Scoprirsi

Prato bianco. La neve non ne aveva risparmiato neanche un centimetro. Ci correvo con il mio amico a quattro zampe; le nostre impronte dovevano essere là sotto, sepolte con i miei ricordi. E il cuore? Gelato, sordo, chiuso in una morsa di disperazione:  lui se n’era andato. Ogni volta che ci pensavo, le lacrime affioravano in automatico. Ancora un pianto sgocciola su un album di foto, sulla foto dei capelli ricci, del sorriso aperto, caldo, sul suo sguardo diritto. Guardavo quella foto con occhi diversi. Ero proprio io? Era proprio lei? E dov’era finita la nostra amicizia? Finita in un amore contro natura che cercavo togliermi dalla testa. Benedetta morale che mi aveva bloccato, risparmiandomi chissà quanti guai. Meglio così, meglio restare fedele alla mia vita ordinata, regolare, stimata e un po’ noiosa. Il campanello mi risvegliò da quel senso di sicurezza di chi ha corso un grosso pericolo. Proprio adesso! Il tragitto tra il divano ‐ vuoto, pulito, insolitamente in ordine ‐ e la porta mi sembrò infinito. Ogni passo mi costava la fatica di anni di rinunce, compromessi sbilenchi, relazioni ipocrite, e un misto frutta di divieti e doveri. Quando trovai il coraggio di aprire  ‐ coraggio, ci voleva coraggio, avevo coraggio? – un gigante peloso e sporco cominciò a scodinzolare, e dietro, proprio dietro, qualcuno con la erre moscia, i capelli ricci, il sorriso aperto, caldo, lo sguardo dritto, le braccia spalancate, il sospiro ansimante, la bocca sempre più vicina, i corpi sempre più vicini, le vite sempre più vicine.