Saggio intorno alla questione israelo-palestinese (nel 37°anniversario del massacro di Sabra&Shatila)

La questione palestinese‐israeliana (o israelo‐palestinese che dir si voglia; ma non conta invertire l'ordine dei fattori, pardon delle parole: il risultato sarebbe lo stesso, come recitano vecchi abbecedari di aritmetica!) è talmente complessa (anzi, la storia di questi luoghi, delle genti che li abitano, delle loro culture e dei loro...culti lo é!), ricca di grovigli ed intrecci da non potersi risolvere attraverso semplici commenti o "like" sui social. Questa storia è ricca di avvenimenti, di eventi (spesso, purtroppo, luttuosi e tristissimi), di sconvolgimenti, di esodi, di conflitti armati e di tragedie immani, di  divisioni, di muri (del pianto, del sangue, di cemento) di pregiudizi, di trattati ed accordi, di infamia, ingiustizie e quant'altro. Alcuni spunti che riporto in questo mio che ho definito (non so se propriamente o meno) "saggio" spero serviranno a chiarire qualcosa o, per lo meno, a capire la complessità e la vastità del fenomeno. Anzi, è quella che si potrebbe definire, a mio avviso e compendiata, la cronologia della cosiddetta "genesi dell'odio" (non solo io la definisco a quel modo ma anche esperti e storici d'ogni dove), attraverso episodi fondamentali, chiave direi.
Leggo nella storia di Israele e riporto alcuni passi: "Il popolo ebraico si dichiara discendente da Abramo, il primo patriarca che, verso il 2000 a. C. ritenendosi guidato da dio, partì con la propria tribù da Ur, in Caldea, dirigendosi verso Canaan. In realtà, a differenza di quanto afferma la tradizione quale è riportata nel Vecchio Testamento, gli ebrei sono uno dei più antichi popoli fra quelli provenienti dalle rive orientali dell'Eufrate. La tribù di Abramo si fermò in Egitto circa quattrocento anni e fu ridotta in schiavitù dai Faraoni. Verso il 1200 a. C. Mosé guidò la fuga del suo popolo dall'Egitto, e sotto la guida di Giosué, suo successore, tribù ebraiche si stabilirono a Canaan e sulle rive del Giordano. Scoppiarono allora le prime grandi rivalità con le popolazioni indigene sottomesse dal primo re Saul e successivamente, in modo definitivo, dal suo erede David. Il figlio di quest'ultimo, Salomone, costruì il tempio di Gerusalemme, il cui gravoso onere ricadde sul popolo, già disgustato dalla tolleranza mostrata dal re verso il culto di idoli. Ne seguì una lotta che portò alla costituzione di due regni: quello di Israele (che riunì dieci tribù della Palestina settentrionale sotto il re Geroboamo I), e quello di Giuda, formato dall'omonima tribù. Il primo ebbe per capitale Sichem eppoi Thirza, Penuel e Samaria, fu sottomesso e distrutto nel 772 a. C. da Sargon II, re degli Assiri, (la maggior parte della popolazione venne deportata in Mesopotamia e nella Media). Il regno di Giuda invece visse ancora per circa cento anni e venne piegato dai Babilonesi che distrussero anche il tempio di Salomone. A ricostruirlo, verso il 500 a. C., furono gli Ebrei che, col permesso del re persiano Ciro, vincitore dei Babilonesi, erano tornati a Gerusalemme. Dopo duecento anni di relativa tranquillità la Palestina fu conquistata da Alessandro Magno e, alla morte di questi, governata dai Tolomei d'Egitto. Nel clima di tolleranza instaurato dal re macedone, Alessandria divenne importante centro culturale del giudaismo ellenico, mentre contro l'interpretazione dogmatica e letterale della tradizione ebraica si levarono vari movimenti di protesta popolari, tra questi il Cristianesimo.
E'questo è il primo episodio (ovvero, l'inizio dal punto di vista storico e cronologico) della genesi dell'odio di cui dettovi; quello di cui sopra è soltanto uno scorcio infinitesimale di storia di un paese tanto piccolo (poco più di ventimila chilometri quadrati e di cinque milioni di abitanti!), quanto complesso! D'altro canto, invero, lo scrittore britannico Bruce Chatwyn (a mio avviso una delle menti letterarie più lucide del XX°secolo), vero "topo da biblioteca" (è così che sovente lo chiamo...essendo, nel mio piccolo, un po'come lui!), ex catalogatore di opere d'arte, ma anche ‐ e soprattutto ‐ cittadino del mondo e viaggiatore nel mondo (il suo primo libro, non a caso, si intitola "In Patagonia", del 1977) nonché estremo conoscitore di popoli, culture, tradizioni e religioni, nel suo capolavoro letterario, "Le Vie dei Canti" (uscito in Italia per i tipi Gli Adelphi, nel 1988), scrive ‐ tra le altre cose ‐ quanto segue: "Abele, che secondo i padri della Chiesa prefigurò con la sua morte il martirio di Cristo, era un guardiano di pecore. Caino era un agricoltore stanziale. Abele era prediletto da Dio, poiché Yahwèh era un "Dio della Via" la cui irrequietezza escludeva altri dèi. Tuttavia a Caino, che avrebbe costruito la prima città, fu promesso il predominio su di lui". E proprio questa la intuizione geniale di Chatwyn: anzi, più che intuizione, trattasi di vera e propria genialità storica, sapiente capacità di leggere la storia attraverso le carte, i documenti storici, appunto, e gli avvenimenti stessi. Fu lo stesso Dio, per lo scrittore inglese, col suo comportamento, col suo avere in predilezione Abele, piuttosto che Caino, a dare inizio alla "genesi dell'odio" protrattasi per molto, anzi, che si protrae sino ai giorni contemporanei. Sempre nello stesso libro (anzi, sempre a pagina duecentocinquantasette dello stesso!), Chatwyn così continua: "Un brano del Midrash (XXX) a commento della lite dice che i figli di Adamo ebbero in eredità un'equa spartizione del mondo: Caino la proprietà di tutta la terra, Abele di tutti gli esseri viventi ‐ al che Caino accusò Abele di aver sconfinato. I nomi dei fratelli ‐ secondo Chatwyn ‐ sono una coppia di opposti complementari. "Abele" deriva dall'ebraico hebel, cioé "fiato" o "vapore": ogni cosa animata, che si muova e che sia transeunte, compresa la sua vita. La radice di "Caino" sembra sia il verbo kanah=acquisire, ottenere, possedere, e quindi governare o soggiogare. "Caino" significa anche "fabbro ferraio". E poiché in numerose lingue ‐ perfino in cinese ‐ le parole che significano "violenza" e "assoggettamento" sono collegate alla scoperta del metallo, forse è destino di Caino e dei suoi discendenti praticare le nere arti della tecnologia". Seconda grande intuizione di Chatwyn: è nella stessa origine, nello stesso significato del nome di Caino insita la "genesi dell'odio"; la pratica delle arti della tecnologia (del ferro, nella fattispecie) sarebbe eredità, come un effetto domino, dei discendenti di Caino stesso, ripercuotendosi anche sugli stessi Ebrei i quali, a loro volta, avrebbero praticato questa sete di assoggettamento nei confronti dei Palestinesi! Ma continuiamo nel racconto, ossia nel citare ancora Chatwyn dal suo stesso libro: "xxxx".