo classificò duecentocinquant'anni fa, o giù di lì, della famiglia "Cordi bene facere"!).
‐ Sai, abbiamo le ore...ma no, che dico, i minuti contati! ‐ disse Pam allo zio, agitatissima. ‐ Il Filiki ripartirà tra non molto, purtroppo!
‐ Va bene, non preoccuparti! ‐ fece Jack. ‐ Voglio chiederti ancora qualcosa e poi vi lascerò andare...libere di volare. Come stai? Come state voi due? E dimmi di loro, se "quelli" stanno bene? (Si riferiva a suo fratello David ed alla moglie Prudence, sua cognata, ovviamente...li aveva chiamati in maniera voluta a quel modo e no per nome!). Fu Reby, però, questa volta, a rispondere:
‐ Noi stiamo benissimo e siamo anche ultra felici, lo hai capito già prima, credo! Sai, Jack, andiamo a sposarci e a consacrare il nostro matrimonio, proprio a Lesbo, l'isola dell'amore, per cui non potremmo essere più felici di quanto siamo adesso né potremmo desiderare null'altro di diverso da ciò che stiamo andando a fare, io e Pam...a casa stanno tutti bene, i miei ed anche quelli, come li hai chiamati tu: tutti quanti stanno meglio di noi, credimi!