Rigore
"E' rigore, dai, l'hai presa con un braccio!", gridò Mattia.
"Ma che dici???", gli si rivoltò contro Bruno.
In effetti a me non pareva. Però tutto si può dire di Mattia tranne che sia uno che se ne approfitta. Vediamo come va a finire.
"Va beh, se tu vuoi il rigore, ti si da", fece Nino con l'aria di uno che concede qualcosa a un bambino capriccioso.
Come "ti"? Se ce lo date, ce lo date a tutti. E poi state vincendo 3‐0, saremo più meno a un quarto d'ora del secondo tempo, c'è poco da fare i signorotti offesi. Certo, meno male che Davide non si è fatto vedere "senza addurre motivazioni plausibili", altrimenti mi sarebbe toccato fare l'arbitro e qui il rigore non l'avrei dato e forse avrei litigato con Mattia per la terza volta in vent'anni...
"Allora, chi lo batte?", disse Claudio dopo aver messo la palla sul dischetto.
"Tu l'hai voluto, lo batti tu!", disse Nino a Mattia con fare provocatorio, entrando in una discussione non di sua competenza.
"No, no, io non lo batto", disse Mattia deciso.
Mattia, alle volte non ti capisco proprio. Perso per perso, potevi anche batterlo tu... Ma che cavolo, è la mia occasione!
"O ragazzi, se non lo vuol battere nessuno, lo batto io!!!", gridai.
"Battilo tu", disse Claudio freddamente, come dire "ma chi se ne frega".
"Lo batto io, allora?!?", dissi, probabilmente con un'aria incredula da fare spavento.
Claudio mi fa un gesto come un cameriere che invita a entrare in un ristorante di lusso. Allora vado. Ho fatto già uno sbaglio: non ci si fa piazzare la palla sul dischetto da un altro. Non l'ha messa uno di loro, quindi non ci saranno scherzi come quello di Maspero a Salas. O quello di Benito Lorenzi a non ricordo chi del Milan con il pezzo d'arancia. Ma forse Claudio l'ha messa un po' avanti rispetto al dischetto e magari il piede mi scivola sul gesso... Tanto più che non c'è manco l'erba qui. E' vero comunque che il tempo si dilata quando stai per battere un rigore. Ricordo quel racconto sull'"Avvenire" su Paolo Poggi che deve battere il rigore decisivo per la salvezza del Venezia. Colonnine su colonnine di ricordi di partite nei campielli, ma per l'esecuzione due parole "Tiro. Gol". Ma come tiro? Nell'unico modo che so: d'interno collo destro alla mia sinistra. Sì, lo so che di destro si può tirare anche a destra, basta "aprire la gamba e girare il piede"... E come no? Ma io guardo quelli che lo fanno come la gente al circo guarda i contorsionisti. Via, Alessandro si è piazzato malissimo, è troppo a destra di almeno un metro. A sinistra s'è aperta una voragine. Vai! C'è un silenzio agghiacciante, anche la periferia sembra essersi zittita. Corro e non sbaglio neanche il numero di passi, non sono arrivato né lungo né corto. Stango e la palla sale inesorabile. Alessandro resta dov'è, tutto il suo movimento è un'occhiata a destra per capire che non ci arriverà mai... Dai, dai, dai!!! Traversa!!! Il rimbombo pare spandersi per tutto il quartiere, segue un altro silenzio che si rompe subito...
"Porca puttana!!!", urlai.