[Senza titolo]

La notte più lunga

‐ Serata bellissima, grazie per la cena.
‐ Figurati, sappi che ora tu mi devi una cena.
‐ No problem! Comunque chiamami in ufficio, domani per iniziare
andremo nella pausa di mezzogiorno in spiaggia a prendere un po’ di sole e ti offrirò un panino…
‐  Ok ciao.
‐  Ciao Andrea.

La porta si chiuse alle spalle di Anna… per riaprirsi dopo  alcune ore, sotto lo stupore dei suoi occhi.
Dopo essersi infilata in un accappatoio, sbirciò in strada
per capire se si fosse sbagliata nel regolare la sveglia. Eh no, non era la sola a guardare davanti al proprio uscio, erano tutti là, a strofinarsi gli occhi; c’era persino qualcuno che si faceva pizzicare per sapere se stesse sognando.
Erano le nove e a conferma: l’orologio della piazza lo precisò con nove rintocchi… ma il sole non era presente, non era ancora sorto. Anna corse ad indossare qualcosa e scese in strada per domandare se qualche buontempone non avesse fatto uno
scherzo manomettendo l’orologio della piazza. Era assurdo, la luna e le stelle brillavano come la sera precedente… fermò qualcuno e domandò l’ora.
No, non si era sbagliata, erano le 9,30, ne parlavano anche alla radiolina di un ragazzino che era anche lui uscito in strada. Anna si precipitò in casa ed accese subito la televisione, per vedere il telegiornale, infatti, tutte le reti parlavano del fenomeno, nel mondo intero era notte, il sole illuminava solo la luna, come l’interruttore, era rimasta accesa la spia notturna.
Gli studiosi non riuscivano a dare una risposta allo strano fenomeno, brancolavano nel buio assoluto, ipotizzando eclissi inspiegabili e svariate ipotesi del tutto stravaganti. La gente incredula quanto atterrita aspettava che il giorno arrivasse da un momento all'altro. Le ore passavano e l’angoscia prese
il posto della speranza… Squillò il telefono, Anna rispose. Era Andrea, aveva cercato di raggiungerla più volte, ma le linee erano intasate e non vi era riuscito prima delle 19:00. I due si scambiarono le loro ansie e supposizioni sul fenomeno
che stavano vivendo, senza trovare una risposta, un perché, così cercarono
d’incoraggiarsi a vicenda.
In tutte le TV del mondo, non si parlava che dell’accaduto e delle ripercussioni che ne erano scaturite. Nessuno era andato a lavorare, tutto si era paralizzato, ognuno era rimasto a casa con la famiglia, anche le rappresaglie in Medio‐Oriente
erano cessate. In molti pregavano implorando di potersi alzare l’indomani e vedere di nuovo il sole, ma l’indomani giunse e nulla cambiò se non la temperatura che era scesa sotto lo zero in piena estate.
L’angoscia non diminuiva e ognuno iniziò a farsi un esame di coscienza, domandandosi, cosa avesse fatto di male per meritarsi un tale castigo.
La cosa strana era che ogni persona cercava di darsi una risposta, esteriorizzando le proprie supposizioni in famiglia, oppure parlandone col vicino di casa, con gli amici.
Man mano che ne parlavano, scoprivano di avere tutti in comune una cosa, quella di avere vissuto sempre, agendo quasi da immortali, pur essendo consapevoli di dover morire.
Avevano accumulato beni, avevano cercato a tutti i costi di conservare per sé, anche a discapito degli altri, beni, senza farsi scrupoli. Possedere era la parola chiave.
La cupidigia si era impossessata di loro, non c’era più altruismo, occupava il suo posto, l’egoismo, a discapito della cosa più preziosa, alla quale avevano dato poca importanza: “ La vita e l’amore ”.
Ormai da due giorni vivevano senza il sole, le guerre, anche le più piccole, si erano fermate e tutti ridivenuti più umani… analizzavano la propria coscienza.
Guardandosi dentro iniziarono a valutare la loro esistenza, tutto era oscuro, ma pian piano uno spiraglio di luce, iniziò ad infiltrarsi e ad illuminare il senso vero della loro vita. Era bastata la paura di perderla, per rendersi conto della sua importanza, accecati dal loro egoismo che trasformatosi in notte, aveva coperto il loro sguardo.
Così, il sole pian piano riprese il posto nel cielo d’ogni persona che aveva saputo
riconoscere i propri errori, infiltrandosi con i suoi raggi aprì spiragli di speranza nella notte che li abitava.

Anna Giordano

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