Scirocco
L'isola era piccola, ma molto carina, piena di turisti, con un mare stupendo...e si mangiava gran bene, di fronte a quel mare, con la salsedine che saliva a stimolare l'appetito.
E non solo quello.
Lei l'avevo incontrata così, passeggiando sulla spiaggia durante una mattina libera...intenta a raccogliere dalla riva conchiglie e strani sassi, lisci e colorati.
Non avrei voluto disturbare la sua attenzione concentrata, ma devo dire che mi incuriosiva molto quella donna sottile, minuta, dalle movenze dolci, senza strappi, senza nervosismi sotto pelle. Non stava facendo qualcosa per ammazzare il tempo, era, o sembrava molto, concentrata a raccogliere sassi...
Il mio sguardo dovette farsi involontariamente insistente perché si girò nella mia direzione e mi lanciò un'occhiata chiara, diretta, che non si nascondeva affatto. Che mi piacque istintivamente.
Alle mie spalle non c'era nessuno per tutta la spiaggia. Mi avvicinai e le chiesi se si intendesse di minerali per caso...sembrava in grado di distinguere una pietra dall'altra, un sassolino colorato dall'altro dal colore, dal grado di cristallinità o dalla porosità o che so... io che non saprei distinguere il gesso dal talco...
Invece si alzò in piedi e mostrandomi in una mano alcuni sassi colorati e piatti, grandi ognuno quanto una moneta da due euro, a occhio e croce, disse semplicemente "li sto raccogliendo per dipingerli e farne una composizione..."
C'era qualcosa di dolcemente infantile in lei, non saprei dire cosa... Qualcosa che non toccava l'erotismo o la sensualità ma andava oltre, aldilà... I suoi modi avevano l'energia spontanea dei bambini, e lo stesso curioso entusiasmo. Mi fece venir voglia di restare lì a guardarla...e così feci.
Tornai tutte le mattine di quella settimana fuori dal mondo, su quella piccola spiaggia nascosta tra pareti di scogli, sempre con la speranza di ritrovare la mia raccoglitrice di sassi.
E puntualmente lei era lì. Un giorno raccoglieva conchiglie: lisce e striate, a pettine, a riccio o a torciglione...e mi chiedevo sempre che razza di composizione marina stesse preparando. Poche parole tra noi, tanti silenzi. Lei semplicemente raccoglieva e disponeva sulla sabbia i suoi pezzi, io non facevo che prenderli in mano, osservarli, cercando magari di capire perché avesse scelto proprio quello, cosa tra i tanti sassolini, tra le varie conchiglie l'avesse indotta a scegliere proprio quello...quale istinto, quale intuito o intenzione...
Ma, come per il quadro di un pittore, sapevo che solo osservando l'opera finita avrei potuto cogliere, semmai, tutto ciò che ella metteva ora, come impegno, nella sua meticolosa, silenziosa ricerca.
Solo che io quel quadro finito non l'avrei mai visto. E questo mi dispiaceva. Avevo l'impressione di perdere inevitabilmente qualcosa di unico...
Il giorno prima della mia partenza, l'ultimo che potevo trascorrere su quella spiaggia, c'era un forte vento di scirocco che spazzava le onde increspandole di spuma, nonostante l'acqua rimanesse calda, rendendo pressoché impossibile qualunque ricerca sulla riva, da parte della mia "cercatrice di sassi". Le onde arrivavano e si accavallavano tra loro in rapida successione, tanto da non lasciare il tempo di guardare se sulla sabbia bagnata si fosse depositato qualcosa.
Lei semplicemente, come sempre, mi tese la mano sottile e senza dare ulteriori spiegazioni mi chiese: "vieni?"
Mi tirai su spolverandomi la sabbia da dosso e senza chiedere nulla, fidandomi per istinto come la conoscessi da chissà quanto, presi la sua mano nella mia e la seguii. Mi condusse per viottoli e sentieri quasi invisibili tra gli scogli fino ad una specie di grotta, che grotta non era... Due pareti di roccia si addossavano l'una contro l'altra, creando una specie di nicchia naturale da dove si poteva tranquillamente passare in piedi. Entrandovi mi accorsi subito che dall'altra parte non c'era più sentiero ma lastroni lisci di scogli che s'immergevano nel mare e che le onde ingoiavano solo parzialmente.
L'acqua doveva essere sufficientemente alta da non risentire del vento se non increspandosi appena in piccole onde continue...
"Ti sei incantato?" la sua voce mi giunse un po’ divertita…
"Scusami...non avevo mai visto questo posto...a dire il vero non avevo mai visto nulla di quest'isola prima di questa settimana..."
"Stai già andando via col pensiero...? Resta ancora qui un momento... Resta con me..."
Non so come facesse, ma sembrava non ascoltasse ciò che dicevo, pareva non ascoltare tanto le parole quanto le emozioni, le sensazioni, che le parole trasmettevano, così mi capitava di sentirmi in qualche modo anticipato sui miei stessi pensieri, prima che mi rendessi conto di averli pensati.
Mentre stavo ancora guardandola negli occhi cercando le parole per dire ciò che provavo in quell'istante ella si alzò e con un solo gesto si sfilò il leggero vestito che indossava sopra un succinto due pezzi, ma non c'era ombra di seduzione nei suoi gesti, solo una spontanea naturalezza. Che mi prendeva con una leggerezza quasi soave. Niente pensieri tra noi, niente riflessioni pesanti, solo gesti che parlavano da soli...come non ci fosse in quel momento né un prima né un dopo...solo noi due...ed il mare.
Ci tuffammo insieme, nello stesso momento, segnando di larghe bracciate di schiuma l'acqua intorno. Sotto la superficie tutto era intatto, il vento non creava correnti e mille piccoli pesci di vari e splendidi colori ci passavano accanto come nemmeno esistessimo, per dileguarsi in un attimo se solo stendevo una mano per sfiorarne appena uno...
La vedevo sorridere nonostante gli occhi appannati dall'acqua...
Riemergemmo e risalimmo lungo il lastrone di roccia fino alla nostra nicchia...ci sedemmo a riprendere fiato mentre osservavo i suoi corti capelli gocciolarle sul viso rivoletti salmastri.
Come mi avesse visto senza nemmeno voltarsi a guardarmi, sorrise scoprendo appena i denti, uno di quei suoi sorrisi teneri, dolcissimi.
Senza una parola sciolse e sganciò il reggiseno del costume ed appoggiandomisi contro, delicatamente mi costrinse a sdraiarmi sul fondo di roccia, piacevolmente fresco contro la mia schiena assolata. Sentii il suo seno contro il mio petto, i suoi capelli contro la mia spalla, il suo orecchio sul mio cuore...il tutto con una naturalezza disarmante.
Stavo per dire, o chiederle qualcosa...il mio solito bisogno di risposte...quando lei mi posò un dito sulle labbra intimandomi il silenzio e scese lentamente verso le mie gambe...scostò lo slip liberandomi il sesso, che contro il calore del suo corpo aveva cominciato a manifestare la sua presenza, e come fosse la cosa più ovvia da fare in quel momento lo prese tra le labbra accompagnandolo dolcemente con la mano...
Non sapevo che un gesto simile potesse essere fatto con tanta tenerezza. Il suo non era un gesto erotico ma un bacio, puro e semplice, un bacio dato con tutta la dolcezza che si possa immaginare. Un bacio di labbra piene, di lingua morbida, di bocca accogliente e calda...lento, calmo, senza impeto, come ne gustasse il sapore poco alla volta. Non cercava di portarmi al piacere, non cercava nulla, se non quel bacio che pareva poter durare in eterno, tanto lento, lungo, calmo e dolce era il suo movimento. Potei solo spegnere tutte le domande e lasciarmi andare indietro, mentre le accarezzavo i capelli bagnati con le mani senza cercare di dare alcun ritmo al suo movimento che non fosse quello che aveva scelto lei.
Accarezzandola....
Quando la marea dentro di me fu prossima ed inevitabile ella non accelerò né rallentò minimamente il suo movimento, non si spostò né gli andò incontro, lasciò ancora una volta semplicemente, che il mio piacere le riempisse la bocca, bevendone ogni fiotto come fosse il nettare più gustoso, mentre con la mano e la bocca accompagnava i flutti della mia marea....
Lasciato poi il mio sesso a riposare sul mio ventre con un ultimo delicato bacio, scivolò sul mio petto sfilandosi nel frattempo il tanga e sedendo infine sulla mia bocca col suo sesso che sapeva di femmina e di mare insieme....
Cancellai il tempo...lo cacciai dalla mia mente e mi immersi labbra e lingua dentro il suo desiderio marino, lo invasi e me ne lasciai invadere...mi lasciai bagnare dai suoi marosi spumeggianti, dalle sue maree che nella mia bocca si alzavano e si abbassavano, accompagnate dai suoi gemiti delicati, dal suo struggersi sospirato, come di ostrica aperta, mentre le sue dita intrecciavano nodi riccioluti tra i miei capelli...
Quando la sua schiena si inarcò all'indietro mentre il suo sesso avanzava a farsi lambire nella mia bocca, sentii che le sue acque erano tracimate....
Non fece altro, allora, che scivolarmi sul petto, bagnandomi della sua spuma, fino a scendere sulla mia virilità nuovamente montante, ingoiandola d'un colpo dentro il suo corpo e iniziando un mulinello di flutti e marosi che rapidamente divenne gorgo che ci ingoiava entrambi... Afferrò le mie mani che le cingevano i fianchi e se le portò sul seno costringendole ad afferrare, a stringere... Mentre la sua schiena s'incurvava ancora all'indietro, mentre il suo viso guardava al cielo attraverso gli occhi annebbiati, verso il giorno che declinava mentre una luna precoce già sorgeva che il sole doveva ancora tramontare...
Ancora una volta la mia marea tornò a montare dentro di me ma ella non fece nulla per evitarla lasciandosene invadere, onda dopo onda, e lasciando che la sue onde montassero accavallandosi alle mie...
Sul culmine più alto della sua marea prese ancora una volta le mie mani e se le portò sulle natiche con un gemito. Scivolando via da me come un pesce che scivoli tra gli scogli mi accolse ancora nella sua bocca, ora che sapevo di mare, di me e di lei insieme. Non mi lasciò andare nonostante l'onda appena giunta che quando fu prossima l'onda successiva, quando, sempre gemendo e mugolando dolcemente quasi mi commosse quando si aprì con le dita l'altra porta del piacere e mi assorbì in essa quasi senza forzare, sedendo nuovamente su di me, mentre la sua mano accarezzava, liquida e morbida, l'ostrica che ormai colma di umori, colava in rivoli densi e spumosi.
Non cercai nulla, mi lasciai fluire semplicemente ‐ io stavolta ‐ dentro di lei, non attesi che arrivasse un'altra marea, lasciai che arrivasse mentre le sue dita, tra le sue gambe, mi mostravano ciò che il mio sesso stava compiendo dentro di lei...
L'urlo giunse quasi all'unisono...delicato e forte il suo...travolgente come un cavallone il mio...urlammo, gememmo, godemmo....insieme....riecheggiando tra gli scogli e l'urlo sontuoso del mare...
Poi ella cadde, sfilandosi, su di me e, tenendo come al sicuro il mio sesso tra le sue gambe, poggiò la guancia sul mio petto e lì rimase, a sospirare...a respirare...mentre ad occhi chiusi lasciava che i brividi le corressero ancora sotto pelle...così come li sentivo io...i miei ed i suoi...e fu terribilmente bello tremare con lei, tenendola tra le braccia....stretta....
Mi svegliai di soprassalto, in preda a non ricordo quale sogno angoscioso di flutti e marosi che precipitavano su di me... La luna era già bassa e all'orizzonte un tenue chiarore annunciava seppur lontana ancora la prossima aurora.
Lei non c'era..!
Mi volsi attorno cercandola ovunque...niente...non una traccia, un segno... Alzandomi in piedi nudo come Adamo nel giardino dell'Eden sentii qualcosa cadermi di dosso...mi chinai a terra e raccolsi a tentoni tra i miei piedi una conchiglia caracollata ed un sassolino rosa...grande e tondo quanto una perla.
Nient'altro che questo.
Raccolsi mesto le mie cose e tornai da dove ero venuto, riconoscendo a stento, ora a ritroso, il sentiero che fin lì mi aveva portato.
Tornai ore dopo in piena luce su quella spiaggia, nella speranza di trovarla o trovare almeno un biglietto, un segno...nulla.
Nella luce del pieno meriggio, col battello che sarebbe partito poche ore dopo, vidi un vecchio pescatore tirare lento in secca la propria piccola barca.
Vedendomi andare verso la nicchia tra gli scogli mi apostrofò al volo, quasi non aspettasse altro: "siete forestiero, vero?"
"Si..." risposi...nel cuore per un attimo l'assurda speranza che sapesse dirmi qualcosa della mia raccoglitrice di sassi...
"Tutti i forestieri che passano di qui vanno alla capanna della sirena!", disse, come avesse voluto dire "e credete di vederla..?"
"la...capanna...?"
"in realtà è solo un buco tra due pareti di scogli che scivolano nel mare...ma una leggenda di qui dice che quello è il posto dove le sirene vengono a riposarsi quando sono stanche di nuotare...prima di sparire di nuovo nel mare...ovviamente nessuno ne ha mai vista una..."
Rimasi senza parole, ringraziai il vecchio e arrivai fino al buco tra le rocce con la sicura, stavolta, certezza che non avrei visto o trovato nulla. E così fu.
Non ho mai saputo, mai saputo spiegarmi, mai riuscito a capire davvero...se quella che incontrai in quei giorni fosse una donna o una sirena...se la mia compagna di quella notte fosse o no una creatura delle leggende del mare. So però che durante il viaggio in battello guardai tutto il tempo nell'acqua tenendo tra le mani la conchiglia caracollata che ancora ora mi rimanda curiosamente, il rumore delle onde, e ancora ora, in un taschino del mio portafogli potete trovare, per assurdo che possa sembrare, un sassolino rosa...