Ritratti
Il cameo
Aveva una splendida scollatura quella sera, maglietta estiva leggera e fasciante aperta a "V" sullo splendido seno...
Non le nascosi il mio apprezzamento fin da subito, ma con galanteria...
Sedemmo al nostro tavolo all'aperto, una pizzeria discreta, buona musica dal vivo, mentre il sole tramontava dietro le colline in lontananza...
Appeso ad una striscia di stoffa nera, forse troppo stretta perché non mi suggerisse, in segreto, l'immagine di un collare, più che di una collana, pendeva sul suo petto un delizioso cameo, foggiato con il gusto di altri tempi... Una goccia di bianco su rosa classico sul suo incarnato appena lievemente abbronzato...
"Cosa guardi?" fu la sua domanda volutamente e falsamente civettuola quando fu chiaro ad entrambi che qualunque altro discorso, per quanto condiviso, girasse attorno inutilmente a ciò che era evidente ad entrambi...
Lei aveva indossato non a caso quella maglietta...io non a caso lasciavo che il mio sguardo le scivolasse addosso, impertinente e dichiarato...
"Cosa guardi con tanta attenzione..." riprese bruciando le distanze tra la sua domanda e la mia risposta... Avrei potuto rispondere "il tuo cameo", ed in parte non sarebbe stato falso...
Poggiai il coltello sul piatto, giocando con le punte della forchetta mentre ingoiavo il boccone e mi liberavo la parola... immaginando per frazioni di secondo di passare le punte di quella forchetta come unghie su quella pelle ambrata e, palpabilmente, calda...
"Il tuo bellissimo seno" risposi invece, col tono intenzionale di farle capire quanto ne apprezzassi le forme, la morbidezza compatta ed invitante...
Abbassò lo sguardo in un mezzo sorriso compiaciuto, il complimento era arrivato, senza tanti giri di parole, ed era stato evidentemente apprezzato...
Rialzò lo sguardo scostandosi una ciocca dei suoi capelli neri dalla fronte, come ad avere completa visuale di qualunque mio movimento più o meno intenzionale...
"Perché...cosa ci faresti?" non sentii tanto questa domanda come una provocazione, quanto come la richiesta di chi chieda chiarezza, prima, forse, di decidere...
Poggiai anche la forchetta sul bordo del piatto, congiunsi le punte delle dita all'altezza del mento...e glielo dissi...chiaro e tondo, indugiando sui particolari perché tutto le fosse ben chiaro...
Dopo di che scese il silenzio...
Entrambi sapevamo che la pizza ormai era un pretesto, ma nessuno cedeva per primo. Gli ultimi, lentissimi, bocconi furono una battaglia di sguardi, eserciti opposti di promesse che si sarebbero semmai realizzate al momento opportuno...
Quando la riaccompagnai e salimmo, senza una parola di più, nel suo appartamento, sembrò quasi fosse una liberazione per lei disfarsi dei vestiti, e fattomi sdraiare sull'accogliente divano del suo elegante salottino, lì mi accolse, lì dove per tutta la serata il mio sguardo aveva indugiato...
Non dovetti né dirlo né chiederlo. Come non aspettasse altro.
Sentendomi addosso il suo calore carnale esattamente dove per tutta la sera l'avevo desiderato mi lasciai andare ai suoi baci e carezze...
Fuori...la notte era ancora giovane...
L'anello a serpente
Fu lei a cercarmi, con una scusa. Riunione di lavoro, si familiarizza tra nuovi colleghi...
Dolce nei lineamenti, tra il biondo ed il rosso naturale il capello, nessuna traccia di tinte o trucco eccessivo.
Agile nella figura snella, appariva disinvolta ed affabile, con un sorriso timido e dolcissimo ma caldo al tempo stesso.
Indossava una canottierina, in tinta col pantalone beige, e tra il collo alla Modigliani ed il bordo di questa brillava minuscola e discreta una piccola croce.
Puntigliosa al limite del rigido sul lavoro, meticolosa, se le facevo una domanda sciorinava non una ma tutte le sue risposte possibili...
Forse da lì, inizialmente, percepii una specie di ansia di rispondere a qualunque richiesta... Ma mi dissi che la mia solita antenna doveva essere orientata male in quel momento. Razionalmente mi sembrava di cercare il dettaglio a tutti i costi in una collega altrimenti preparata...
Insicurezza maschile? Chissà...
Fu però mentre si parlava di questo o quello che da sotto gli incartamenti che teneva in mano emersero le sue mani da pianista. Sottili, tenui, affusolate... Sembravano fatte per tenere qualunque cosa con delicatezza, mai con forza...
E sul dorso del medio della mano destra mi colpì immediatamente l'attenzione un anello a foggia di serpente, arrotolato attorno al dito...
Come quando si osserva una parete bianca, in un angolo basso della quale, per qualche misteriosa ragione, qualcuno ha lasciato una minuscola macchiolina nera, quell'anello divenne il centro concentrico della mia attenzione su di lei.
Il seno, piccolo, tenero quasi, appena accennato sotto la canotta cominciò a farmi pensare, ad ogni suo respiro che lievemente lo alzava, a capezzoli piccoli ma terribilmente sensibili... Da torturare delicatamente...
Questo anche per render chiaro a me stesso quanto fosse importante per me in quel momento la conferenza cui in teoria ero venuto ad assistere..!
Pelle liscia lungo le sue braccia sottili... Polsi delicati... Un vitino che avrei potuto circondare con un solo braccio...
Finita la conferenza la invitai a bere qualcosa e lei rispose con un sorriso. Non mi parve vero in quel momento visto che ci eravamo presentati da non più di mezza giornata. Parlando, fuori dall'ambito lavorativo, ebbi ancora la sensazione di poter avanzare lungo la linea delle mie segrete richieste senza trovar troppa resistenza... La sentivo come indietreggiare davanti a qualunque tipo di pressione verbale, persino mentre rispondeva ai quesiti che stavamo discutendo mi dava, sempre più forte e strana, la sensazione di retrocedere sempre più, come se le sue parole fossero un pallido tentativo di fermarmi in qualche modo... Come se nella sua mente, pensai, un no detto a parole si traducesse in un si di fatto... Non capivo e mi sentivo sfasato rispetto alle mie stesse sensazioni. Anche perché nel frattempo lei manteneva un'aria apparentemente sorridente e sempre più accomodante che mi metteva peraltro sempre più a mio agio con lei...
Volli tagliare la testa al toro e mostrando stanchezza ed insofferenza, dopo la giornata comunque impegnativa, dissi quanto mi sarebbe piaciuto poter mollare un attimo la tensione professionale che sentivo ancora nella nostra tuttora amichevole discussione.
Fu come percepire di colpo in lei una linea sottile ma netta tra un essere ed un dover essere, tra un modo professionale di fare ed un diverso modo di sentirsi dentro.
Quando la riaccompagnai all'auto ed ella mi invitò a finire la discussione in maggior comodità da lei, mi parve veramente che le cose stessero quasi prendendo una piega autonoma, aldilà della mia volontà.
A casa sua non bevemmo né parlammo mai... subito superata la soglia le caddero le chiavi di mano e, chinatasi a raccoglierle, io che la seguivo dappresso mi trovai mio malgrado, nel suo rialzarsi, premuto col torace contro la sua schiena.
Il respiro mozzo che le sfuggì mi disse quanto c'era da sapere in quel momento. Le mie mani andarono a cercare il suo seno e la sua femminilità, al di sotto del pantalone. Le mie dita bevvero subito un liquore che sembrava chiedesse d'esser solo cercato mentre leggere carezze sul seno le fecero inclinare il capo all'indietro sulla mia spalla...
Mi disse, col fiato mozzo, in un tono che parve un sussurro di resa "cosa vuoi che faccia..." Ed io glielo dissi. Non lo chiesi, non lo ordinai, lo dissi e basta. Ed ella lo fece, fece tutto, traendo dalla sua stessa carne il piacere che mi dava, offrendomi tutta se stessa senza riserva alcuna. Incitandomi anzi a chiedere di più, sempre di più...
Ed io trassi da lei, che non anelava che darmelo, il mio piacere. Ancora, ancora...ed ancora...
Non l'avevo conquistata, no, lo sentivo chiaramente. Era lei che aveva deciso come e quando mi si sarebbe offerta.
Ed io accettai più e più volte il suo dono...