Sensazioni meravigliose
Erano una coppia aperta Fulgenzio Pracanica e Lorella Filocamo ambedue insegnanti presso il liceo Mameli di Roma, lui di Materie Scientifiche lei di Ginnastica. Non nascondevano il loro modus di percepire il sesso, in un primo tempo i colleghi conformisti mostrarono la contrarietà nei loro confronti, in seguito vedendo la spensieratezza ed anche la loro ‘joie de vivre’ si ricredettero, forse il era il miglior modo di affrontare i problemi quotidiani. Solo il preside ultra cattolico ebbe da ridire: “Siete un cattivo esempio per gli alunni.” “Signor Preside il nostro comportamento fuori dell’istituto riguarda solo noi due, il suo atteggiamento potrebbe configurare un reato: illecita interferenza nella nostra vita privata.” Da quel momento acque tranquille per i due coniugi ma qualcosa mutò con l’arrivo di Francesco Mastroieni, insegnante di lingue, bello in viso ma piccolo di corpo. Francesco si presentò come ‘ciccio’ classico diminutivo del nome, era simpatico, conosceva barzellette spiritose anche se un po’ ‘zozze’, attirò l’attenzione di Lorella stanca dei soliti ‘bigoli’, chiese a Fulgenzio il permesso di ‘provarlo’. “Non ti capisco, con tanti amici dotati, il tuo è solo un capriccio.” Fu accontentata, Ciccio un pomeriggio entrò in casa Capranica con un mazzo di rose rosse. “Molto gentile, spero di poterla ricambiare…” poi un bacio appassionato di benvenuto e denudazione di entrambi. Un oh…prolungato quando Francesco mostrò i suoi ‘gioielli’, pene piccolo di circonferenza ma in quanto a lunghezza….spropositato, testicoli da pallone di baseball. Lorella se lo mise in bocca ma quasi vomitò, il cazzo di Ciccio le aveva toccato la gola. La dama pensò bene di infilarselo in figa…dopo poco tempo una eiaculazione sul collo dell’utero che la portò ad un orgasmo fortissimo, prolungato, mai provato in vita sua la signora quasi era svenuta dal piacere. Nel frattempo era rientrato in casa Fulgenzio che si recò nello studio, sapeva dell’approccio di Lorella con Francesco, si mise a smanettare al computer quando l’ospite si presentò alla porta dello studio: “Complimenti, hai una moglie favolosa!” “Grazie per le congratulazioni, ci vediamo domani a scuola.” ”Cara mai ricevuti congratulazioni per le tue prestazioni, con la vecchiaia stai migliorando.” “Poi ti dirò, ho bisogno di riposarmi.” Messo al corrente degli ultimi avvenimenti Fulgenzio rimase perplesso, chi era questo Priapo moderno, prese una decisione, istallare una telecamera in camera da letto, visore nello studio. Il sabato successivo nuovo giro, nuovo numero. Ciccio Mastroieni mostrò cazzo e testicoli, aveva ragione Lorella, tutti spropositati. A cena la signora aveva l’aria un po’ ammosciata: “Vuoi che ti prenda in braccio e ti metta a letto?” “Vorrei vederti al posto mio.” Fulgenzio ripensò al senso di quella frase, non aveva mai pensato ad un rapporto omo ma a quelle condizioni…” Ritornando a casa dalla scuola Fulgenzio era pensieroso: “Cara che ne pensi se io…” “Dilla tutta, ti piacerebbe sentirti in culo un cazzo piccolo di circonferenza ma lungo e duro?” “Non cambierebbe niente fra di noi, ci ameremo ancora come due collegiali.” A quella proposta, Ciccio Francesco non mostrò alcuna meraviglia, fissò la data dell’appuntamento al sabato successivo. Tutto avvenne un po’ meccanicamente, presente Lorella questa ultima provvide a mettere della vasellina nel culo del marito e nel frattempo lo baciava in bocca. Anche Fulgenzio provò per la prima volta quasi le stesse forti sensazioni della consorte. Francesco prima di lasciare l’appartamento avanzò la richiesta di avere in prestito diecimila €uro da consegnare come anticipo per l’acquisto di un mini appartamento, era stanco di vivere in una pensione. Uscito il collega dalla casa Fulgenzio e Fiorella si guardarono in viso, non si aspettavano quella richiesta, vi aderirono. Ciccio Francesco ancora una volta sorprese i due coniugi: “Che ne dite di una visita ad un club di omo, sono tutte persone ad alto livello anche in campo pecuniario.” Ecco dove era l’inghippo, tutta questione di soldi. Il ‘Borgo Sarabanda’ era ubicato a Tremestieri un po’ fuori Messina, nessun lampione nei dintorni solo un’insegna nemmeno troppo grande all’ingresso del locale, i proprietari non volevano dare all’occhio dopo uno spiacevole avvenimento quando un gruppo di facinorosi gridando: “Siam Fascisti, terror dei Frocioni ed anche dei Ricchioni.” avevano cercato di sfondare la porta blindata di accesso nel locale respinti dalla ‘Sicurezza’ ed anche dalla Polizia successivamente intervenuta. Giunti a Tremestieri con la Giulietta del Tenente l’ufficiale al guardiano del locale, allo spioncino mostrò la sua tessera di appartenente all’Esercito, i tre furono autorizzarti ad entrare. Salato il costo del biglietto d’ingresso per i non soci, provvide a pagarlo per tutti Fulgenzio. Locale poco illuminato, solo la parte posteriore del bar brillava per piccoli specchietti che riflettevano la luce di alcuni faretti. Improvvisamente dagli altoparlanti una voce sovrastò la musica soft dell’orchestrina. “Signori e signore, abbiamo in sala tre nuovi amici, accogliamoli con un applauso. Furono accese le luci principali, una folla di gay maschi e femmine circondarono i tre che furono abbracciati e baciati da tanti ‘colleghi’ festanti. “In loro onore Champagne per tutti, paga la direzione.” “Siamo Lorella, Fulgenzio e Francesco, siamo a disposizione, a vostra scelta.” La battuta fu recepita da due soci che si litigarono per accaparrarsi Francesco che svicolò abbracciando una donna, quella che sembrava una vera e bella donna che: “Caro sei favoloso, se lo vuoi possiamo maritarci in senso morgnatico.” “Perché no ma io sono un poveraccio.” “Al grano ci penso io, sei prenotato per tutta la serata.” Alle tre: ‘Signori e signore la favola breve è finita, il vero immortale…” Era stato l’intermezzo poetico del Carducci a mandare tutti a nanna. Fuori del locale sistemazione dentro le automobili: Fulgenzio e Lorella nella Giulietta, Adalberta Albertelli in una Lancia Aurelia spyder con Francesco, il conte Giambattista Acquaviva nella Jaguar. Durante il tragitto verso Scaletta Zanclea Adalberta: “Ho sposato mio marito solo per il titolo di conte, è un fannullone, è fissato per le englishness, ha un cameriere che chiama Jeeves come il maggiordomo inglese di Woodause, ma quello proviene dal quartiere romano dellEsquilino, ora la smetto con tutte stè fregnate che ne pensi di…” “Penso…” Adalberta era a bocca anzi a figa asciutta da tempo, a suo marito interessava più il tavolo verde che la consorte. Fu una notte e che notte quella notte, Adalberta inanellava un orgasmo dietro l’altro, alla fine ‘distrutta’ alzò bandiera bianca. Il tran tran durò vari giorni anzi notti, il conte Acqaviva se ne accorse ed a voce denunziò l’onore ferito. Male gliene incolse, la moglie lo cacciò dalla villa malamente, “Se ti fai rivedere ti spacco la testa.” Ma qualcosa era cambiato fra Adalberta e Francesco, quest’ultimo si sentiva usato come un toro da monta e nulla più. Disperazione della contessa che tuttavia prese una decisione con la speranza di recuperare il grande amore, far allontanare da sé per un periodo di tempo Francesco: prendi la mia Aurelia cabriolet come ricordo, potrai tornare quando te la senti, per evitarti problemi fai il passaggio di proprietà a tuo nome, provvederà il notaio d’Onofrio che ha la mia firma depositata (cercalo nella rubrica telefonica), il libretto di circolsziome è nel cassettino del cruscotto, vai piano.”Sembrava un arrivederci, era stato un addio molto doloroso per Adalberta. I tre ripresero la solita vita senza più pensare al passato, poi un avvenimento particolare, inaspettato, un’amica di Adalberta riconobbe la sua macchina posteggiata vicino alla scuola Mameli. convinta che fosse stata rubata Non riuscendo a rintracciare Adalberta presentò denunzia ai Carabinieri che riuscirono a rintracciare Francesco. Non credettero alla sua versione, (Francesco aveva perso il libretto di circolazione) lo tradussero in caserma e dopo un paio di ore finalmente rintracciarono la signora Albertelli, si scusarono col prof e lo lasciarono andare. Questo avvenimento portò all’incontro fra Francesco e Adalberta…meglio non fosse avvenuto, la signora era irriconoscibile, invecchiata oltre dire, dimostrava più della sua età. A Francesco venne da piangere, si addossò la colpa di quello sfacelo. Andarono a pranzare al solito ristorante come molto tempo prima, restò con gli occhiali scuri, si vergognava del suo stato. Francesco maledisse l’orgoglio di Adalberta che gli aveva impedito di rintracciarlo ma oramai…I due provarono a rinverdire il passato sessuale, andarono nel letto matrimoniale ma…niente da fare, il ‘ciccio’ di Francesco, malgrado le sollecitazioni non si alzò più di tanto. Ogni tanto Francesco andava alla villa a trovare la signora sino a quando la stessa passò a miglior vita, quale migliore, la morte è come la livella di Totò non migliora niente!