Sensualità
Isabelle Laurent aveva accompagnato suo figlio Patrizio all’aeroporto parigino di Orly con la Maserati Levante di suo marito Ubaldo Orsini attaché italiano alla ambasciata di Parigi. Il giovane aveva superato brillantemente gli esami di maturità al liceo Honorè del Balzac, appassionato di storia dell’arte aveva chiesto ed ottenuto dal padre di poter andare in vacanza a Roma, la mamma si era dimostrata contraria: “È ancora giovane per andar da solo!” “Ha diciannove anni, tu lo vorresti accompagnare anche in viaggio di nozze, ne farai un frocetto” “Cosa dici mai…” “Si, ora ti metti ad imitare Topo Gigio, non vuoi capire che Patrizio deve fare le esperienze personali anche facendo degli errori, io alla sua età ero militare alla Ceccignola di Roma, vita dura, me ne sono scappato vincendo un concorso di addetto all’ambasciata francese qui a Parigi, gli ho prenotato una stanza all’Hotel ’Ambassador’ nella capitale, come vedi anche io penso a nostro figlio.” Isabelle non riuscì a trovare un posto dove posteggiare la Maserati, scoraggiata: “Da ora te la devi sbrigare da solo, qui c’è la documentazione da consegnare allo sportello della Air France per il check in, la partenza è prevista per le undici con un Boeing 747 dell’Air France, mi raccomando sta molto attento, non ti fidare di nessuno, un bacio.” Da quel momento Patrizio per la prima volta in vita sua si sentì solo, si fece coraggio, si mise in fila ed al suo turno una impiegata: “Spiacente monsieur tutti i posti dell’aereo sono occupati, abbiamo messo in atto l’over booking, se non sa quel che vuol dire glielo spiego io, la compagnia ha venduto un numero superiore di biglietti dei posti disponibili sull’aereo, se qualcuno rinunzia o non si presenta un prenotato può sostituirlo, resti vicino allo mio sportello le darò notizie.” Nel frattempo da un altoparlante una voce femminile annunziò in tre lingue la partenza del Boeing, l’addetta al ceck in: “Si sbrighi, sì è reso libero un posto sul suo aereo.” Scaletta e poi entrata in aereo. Patrizio su una lunga fila di tre poltrone notò un posto libero, sicuramente il suo, gli altri due erano occupati: al centro da una vistosa signora bruna con vicino un signore di mezza età che guardava fuori dall’oblò. Patrizio sistemato il bagaglio a mano sul vano porta oggetti educatamente salutò la coppia, la dama rispose con un sorriso, il signore con un grugnito, non doveva essere molto socievole. Raggiunta la quota di volo gli altoparlanti di bordo diffusero una rilassante musica francese, la signora: “Permetta che mi presenti, sono Ninfa Fogliani, questo signore accanto a me è mio marito Martino Galeazzi, di solito è l’immagine dell’allegria, oggi ha ricevuto cattive notizie circa il calo della borsa…Vorrei chiederle un favore, io e Martino soffriamo di claustrofobia, dovrei andare in bagno, le chiedo la cortesia di accompagnarmi alla toilette, è un luogo piccolo potrei anche svenire.” Patrizio a quella richiesta rimase basito , guardò il viso del signore che mostrò di non aver ascoltato le parole della moglie, una situazione non prevista, suo padre Ubaldo gli aveva inculcato l’idea di afferrare la volo le situazioni piacevoli, si alzò ed entrò in bagno con Ninfa la quale dopo aver chiusa la porta a chiave prese a baciarlo in bocca. Logica conseguenza del ‘ciccio’ inalberato che la signore provvide ad introdurre in ‘sua ore’ ingurgitando tante vitamine. Sorridendo, soddisfatta madame girò la chiave della toilette ed insieme a Patrizio ritornò al suo posto. Domanda di Martino: “Tutto a posto?’ conferma con un bacio in bocca al marito. Patrizio fissò il suo sguardo sulla novella amante, cercava di rendersi conto della situazione, in fatto di sesso era digiuno, solo qualche bacio a Isabelle una compagna di classe e poi tanti rasponi, zaganelle, pugnette insomma piaceri solitari che però lo lasciavano insoddisfatto. L’espressione del viso di Patrizio era tutta un punto interrogativo, Ninfa ritenne opportuno dargli delle spiegazioni, al suo orecchio: “Caro la situazione ti sarà sembrata un po’ fuori dell’ordinario, la spiegazione che mio marito è un cuckold ossia ama vedere me far l’amore con altri uomini, solo così riesce ad eccitarsi. All’inizio del nostro matrimonio era mia intenzione lasciarlo poi mi resi conto che il suo atteggiamento era dovuto alla sua natura che come saprai è immutabile, sinceramente a favore di mio marito c’è anche la sua molto florida situazione finanziaria, siamo proprietari di una villetta a schiera completamente nostra vicino alla Laurentina, stiamo per arrivare.” Intervenne Martino che doveva aver capito quanto confidato dalla consorte al giovane parigino. “Una proposta, che ne dici di venire ad abitare a casa nostra, vedo che mia moglie…” Patrizio d’istinto decise di andare sino a fondo di quella avventura singolare: “Sarà mio piacere vivere un po’ insieme, appena a terra disdirò la prenotazione di una stanza all’albergo Ambassador.” Recuperati i bagagli dal nastro trasportatore i tre cercarono invano un facchino…improvvisamente si avvicinò un giovane: “Signori, sono Gianni Ricci un tassista abusivo, ho qui fuori una Fiat Tipo con cui potrei accompagnarvi in qualsiasi località voi siate diretti, ho bisogno urgente di denaro, fareste un opera buona. Fu Ninfa a prendere la decisione di accontentare quel giovane, fu sempre lei ad occupare il sedile vicino al guidatore, i due uomini dietro. Seguendo le indicazioni del navigatore satellitare i quattro giunsero dinanzi al cancello della ‘Villa Ninfa’, ad aspettarli dietro il cancello d’ingresso Lisetta e Gina le inservienti di casa Galeazzi, le due insieme all’autista portarono i bagagli all’interno dell’abitazione. “Grazie caro, quanto ti devo?” “Faccia lei signore, come le ho accennato è stato il bisogno di denaro a spingermi a fare il tassista abusivo, sono uno studente, mia madre è ammalata e vedova di recente, non voglio pianger miseria…” “Martino : “Venga dentro casa con noi, dalla espressione della sua faccia si deduce che ha una gran fame, segua Lisetta che le indicherà dove lavarsi poi ci raggiungerà in sala mensa.” Gina aveva dimostrato la sua grande esperienza in fatto di cucina romana, Gianni cercò di mangiare compostamente, fece il bis di tutte le portate. “Caro Gianni questi sono cinquecento €uro, se lo desidera resti con noi anche a riposarsi, io e mio marito ci siamo commossi per la sua situazione, eventualmente avvisi sua madre del suo mancato rientro a casa, intanto godiamoci il caffè sempre se lei riesce a prender sonno anche dopo averlo sorbito.” Caffè per i tre. Le due cameriere tornarono loro abitazione situata vicino alla villetta. Gianni mostrò chiari segno di sonnolenza, chiese scusa e si ritirò nella camera a lui assegnata, fu seguito da Patrizio che dopo una doccia calda e distensiva anche lui a entrò in un’altra stanza. Mattina avanzata, Patrizio ancora assonnato si lavò alla peno peggio, aveva fame, in sala mensa trovò il tavolo apparecchiato alla grande: da caffè e latte a spremute varie oltre che una varietà notevole di pasticcini, doveva star attento a non abbuffarsi, ci teneva alla linea. Uscito in giardino notò Martino e Ninfa che sedevano su una panchina, lui leggeva un quotidiano lei sferruzzava. “Ben alzato al nostro dormiglione, come vede mi sono messa in libertà, a Roma quando fa caldo fa caldo.” La padrona di casa aveva indossato una camicetta trasparente che lasciava intravedere due bei seni, una minigonna molto larga che…la dama aveva dimenticato di indossare gli slip! “Non ci faccia anzi non farci caso, a me piacciono molto le passere pelose, è mia goduria cercare il clitoride fra una foresta nera come quella di mia moglie, come avrà capito non sono geloso.” Quello era stato un chiaro imprimatur per Patrizio ad usufruire delle grazie muliebri. Martino seguitò: “ Posseggo una Porsche Cayenne, mia moglie una Abarth 595 cabriolet, lei ama sentire il vento fra i capelli e non solo fra quelli!” discorso seguito da una risata. Gianni era tornato a casa sua con la Fiat Tipo, telefonicamente aveva comunicato che sarebbe rimasto nella casa materna per sistemare affari di famiglia (debiti). Le due cameriere, sbrigate le faccende domestiche prima del solito orario avevano lasciato l’abitazione dove prestavano servizio, forse avevano subodorato qualcosa del menage sessuale dei datori di lavoro. Infatti: “Che ne dite di un riposino post prandiale?” Richiesta accettata senza commenti da parte di Ninfa e di Patrizio, i tre entrarono nella camera matrimoniale, prima passaggio nella toilette per lavare i ‘gioielli’ e poi: Ninfa e Patrizio distesi sul letto, il giovane già ‘in armi’, il padrone di casa seduto su una poltrona in attesa che lo spettacolo dei due amanti lo facesse eccitare. “Caro mi lubrifico il popò, mio marito lo ama più della passera, vedo con piacere che hai una ciolla più piccola di quella di Martino.” Ninfa arrivò al ‘settimo cielo’ varie volte come pure Patrizio che d’improvviso sentì una mano che lo allontanava dal corpo della sua amante, Martino entrò in azione nel popò, ci rimase a lungo. Nessun dialogo fra i tre durante la cena, si era avverato quanto previsto sin dal primo incontro. Il pomeriggio successivo suono del citofono, era Gianni: “Vi trovo in forma, ho sistemato mia madre per il vitto nella osteria sotto casa, il padrone della mi ha chiesto cinquemila €uro per lasciarmi la Tipo.” Senza far commenti Martino mise mano al portafoglio e contò dieci biglietti da cinquecento che consegnò al neo padrone della macchina poi: “Stasera vorrei cenare in una trattoria qui vicino, si mangia veramente bene, il titolare Checco è il classico romanaccio, mi fa tanto ridere con le sue battute.” Sopra l’ingresso della trattoria un cartellone con la scritta ‘Da Checco’ ma al posto del titolare si presentò un signore ben vestito che esordì con accento francese: “Messieurs sono André Houlot nuovo proprietario di questa trattoria, il signor Checco ha accettato la mia proposta di acquisto del locale, ha preferito andare in pensione ma nulla è cambiato, questo è il menu.” I tre in attesa di ‘eventi’ non si abbuffarono, solo un po’ del buon vino Merlot che li rese più audaci soprattutto Ninfa che poggiò un suo piede sulla pattuella di Gianni. “Cara io faccio una cosa per volta, se mi arrapo mi si alza ciccio ma mi si chiude la gola e non inghiotto più!” Risata generale poi Gianni: “Voglio farvi ridere, frequentavo il terzo liceo, in classe c’era anche un certa Carlotta grassottella e pudica, mi stava sulle palle col suo modo di parlare, un giorno: “Lo sai con quale parola fa rima il tuo nome, indovina un po’, ti dice niente ‘mignotta’! ”E a te dice niente ‘Gianciotto!” Finì pari e patta ma a me rimase per sempre quel soprannome, a scuola ero per tutti Gianciotto!” Ninfa: “Lo sarai anche per noi, che ne dici di ritirarci?” La proposta fu messa in atto, tutti e tre nella camera matrimoniale, Ninfa fra due fuochi Gianciotto nel ‘fiorello’ Patrizio nel ‘popò’ sino a quando il padrone di casa mise da parte i due e fece valere i suoi diritti nel posteriore della consorte. Morale della storia: non risponde a verità il detto che il numero perfetto sia il tre, è il quattro!