Sergi Salvatore... sarto
La racconto perché oggi mi ha telefonato da Savona ricordandomi l'impegno di pubblicarla in modo che possano leggerla suo figlio, sua nuora, sua nipote e tutti quelli che si chiamano Sergi, nome di cui va orgoglioso.
L' avevo conosciuto, in spiaggia, quando, mentre pescavo con le mie canne da posta, si avvicinò per chiedermi delle informazioni. E da lì, incuriosito dallo stesso cognome mio (diceva di chiamarsi "cugino" con mio padre, senza essere parenti stretti), in un paio di giorni, questo è tutto quello che ho saputo di lui e della sua famiglia:
Si chiamava Sergi Salvatore, sarto, nato a Melito di Porto Salvo il 12‐01‐1921.
Lasciò Melito, per lavoro, nel 1936, in pieno regime fascista, e si recò ad Aosta.
Partì militare il 03‐01‐1941 per Bari, arruolato nel 48°Fanteria e dopo poco tempo fu promosso sergente.
Si congedò nel marzo del 1947 con il grado di sergente‐maggiore e fu mandato, per sua scelta, a Milano.
In quell'anno, conosciuta una certa Suzanne Huber, che lo colpì per la sua intraprendenza, si recò, su suo consiglio, a Berna, Svizzera, dove vi rimase per 3 anni, vivendo con questa bella ragazza che, tra l'altro, tramite un parente stretto, gli rinnovava ogni volta il permesso di soggiorno; insomma, l'utile e il dilettevole.
Rientrato in Italia, nel 1950 conosce, s'innamora perdutamente e sposa nel 1952, quella che fu poi sua moglie, per ben 56 anni, Maria Irma Zunino, deceduta quest'anno il 30 maggio, dopo lunga malattia.
Nel 1953, da questa felice e duratura quanto rara unione, nasce l'unico erede, Leonardo, ingegnere del genio pioniere militare, adesso in pensione, e dèdito adesso ai sistemi di stoccaggio, avviando una proficua collaborazione soprattutto con il Giappone. Bravo militare che, per 2 anni consecutivi, s'impose 1°assoluto all'Accademia Militare di Modena, congedandosi poi con il grado di tenente.
Il Sergi Salvatore si trasferì, nel 1954, naturalmente con la moglie tanto amata, a Parigi, dove vi restarono per ben 19 anni, fino al 1973. Qui lavorò per un ebreo come sarto a domicilio, e pagato così bene che dopo un anno e mezzo potette mettersi in proprio e comprarsi un appartamento più grande. Praticamente, fattasi una buona clientela, si aprì una sartoria con, a sua volta, tre sarti in carico, quasi tutti, negli anni, provenienti da Melito di Porto Salvo.
Rientrato ancora una volta in Italia, nel 1973, per non restare inattivi e in attesa della pensione, presero in gestione per 2 anni un campeggio di montagna a Sassello, capitale degli amaretti. Qui, però, il Sergi, a suo dire, si annoiava a morte tanto che convinse la moglie a prendere in gestione un negozio di sartoria in pelle, a Savona, fino al 1993, anno della definitiva decisione di smettere di dopo ben 50 anni di effettivo lavoro.
A Savona, dove si stabilì definitivamente, incominciò a godersi la vita che era stata così varia quanto tranquilla e serena. In questi 15 anni, fino alla morte della moglie Maria Irma, decise anche di trascorrere spesso le vacanze a Melito, dove non ci veniva dal lontano 1936, cioè 37 anni ed in giro, anche per il mondo. E lo fece, insieme a lei fino alla morte della madre, avvenuta nel 1977.
Ha una nipote, amatissima, Camilla, di 20 anni, che frequenta l'Università a Genova.
Ha deciso dopo ben 31 anni, dopo la morte della cara Maria Irma, di venire a trovare la sorella Mimma la quale vedeva tutti gli anni andando anche lei a trovarlo a Savona.
Il padre, Leonardo, era deceduto nel 1968. E' andato a trovare, al Paese Vecchio, dove vive attualmente, la nipote Caterina, figlia del fratello Antonio, deceduto e del quale ha visitato la tomba al cimitero nuovo.
Il figlio gli ha consigliato, essendo adesso da solo, di vivere il resto della sua vita con lui alle Bahamas, dove ha una villa ed anche il lavoro, che può svolgere anche lì.
Credente, quando veniva a Melito, viaggiando dalla parte adriatica, spesso si fermò a visitare la tomba di Padre Pio che aveva visitato anche da vivo.
Di saldi principi che gli hanno consentito di vivere tranquillamente e con pochi problemi: amore e responsabilità della famiglia alla moglie, laboriosità, serietà, impegno e rispetto verso il prossimo, soprattutto.
E' rimasto colpito del progresso che Melito ha avuto in questi ultimi 30 anni ed ha notato che gente, amici anche, che ai suoi tempi se la passava male e che adesso vive nel benessere, che per un paese meridionale, non è male, detto senza alcun livore, anzi con orgoglio.
Altra cosa che l' aveva sbalordito, a suo dire, è il senso della solidarietà e della coscienza civile che aveva riscontrato parlando con tanti melitesi in quei 15 giorni di "rimpatriata".
Ci siamo lasciati, con qualche lacrimuccia da parte sua, dovendo partire il martedì, 23 settembre, con la speranza, forse di ritornare, essendosi trovato bene e con l'augurio a tutti i melitesi per un continuo benessere e progresso, soprattutto turistico.
Ciao, Salvatore, a presto e.....goditi la vita. Te la meriti.