Shanti sogna Bollywood
C’era una volta, non molto tempo fa, in un incantato Paese dell’India, in Asia, nella città di Mumbai, conosciuta nel mondo con il nome di Bombay, una bambina che era triste.
E perché era triste, vi chiederete?
Perché era stata abbandonata dai suoi genitori?
No, non era questa la ragione!
Lei, Shanti, questo era il suo nome, che in lingua hindi vuol dire “pace”, neppure lo sapeva di esser stata abbandonata.
Era cresciuta, infatti, per strada e non aveva idea che si potesse vivere in altro modo, se non dormendo di qua e di là, dove capitava, su morbidi cartoni.
I suoi giacigli preferiti erano sul retro dei ristoranti, dove poteva trovare, tra gli scarti dei pranzi e delle cene, delle gustosissime prelibatezze.
Certo, alcune di esse erano troppo piccanti, e le veniva una gran sete, ma un po’ d’acqua la rimediava sempre.
Non era, dunque, triste per questo.
Anzi, era ben contenta, così fortunata ad avere sempre un posticino dove dormire e qualcosa di buono da mangiare.
Lei, per le strade di Bombay, aveva osservato con attenzione la gente, sapeva che molte persone non erano così fortunate.
Aveva visto file lunghissime davanti agli ospedali, dove signore premurose tenevano tra le braccia bambini pallidi, magrissimi, che piangevano, e strillavano e si contorcevano.
Lei no!
Lei aveva avuto tutto dalla vita: molti cartoni su cui riposare e sognare, moltissime briciole da gustare, ed una salute di ferro!
Il perché fosse triste ve lo dirò io stessa, che l’ho vista con i miei occhi: Shanti era triste perché il suo grande ed unico sogno era ballare a Bollywood, al fianco del più grande attore e ballerino dell’universo, Shahrukh Khan!
Tuttavia, non aveva le scarpe per potersi esercitare.
Davanti alle vetrine del negozio “Krishna TV”, aveva trascorso gran parte della sua vita, durata nove anni, a guardare i film‐musical di Bollywood.
Sapeva che si trattava di favole, e che la gente non vive in quel lusso, ma a lei piacevano i balli!
Aveva memorizzato ogni singolo passo di quei bravissimi ballerini, ma ogni volta che tentava di eseguirlo in strada, ritirandosi in qualche vicolo nascosto agli sguardi indiscreti dei passanti, come a voler eseguire le prove generali del suo grande debutto, inesorabilmente si procurava un taglio con i vetri rotti sparsi qua e là.
Così si era detta:
‐ “Ho proprio bisogno di un paio di scarpe!”.
Ma come fare a procurarsele?
Sapeva bene che, per ottenere ogni cosa in vendita nelle vetrine dei negozi, avrebbe avuto bisogno di quelle monete di ferro che tintinnavano nelle tasche di molti passanti, ma non nelle sue.
Neppure le aveva le tasche, lei!
Un giorno, da che era tanto triste, il proprietario del negozio di televisori, Madù, dai grandi baffi neri e la pelle color cioccolato, le si avvicinò e le chiese:
‐ “Cos’è quella faccia triste, bambina? Ti ho sempre vista allegra, qui davanti, ed ora che ti succede?”.
Fu la prima volta che qualcuno si preoccupasse per lei.
Ne fu così colpita che, in un primo momento, rimase a bocca aperta, ad osservare quei grandi baffi corvini.
Ma, poi, si diede un pizzicotto sulla gola per sbloccarla, e rispose:
‐ “La verità è che io sono una ballerina, ma senza scarpe non posso andare a Bollywood”.
‐ “Capisco, piccola!” – esclamò Madù.
E continuò: ‐“Ma, vedi, qui molte persone sono scalze come te.
Io stesso amo camminare scalzo!
Hai osservato bene le ballerine in tv?” – le chiese. “Vivono in case enormi, indossano sfavillanti gioielli e vestiti, certo. Ma guarda i loro piedi!” – esclamò, indicando uno dei televisori nella vetrina.
Shanti, che aveva osservato milioni di volte i passi e le movenze di quelle ballerine, aveva sempre creduto che indossassero delle meravigliose scarpe rosse e marroni.
‐ “Non vedi che hanno le scarpe?” – chiese la bambina al negoziante.
‐ “Non sono scarpe!” – precisò Madù. “Sono tatuaggi tipici della tradizione indiana. Vengono eseguiti con l’hennè, la polvere di una pianta, che, unita all’acqua, forma una crema che colora la pelle di rosso, e che va via dopo alcuni giorni.
Shanti non riusciva a credere che quelle bellissime ballerine di Bollywood fossero, in realtà, scalze come lei.
‐ “E come fanno a non tagliarsi con i vetri?” – chiese ancora, perplessa.
‐ “E’ semplice!” – rispose Madù. “Ballano su pavimenti ben puliti!”.
Un grande sorriso illuminò il volto della bambina, che non era più triste.
‐ “Troverò un pavimento pulito!” – pensò.
Madù, come se potesse ascoltare i pensieri della bambina, le propose di ballare nel suo negozio, dal pavimento lucidissimo, ed, in cambio, le avrebbe chiesto, di tanto in tanto, tra una prova e l’altra del suo spettacolo, di preparargli una tazza di tè.
Non si trattava di un lavoro, intendiamoci!
I bambini non devono lavorare, ma divertirsi ed imparare cose interessanti.
Si trattava, invece, di uno scambio tra nuovi amici.
Fu così che Shanti, crescendo ed esercitandosi nel ballo, divenne bravissima.
Ed al suo primo provino a Bollywood non poterono che ingaggiarla in un importante film che stavano per girare, dove ballò al fianco del suo idolo, Shahrukh Khan.
Tutto ciò di cui abbiamo bisogno non è all’esterno e non si compra con il denaro, ma è dentro di noi.