San Giorgio - tratto dal romanzo inedito HOBERTUS
San Giorgio
In un minuscolo centro, le stagioni del tempo scandiscono la vita accompagnandola con feste che da millenni sono più o meno rimaste simili. Cambiano i santi, ma il fervore è identico. San Giorgio illuminava le strade con parate di luminarie cosi perfette da parer dipinte nell’aria, orgoglio per il contadino che indossa il suo vestito buono, e vede la sua città brillare il 22 d’agosto. Le feste di Sternatia erano diverse ed il calore che sprigionavano non è un fatto semplice a spiegare.
I Canti di Passione ad esempio,che cadevano per la Pasqua, erano fortemente legati all’altrettanto forte legame con la lingua che potremmo dire madre di Sternatia, il griko‐salentino: una delle poche terre della grecìa salentina, di cui Sternatia era capitale, ove ancora la poesia, il canto, il dramma, la prosa venivano recitati in lingua cosi antica ed unica che inevitabilmente influenzava il carattere di un tessuto sociale per certi versi rimasto sacro e intatto nel tempo. Nella Grecìa Salentina il Canto di Passione ha resistito al tempo e alle mode, consegnandoci, attraverso il suo svolgimento liturgico, l’essenza del divenire umano. Forse potrebbe essere questo un buon motivo per restare o venirci a vivere; del resto per molto tempo, senza però mai chiederlo, Cosimo si era chiesto come mai la famiglia di Hedna avesse scelto proprio Sternatia per venire a vivere. Da Atene! Certo la derivazione linguistica li avrebbe aiutati, ma c’erano altri comuni possibili, anche più grandi.
Il palazzo di Hedna era assolutamente adiacente la zona in cui oltre i mercati anche la festa prendeva piu’ vita, ed era paradossale vedere un palazzo di siffatta imponenza ed oscurità, primeggiare tra e luci quasi fosse esso la chiesa da cui il santo sarebbe uscito. Ma il portone sempre chiuso non faceva altro che destare la sempre maggiore curiosità della famiglia Patrakas, venuta a soggiornare nel piccolo mondo di “Idioti” impazziti a San Giorgio.
Cosimo ebbe, tra i primi meriti nella nuova vita di Hedna, quello di insegnarle a ballar la pizzica, che non le riuscì difficile, vista la mediterraneità del suo essere. Il morso colpiva in tutto il sud del mondo,e la danza di furore, corteggiamento, esorcismo, catarsi faceva dei due una coppia giovane, strana, ma perfetta insieme.
Il vino traboccava dalle cisterne delle aziende vinicole, e nel pieno dell’ebbrezza dovuta al primitivo amabile , Cosimo s’era permesso di dire una cosa sciocca ad Hedna, talmente sciocca da farla scappare e rientrare subito nel portone di casa‐ Chiedo lavoro a tuo padre.
PREGHIERA
Afse parasseghì se prakalò
O Crocifisso na me kuntsulefsi
Ce na me numerefsi to skopò,
Pas amartìa na me skantsefsi.
Ivò pianno addho kosmo n'agapiso
Ce o Teò mu dì 'o Pparadiso
Ce mu lei magari na charò.
A' Ggiuseppi kanni to kumbito
Ce o Spirdussanto mu sperei kalò.
As Petro ta klidìa a' tto Pparadiso
Ce me kanni puru na cherestò.
Cino 'en ei fida na mu kanni
Anu s'on ajera na me pari
Ka citte porte ìtela na dò
Ma tì manera stéune klimmene.
Ciso farkuna pùstighe anittò,
Apù 'cì skuperegghi tikanene,
Skuperei puru 'a mea to Teò
S'on ajera stendei ole te vvele,
Oli angeli kantéune to leo 'vò:
Pentseo s'o Paradiso tì kannun oria..
Di venerdì ti prego
Che il Crocifisso mi consoli,
Illumini le mie intenzioni
E mi tenga lontano dal peccato.
Mi accingo ad amare un altro mondo
Così Dio mi dona il Paradiso
E, magari, mi dice di godere.
San Giuseppe appresta il convito
E lo Spirito Santo mi augura il bene.
Aprendo con le chiavi il Paradiso
San Pietro mi fa rallegrare.
Un'altra garanzia non mi può dare
Se non condurmi nell'alto dei cieli
Perché quelle porte io vorrei vedere
Ed in qual modo se ne stanno chiuse.
Se quel portone fosse sempre aperto,
Da lì potresti scorgere ogni cosa
E ancor potresti contemplare Dio
Che copre il cielo con sue volte.Tutti gli angeli cantano, io dico,
E penso com'è bello il Paradiso.