Sport's memories - Lester Keith Piggott: Il più grande di tutti.
Nasce a Wantage (paesino di poco più di diecimila anime nell'Oxfordshire) il 5 novembre del 1935. E' definito il "fantino mito", la "leggenda" del galoppo mondiale: uno dei più grandi jockey dell'era moderna (soltanto Gordon Richards e Willie Shoemaker possono avvicinarlo in questo secolo!). Senza ombra di dubbio il più forte sul suolo inglese (ha ottenuto ben 4450 vittorie delle sue 5300 in Gran Bretagna), contende a Frankie Buckle, il più grande del XVIII°secolo (ventisette classiche inglesi vinte: cinque Derby, cinque 2000 Ghinee, nove Oaks, sei 1000 Ghinee, due St.Leger) e a Freddy Archer, il più grande del XIX°secolo (ventuno classiche inglesi vinte: cinque Derby, due 2000 Ghinee, quattro Oaks, quattro 1000 Ghinee, sei St.Leger), lo scettro del migliore in assoluto. Ha legato il suo nome al Derby di Epsom, la "corsa della vita" per lui, che lo ha visto trionfare nove volte, ma anche al suo modo di vivere e affrontare le corse che ha stravolto la quasi trecentenaria vicenda del galoppo rigidamente legata a schemi ‐ e trame ‐ codificati. Carattere scontroso e solitario, patisce un grave problema di sordità e soffre di difficoltà nella comunicazione. Per questo in Gran Bretagna lo chiamano "stone‐face" (faccia di pietra), impassibile anche davanti alla vittoria con quella espressione congelata sul volto. Tra lui e gli altri fantini, però, vi è un divario abissale. Egli è stato ‐ al contempo ‐ un cavaliere brillante, freddo, grintoso (agli esordi la sua irruenza gli procurò una serie di squalifiche per guida pericolosa) e un profondo conoscitore del cavallo e dei cavalli montati in carriera. Un fantino e un personaggio straordinario, la cui popolarità non è stata mai scalfita, neanche dalle tante disavventure della sua vita: i ritiri, gli incidenti, l'arresto, i problemi di salute. Bambino prodigio (fu due volte campione tra i novizi), cresciuto in una famiglia legata profondamente al mondo dei cavalli e delle corse (il nonno Ernest, "Ernie", ha vinto tre Grand National a Aintree e sposò la sorella dei fantini Mornington e Kempton Cannon, a loro volta vittoriosi a Epsom, nel 1899 e 1904; il padre Keith ha allenato a Newmarket, la madre Iris è sorella dei famosi fantini Bill e Fred Rickaby), disputò la prima corsa a soli dodici anni, nel 1947. La prima vittoria, invece, è datata 8 agosto 1948 a Haydock, in sella a The Chase. Da allora il suo cammino fu costellato di sucessi: trenta classiche inglesi (si definiscono classiche, in Inghilterra, le seguenti corse: Oaks, Mille, Duemila Ghinee, Derby e St.Leger; le ultime tre, invece, formano, a loro volta, la "Triple Crown" dei puledri di tre anni, mentre le prime due, insieme al Derby, quella delle femmine), tra cui nove Derby ad Epsom, record assoluto, tra il 1954 e il 1992; undici titoli inglesi tra il 1960 e il 1982; due Prix de l'Arc de Triomphe (1977 e 1978); quattordici classiche italiane tra cui tre Derby e quattro Jockey Club; un Breeders' Cup Mile negli Stati Uniti, sette King George VI&Queen Elizabeth Stakes, la "corsa dei diamanti" nel week‐end di Ascot, tra il 1965 e l'84. Supera le cento vittorie stagionali venticinque volte tra il 1955 e l'84, con un massimo di centonovantuno nel 1966. Ha corso per sir Noel Murless (il trainer dei record ‐ diciannove classiche inglesi tra il 1948 e il 1977, fu il primo a vincere più di centomila sterline, con quarantotto vittorie nel 1957 e ducentomila, con sessanta vittorie, dieci anni dopo ‐ aveva scuderie a Warren Place, Newmarket) dal 1954 al 1966, vincendo due Derby (Crepello 1957, St. Paddy 1960), mentre negli anni settanta ha formato con Vincent O'Brien (il più grande trainer britannico d'ogni epoca: fratello di Vincent e Charly, a loro volta grandi trainers) un binomio eccezionale, montando tutti i suoi cavalli vincenti sul suolo inglese. Nel 1970 ottiene la Triple Crown (Triplice Corona) inglese con Nijinsky (il primo cavallo, dopo trentacinque anni a vincerla: l'ultimo era stato Bahram, nel 1935), stupendo puledro baio di origini canadesi ed a detta di gran parte degli esperti il miglior cavallo che abbia mai montato in carriera, ma anche quello con cui abbia avuto il feeling migliore! Nel 1985 lascia le corse per dedicarsi, anima e corpo, con la moglie Susan, ad allenare cavalli a Newmarket. Coglie buoni successi (nell'87 vince le Oaks italiane con Lady Bentley), ma nell'ottobre del 1987 è condannato a tre anni di carcere, di cui ne sconta solo uno, per evasione fiscale: non denunciò guadagni per circa sei miliardi di lire! La regina è costretta a toglierli il titolo di "baronetto" di cui era stato investito nel 1975. Nel 1990, però, rientra inaspettatamente alle corse (dopo appena sei giorni monta Sikeston, portacolori della scuderia Gaucci, nelle Champion Stakes, prestigiosa listed di gruppo uno a Newmarket, giungendo ottavo) e vince alla grande il "Mile", nella settima edizione del Breeders' Day (il giorno degli allevatori), il convegno di galoppo più ricco del mondo (dal 1984 si disputa ogni anno in un ippodromo diverso degli Stati Uniti ‐ nel 1996 si corse in Canada ‐ e comprende quattordici corse nell'arco di due giorni: inizialmente erano sette e si correvano in un solo giorno, poi diventate otto dal 1999, undici nel 2007 e quattordici dall'anno dopo), in sella all'irlandese Royal Academy, allenato da Vincent O'Brien. Nel 1992 ottiene l'ultima vittoria in una classica inglese, le 2000 Ghinee, in sella a Rodrigo de Triano, e in una classica italiana, il Jockey Club, in sella a Silvernesian. Si reca sempre più spesso a correre in Medio Oriente (soprattutto in Arabia Saudita: la patria dei miliardari sceicchi, oramai proprietari dei più grandi allevamenti al mondo!) e negli States, dove nel 1993 rischia seriamente la vita cadendo da Mister Brooks nella prima corsa del Breeders' a Miami. Lui, fortunatamente, se la cavò con fratture multiple (clavicola e una costola), il cavallo invece fu abbattuto in pista: la sua immagine, con la maschera dell'ossigeno a coprirli il volto, fece il giro del mondo e resterà nella storia dello sport di ogni tempo. Fatica, tuttavia, sempre più a restare nel peso e, dopo un 1994 abbastanza deludente (nonostante porti al quinto posto, al suo ultimo Derby ad Epsom, il quasi sconosciuto Khamaseen, quotato 25/1), diluito nelle corse (una paurosa caduta nel "Glorious", durante il prestigioso convegno di Goodwood, lo appieda per un mese!) e nei guadagni, decide di non rinnovare, ad inizio del 1995, la licenza inglese di jockey (la sua ultima corsa in Inghilterra era stata a Doncaster, il 5 novembre dell'anno prima). Dopo aver passato l'inverno in Australia (il 5 marzo vince le Black Opal Stakes a Canberra, montando Zadok) e la primavera negli Emirati Arabi, ad Abu Dhabi, dove il 28 aprile disputa la sua ultima corsa, decide di ritirarsi, questa volta per sempre. ‐ Ha preso una decisione su cui non tornerà! ‐ dichiara alla stampa la moglie Susan. Il 6 settembre, infatti, le agenzie battono la notizia attesa da tempo: il mago delle piste inglesi, il fantino preferito dalla nobiltà britannica, l'idolo massimo dei tifosi inglesi e degli appassionati di galoppo ad ogni latitudine, lascia il mondo delle corse per cui, a quasi sessanta anni, non si sente più sufficientemente giovane e motivato. Tra gli altri suoi record, è da citarne uno veramente incredibile: ha vinto il Derby in ben sei nazioni (Irlanda, Francia, Singapore, Italia, Germania Slovacchia), oltre a quelli (nove) vinti a Epsom! Il giornalista televisivo lord Oaksey commenta: ‐ Spiace che abbia lasciato le corse ma questo va tutto a suo onore. L'ha fatto quando la sua immagine e il suo fisico non erano ancora quelli di un vecchio fantino ‐. Nel 2005, nei pressi dell'ippodromo di Haydock Park (Merseyside), località Ashton‐in‐Makerfield, è stata eretta una statua in suo onore, commissionata dalla stessa moglie Susan al famoso scultore ed artista inglese William Newton: per festeggiare il suo settantesimo anno di età proprio nel medesimo luogo in cui, nel 1948, Piggott ottenne la sua prima vittoria da jockey e anche quello che fu teatro della sua ultima vittoria sul suolo inglese, nell'ottobre del 1994. Come a dire: da...a...; un ponte, un passaggio, un simbolo di continuità, dall'inizio alla fine della sua lunga carriera agonistica! Sue statue e busti sono state erette, a più riprese, negli ultimi anni, in diversi luoghi "sacri" del galoppo: il 12 ottobre 2017, all'ippodromo Rowley Mile di Newmarket, prima di correre il gruppo uno Darley Dewhurst Stakes (corsa che lo vide trionfare per ben dieci volte!) è stata scoperta una straordinaria scultura bronzea, creata ad hoc dallo stesso Newton. In quell'occasione Amy Starkey (direttore regionale della regione est del Jockey Club britannico) sulle colonne del Racing&Sports Time ha dichiarato: ‐ Lester è una leggenda e il suo contributo a questo sport è incommensurabile, quindi è del tutto appropriato che venga onorato in questo modo nella Casa dei Cavalieri e in quella che è diventata la sua città natale ‐. Lo stesso Newton ha ricevuto l'incarico di produrre nove bronzi a grandezza naturale per commemorare il record di Piggott delle vittorie a Epsom.
‐ Hanno detto di lui.
"Un fantino unico per capacità di attraversare senza scosse intere generazioni di jockeys" (Sandro Cepparulo, giornalista);
"Ha avuto una grande volontà di vittoria ed era molto difficile batterlo. Il suo metodo ha rivoluzionato lo stile di montare. Tutti noi gli dobbiamo molto" (Willie Carson, fantino inglese);
"E'nato con grande sensibilità nelle mani, una capacità innata di sentire il cavallo, il suo respiro, il suo battito cardiaco, assolutamente fuori dal comune" (Gianni Meda, giornalista televisivo);
"Faceva pesare tutta la sua grinta e l'impeto sui cavalli, guidandoli a finali perfettamente controllati" (Peter Matthews, editore, scrittore, commentatore televisivo inglese);
"Aveva un meraviglioso equilibrio in groppa al cavallo e una monta bilanciata: ciò era
spiegato dal fatto che essa fosse eccezionalmente bassa (Peter Matthews).
Classiche inglesi (30)
Derby (9) ‐ Never Say Die (54), Crepello (57), St.Paddy (60), Sir Ivor (68), Nijinsky (70), Roberto (72), Empery (76), The Minstrel (77), Teenoso (83).
Oaks (6) ‐ Carrozza (57), Petite Etoile (59), Valoris (66), Juliette Marny (75), Blue Wind (81), Circus Plumed (84).
1000 Ghinee (2) ‐ Humble Duty (70), Fairy Footsteps (81).
2000 Ghinee (5) ‐ Crepello (57), Sir Ivor (68), Nijinski (70), Shadeed (85), Rodrigo de Triano (92).
St.Leger (8) ‐ St.Paddy (60), Aurelius (61), Ribocco (67), Ribero (68), Nijinski (70), Athens Wood (71), Boucher (72), Commanche Run (84).
Classiche francesi (12)
Arc de Triomphe (3) ‐ Rheingold (73), Alleged (77, 78).
Prix du Jockey Club/Derby (1) ‐ Hard To beat (72).
G. P. de Paris (2) ‐ Roll Of Honour (70), Sagaro (74).
Poul d'Essay des Poulisches (2) ‐ Rasput Princess (64), River Lady (82).
Prix de Diane (3) ‐ Mrs Penny (80), Madam Gay (81), Lypharita (85).
Prix de Vermeire (1) ‐ Aunt Edith (65).
Classiche irlandesi (16)
Derby (5) ‐ Meadow Court (65), Ribocco (67), Ribero (68), The Minstrel (77), Shergar (81).
Oaks (3) ‐ Santa Tina (70), Juliette Marny (75), Godetia (79).
1000 Ghinee (2) ‐ Favoletta (71), Godetia (79).
2000 Ghinee (3) ‐ Decies (70), Jaazeiro (78), Rodrigo de Triano (92).
St.Leger (3) ‐ Dan Kano (67), Caucasus (75), Meneval (76).
Clsssiche italiane (14)
Derby (3) ‐ Bonconte di Montefeltro (69), Cerreto (73), Welnor (83).
G. P. Jockey Club (4) ‐ Nagami (58), Marco Visconti (66), Awaasif (83), Silvernesian (92).
Gran Criterium (1) ‐ Alhijaz (91).
Premio Roma (3) ‐ Irvine (72), Noble Saint (79), Old Country (85).
Premio Presidente della Repubblica (1) ‐ Moulton (73).
Premio Regina Elena/1000 Ghinee (1) ‐ Grande Nube (74).
Oaks d'Italia (1) ‐ Lady Bentley (87).
‐ Classiche Canada/Usa (5)
Canadian International Stakes (1) ‐ Dahlia (74);
Breeders'Cup (Mile) (1) ‐ Royal Academy (90);
Washington D. C. International (3) ‐ Sir Ivor (68), Karabas (69), Argument (80).