Roma 329446
La casa di riposo Maria Santissima Ausiliatrice è allo sprofondo, in mezzo alla campagna toscana, su una collina brulla, alla fine di una lunga salita.
È un massiccia costruzione in tufo, con piccole finestre, un vecchio convento, un misto tra il castello e la masseria.
Il cancello di ingresso automatico si apre lentamente non appena l'auto di Mario Benzi, l'ispettore dell'Azienda Sanitaria, ha girato l'ultimo tornantino, si vede che è atteso.
"Meglio così ‐ mormora tra sé ‐ così non perderò tempo nei preliminari. Anche se sono stati avvertiti non possono aver messo tutto in ordine. Mi basta trovare la più piccola irregolarità e faccio chiudere questa fottutissima casa di riposo. Tanto i vecchi ricoverati, per quello che mi risulta, sono pochi. Cosa ci vuole a spostarli in una residenza più in pianura? Ed una volta chiusa, l'ordine religioso, proprietario dell'immobile, non farà tante storie a vendere. Così con un piccolo investimento il dottor Bellodi tirerà fuori un agriturismo con i controcazzi e a me toccherà una bella stecca".
All'ispettore Benzi luccicano gli occhi al pensiero della sicura tangente.
Sotto l'arco dell'ampio portone di ingresso, aspetta Padre Ottone, l'anziano frate comboniano che gestisce la casa di riposo da anni.
E lo fa entrare senza dire una parola.
Iniziano il giro.
Benzi prende appunti: non c'è nulla in regola, dall'impianto elettrico a quello idraulico, dalle uscite di sicurezza alle condizioni igieniche delle cucine.
Dai registri risulta che gli ospiti ricoverati sono solo quattro: tre non sono autosufficienti. E da quello che capisce Benzi di medicina ne avranno per poco. Il quarto invece, a dire di padre Ottone, è un ottacinquenne in ottima salute, appassionato di motori: "Ora è nelle stalle, dove ha portato una sua vecchia auto e sta smanettando su di lei. Appena finito il giro, l'accompagno, è un tipo ombroso, ma è una brava persona. Se lo si disturba mentre gioca con il motore della sua vecchia Aurelia, reagisce male".
Dopo una mezz'ora di saliscendi per le antiche scale, ritornano nell'ampio refettorio del convento, adattato a sala mensa della casa di riposo, per un solo ospite, l'incazzoso meccanico e quattro vecchi silenziosi frati.
Il posto del meccanico è vuoto ed allora padre Ottone fa un cenno a Benzi ed insieme si avviano verso le stalle, nell'angolo nord dell'ampio cortile, dietro un filare di nodosi ulivi.
La larga porta di legno delle stalle è socchiusa, Benzi a passo veloce sopravanza il frate, ora è curioso di conoscere il vecchio bizzoso.
Spinge la porta, al centro della stalla, su un cavalletto metallico, una vecchia Aurelia Sport targata Roma 329446. Quella Aurelia e la targa sono familiari, gli dicono qualcosa, ma Benzi non riesce a focalizzare il ricordo.
Sul cofano aperto, girato di spalle, con in mano una lampada da meccanico, è curvo un uomo.
Si volta, è alto, magro, i bruni capelli folti ricci sono appena ingrigiti sulle tempie, il naso aquilino da profilo di moneta romana, il mento sprezzante spinto verso l'alto.
Guarda Benzi dall'alto in basso e poi con voce stentorea: "Mi chiamo Bruno Cortona".
Benzi allora capisce: "Ma... ma, quel Bruno Cortona, quello del film il Sorpasso, ma allora è una persona reale, non è un personaggio di un film".
Un sorriso sprezzante: "Sì, sono propro io! E nel film hanno voluto usare anche il mio vero nome. Cosa credevi che Risi, Sonego ed i loro amici sceneggiatori potessero inventare uno come me. Ho raccontato loro le mie avventure e disavventure. E le hanno anche ammorbidite, sai a quei tempi la censura era severa. Caro amico so anche la ragione della tua visita, ti manda il mio caro nipote, il figlio di quella puttanella di mia figlia Lilly, il presunto figlio di Bibi il commenda. Lo so bene che vuole comprare il convento per farne un agriturismo. Ed allora sai cosa ti dico, fuori dai coglioni! Fin quando campo resto qui e digli di stare calmo e buono e di fare meno il furbetto, conosco molti dei suoi segreti e non gli conviene se tiro fuori i suoi scheletri dagli armadi. Ah, vuoi farti un giretto in macchina con me?"
Benzi lo guarda impaurito e scappa via di corsa senza voltarsi.