Staremo assieme... d'ora in poi!
‐ Christine era una donna ancora molto bella, una persona senza dubbio interessante, attraente e ricca di charme nonostante fosse avanti negli anni ed avesse superato da un po' la crisi di mezza età che invero coglie anche gli uomini quando si accorgono di avere qualche capello grigio di troppo ed inesorabilmente cominciano a far cilecca a letto. Lei, essendo un tipo di carattere, lo aveva fatto con disinvoltura, da sola, senza subire particolari scosse e senza in alcun modo avvertire l'impellente necessità di doversi affliggere o di auto flagellarsi per averlo fatto, né (di) commiserarsi più di tanto. Non aveva neanche avuto bisogno di correre ai ripari, cioé ricorrere alle cure del chirurgo estetico per farsi ritoccare il suo aspetto (come capitava ‐ da tempo ‐ a tante sue amiche e conoscenti: chi a rifarsi le labbra, chi il seno e chi...il culo!) e porre riparo così, seppure in maniera effimera, ai danni che lo scorrere del tempo provoca su ogni donna. Infine, aveva ben pensato di non analizzarsi, in extrema ratio, né di farsi analizzare da qualcun altro (come spesso fanno, uomini e donne in egual modo, a volte senza senno, in certe fasi un po'..."strange" della loro esistenza, prescindendo dall'età anagrafica), e magari ricorrendo pure a sedute sin troppo noiose e costose, a volte inutili e qualche altra anche rischiose: quelle, infatti, possono riservare diverse insidie e spiacevoli soprese e rivelarsi alla fine, tout court, arma a doppio, triplo taglio non poco incerta o inaffidabile. Era successo proprio così, alla fine, alla sua carissima amica Hope la quale, essendo in crisi coniugale oramai da un bel pezzo, aveva ben escogitato d'affidarsi alle cure d'un celebre strego...luminare della psiche di Albany, in upstate New York; e la cosa, purtroppo, ebbe il seguente (illuminante) strascico: la poveretta era sì riuscita a districarsi dai meandri bui e torbidi in cui ristagnava il suo matrimonio, divorziando dal marito, ma in compenso abbracciò una relazione che sovente non vede via d'uscita stagliarsi all'orizzonte: quella con la bottiglia di gin! La donna così ‐ ahilei ‐ entrò nel tunnel della dipendenza e fu costretta a ricorrere alle cure cliniche no per migliorare il suo aspetto ma per disintossicarsi dall'alcol: in sei mesi appena riuscì a farlo anche grazie alle amorevoli attenzioni della giovane nipote, Jessica, con cui ora condivide un grazioso appartamentino con veduta panoramica vicino Central Park. Qualche tempo addietro Christine andò a trovarla (era da un bel po' che non incontrava la vecchia amica); un pomeriggio e prime ore della sera insieme, trascorse in allegria e spensieratezza. Quando si incontrarono, le due si abbracciarono a lungo e poi Christine disse all'amica:
‐ Cara, sembri più giovane di me di trent'anni, sai?
‐ Certo! ‐ rispose quella. ‐ Ma se tu ne hai ventinove, mi dici come faccio a sembrarlo? Christine, allora, udite queste parole, scoppiò in una risata a dirotto: il rumore del suo ridere era talmente fragoroso che attirò le attenzioni dei vicini e della nipote di Hope, indaffarata in cucina. La ragazza raggiunse le due donne in salotto, dove erano sedute sul divano, una di fianco all'altra, ed esclamò:
‐ Cribbio, ma siete tutte matte? Siete riuscite a far abbaiare anche il cane dei Brown (un cocker spaniel molto vecchio, quello dei vicini di Hope e Jessica: è più facile vedere un asino che vola, nell'alto dei cieli, piuttosto che sentirlo abbaiare!). Le due amiche parlarono a lungo, dopo la risata fragorosa di Christine: evidentemente non del tempo atmosferico soltanto...lo fecero di ‐ e su ‐ cose serie e facete. Christine parlò all'altra anche del suo matrimonio, ma non ebbe consiglio alcuno da essa al riguardo: soltanto un'altro caloroso abbraccio ed un timido sorriso quando si lasciarono, oltre a...la promessa di rivedersi presto, magari molto prima di quanto non fosse accaduto adesso. Lungo il tragitto che la condusse a casa, Christine pensò a lei, alla sua vita, dentro di sé. Il matrimonio con Jack (aitante sessantenne ed avvocato di grido nella "grande mela"), iniziato all'incirca due decadi addietro, era oramai giunto a una fase critica, la quale definirla di stanca è forse eufemismo inutile: il cosiddetto punto morto o "punto k", come molti lo definiscono per distinguerlo dal punto d'incontro e dal "punto g". La differenza tra i due punti, quello k e quello g, i quali nel corso della vita di una donna sempre restano equidistanti tra loro, per fortuna (della donna, s'intende!) è questa: il secondo, se stimolato a dovere, procura intenso piacere alle rappresentanti del sesso gentile...non è sempre facile farlo, però (né per l'uomo né, tanto meno per la donna stessa: a entrambi, infatti, sfuggono sovente e volentieri le enormi potenzialità nascoste in quel misterioso e recondito meand...anfratto del corpo femminile!). Oltre quel punto, cioé, oltre i confini stabiliti dalla natura in quel precipuo punto i quali sono ben diversi dai confini e dai limiti geografico‐territoriali convenzionalmente stabiliti dagli uomini e da quelli "mentali" che l'essere umano spesso si pone e che tendono a sminuirne ‐ non di poco ‐ la sua naturalezza, il candore suo primordiale finanche la sua ancestralità ingenua, è impossibile poter andare (a meno che...qualche sessuologo di una remota università della terra riuscisse ad asserire il contrario dop'averlo sperimentato di persona sulla propria pel...sul proprio corpo, ovvero sul suo punto g se sia una donna o su quello di un suo simile di genere opposto se trattasi, invece, d'un uomo). Mentre, oltre il punto k, che contraddistingue appunto una fase di stallo in un ménage di qualunque natura e qualsiasi tipo (tra cui, evidentemente, quello classico dato dal matrimonio tra un uomo ed una donna oppure tra due individui dello stesso sesso, che siano uomini o donne poco importa), si potrebbe pure andare: in molti, ad onor del vero, lo hanno fatto, lo fanno e lo faranno a loro rischio e pericolo perché...ma le conseguenze di un siffatto comportamento quali sono? A niuno è dato sapere quali ‐ e quante ‐ possano essere di volta in volta, perché ogni singolo caso fa storia a sé e perché trattasi di storie di (e tra) esseri umani: il motivo, infatti, è che oltre quel punto (quello k) non vigono leggi specifiche dettate da codici di comportamento, usi, consuetudini e/o abitudini di sorta; oltre...colà vige l'ignoto nel senso vero del termine e l'imponderabilità del destino su cui non è possibile metter bocca (come potrebbe accadere, ad esempio, nel caso del punto g!) od agire. Dopo quel fatidico punto, a nulla serve affidarsi alla stella polare per proseguire a navigare sul mare della vita e orizzontarsi nei suoi meandri; quella stella che tanto cara fu, nel corso della storia della marineria e dei viaggi, ai naviganti...ci vorrebbe, piuttosto, una buona stella (anzi, una stella buona che faccia da paciere, veggente, psicologo e...tuttofare, insomma!). Ora, tra Christine ed il marito non c'era più nulla: neanche la mortale noia a intromettersi nelle loro esistenze che si trascinavano sul binario della monotonia. Quei due si ignoravano da tanto, troppo tempo e l'assurdo della situazione era che non provassero fastidio nel farlo. Lei si dimenava tra una serata di gala all'Astoria o alla Guggenheim Foundation di cui è socia, ed il bridge con le amiche a Chelsea. Il marito invece imperterrito continuava nella sua routine, nonostante tutto, tra una causa milionaria vinta e qualche scappatella con l'amazzone giovane di turno, a cui ‐ immancabilmente ‐ regalava poi un costoso gioiello o offriva la promessa di presentarla a qualche amico regista o direttore d'una casa d'alta moda. Una volta giunta a casa, Christine si svestì in tutta fretta e fece una doccia gelata; poi preparò un drink e si distese sul letto con la luce spenta: trascorse la notte interamente insonne...aveva negli occhi ancora quanto era accaduto alla sua amica ma continuò a riflettere anche su sé stessa. Non sopportava più di vivere quella situazione, non voleva tirare avanti a quel modo: dentro di sé ne era consapevole all'ottava potenza e se ciò fosse successo sarebbe potuta entrare, secondo lei, nel vortice dell'oblio e forse, chissà, giungere alla soglia dell'autodistruzione. Ma non poteva finire così, non lo voleva e...era troppo forte il desiderio di vita in lei! A Christine per nulla interessava il punto k, non voleva oltrepassarlo perché troppo rischiosa quella strada e piena di incognite, ma neanche quello d'incontro col marito per porre fine all'impasse che li attanagliava ed uscire da quella situazione insieme. A dire il vero lei anche aveva tentato, qualche tempo addietro, la carta del "viaggio", ‐ dei viaggi turistici ‐ come fanno in molte, alla sua età e con i suoi soldi ma dopo...al terzo, al quarto (o al quinto, forse!) decise di dire basta perché la carriera di viaggiatrice impenitente, solitaria ed annoiata, di certo non li si addiceva neanche un pò: s'era resa conto di non essere tagliata per rincorrere un treno in una anonima stazione di provincia, prendere al volo un aereo in uno scalo super affollato né per circumnavigare il globo a bordo di una enorme e chiassosa nave da crociera. Erano cose, quelle, da cui pensò di sentirsi avulsa e a cui mai avrebbe fatto il callo. Lei era abituata ad altro (sempre era stato così nella sua vita, sin da giovane ed almeno all'inizio del matrimonio con Jack)...passione, sesso, sentimento, attrazione reciproca: un turbinio di emozioni ed ogni sfaccettatura dell'amore, insomma; da vivere in maniera intensa, accesa, incalzante...quello che non ti chiede mai nulla e non ti da respiro. Il mattino seguente a quella notte, tanto insolita ma anche importante per lei e per la sua vita, Christine parlò al marito come non faceva da tanto, pronta a non tornare indietro e senza rimpianti di sorta. Quello era appena rientrato da una notte altrettanto sveglia...campale coi suoi amici e colleghi di lavoro. Ma la stette ad ascoltare. La donna fece:
‐ Jack, ho deciso!
‐ Cosa, cara? ‐ La chiamò ancora una volta con quell'aggettivo, in maniera sarcastica, evidentemente! (in effetti, era da molto che non lo faceva e...quella fu la penultima volta che avvenne).
‐ Io mi fermo quì! Siamo giunti al capolinea! ‐ rispose Christine. L'uomo aveva ben capito a cosa alludesse la moglie (non a caso: era un matrimonialista!) e non se lo fece ripetere ancora. Rispose per le rime.
‐ Va bene, cara! Domani dirò ad Elsa (era la sua segretaria da dieci anni: sua ex amante, anche!) di preparare il necessario. Vedrai, sarà tutto rapido ed indolore per entrambi! Ascoltate queste parole, Christine lasciò l'appartamento e non vi fece più ritorno, mentre le sue cose li furono spedite tramite un corriere qualche settimana più avanti. Lei non consegnò mai le chiavi di casa al marito (l'appartamento in cui dimoravano era solo di Jack, la donna ne possedeva però uno tutto suo): le gettò, due o tre giorni dopo, nell'East River. Jack, però, fu di parola: preparò una separazione consensuale (i due si rividero solo una volta ancora, nello studio di Jack, a Manhattan, per firmare le carte) e senza colpa perché le differenze inconciliabili tra loro e la perdita di affetto a cui l'unione era giunta furono dovute in egual misura ad entrambi. Anche Christine, da par suo, fu molto conciliante ed accondiscendente visto che non tenne conto degli inciampi...ménage extra‐coniugali a cui spesso il marito andava incontro: li considerò come fossero incidenti di percorso che fisiologicamente e per inerzia, quasi, avvengono...strada facendo. Jack presentò istanza al giudice che accolse le richieste in toto, anche quelle relative alla spartizione di beni e proprietà dei due in comune. La donna decise di dare un taglio netto a tutto ciò ch'era sta...col suo passato, per lo meno quello degli ultimi anni di matrimonio; e pensò bene di farlo dandosi alla bella vita: in fondo, per lei sarebbe stata proprio bella e "nuova". Cambiò in breve il suo modo di fare, di porsi e di vestirsi. Per prima cosa prese ad indossare ‐ in luogo dei suoi tailleurs classici e sobri e delle sue camicette e gonne eleganti e firmate ‐ jeans alla moda e pantaloni di pelle attillati, magliette o canottiere aderenti sopra cui portava giacconi di pelle, stivaloni scuri: il tutto condito con collane di varia foggia e dimensioni; eppoi si tinse i capelli facendoli ancor più be...biondo platino di prima, con una venatura ramata ai lati. Quegli abiti indossati e quei capelli così fatti non li stavano affatto male, tutt'altro: se mai, esaltavano ancor più le sue forme da cinquantacinquenne d'assalto, rendendo giustizia al suo bel culo e ai suoi seni ancora sodi e quasi perfetti, come...una ragazzina. Christine non passava di certo inosservata: non lo faceva ora come neanche prima!
‐ Sei un tipo che "spacca"! ‐ li diceva sovente il marito. ‐ Lo farai comunque e dovunque, sempre! ‐ Lo sostenevano pure tutti i suoi amici e le sue amiche: aveva ragione Jack e avevano ragione gli altri perché, in fondo, il fascino e la bellezza non lo danno gli abiti indossati, neanche la sensualità ed il sex‐appeal del resto. Comprò poi una scintillante spider decappottabile rossa a bordo della quale si spostava la sera e di notte. Prese a frequentare i locali e le discoteche alla moda della città: quelli popolari, quelli vintage e chic, ma anche quelli più versatili, più squinternati e pericolo...malsani. Faceva "conquiste" occasionali e borderline, accalappiava tutto quanto li venisse a tiro, come una mantide bionda: sulla lunghezza d'onda, cioé, della sua fica e del suo culo, a seconda di chi avesse preso; sia uomini che donne, etero e gay, bisex, trans e travestiti, anche drag qualche volta. Si accoppiava sovente e volentieri con qualcuno ‐ e qualcuna ‐ di loro, singolarmente o a coppia: non aveva affatto la puzza sotto il na...al sedere! Sembrava una donna rinata, sprizzava voglia da ogni poro del suo corpo. Una sera, in estate, (era il 28 di luglio, la vigilia del suo compleanno: caldo torrido e afa terribile come spesso accade durante la bella stagione a New York), da "Henrietta Hudson", bar lesbo sulla Hudson Street al West Village, conobbe una ragazza coi capelli castani lunghi legati dietro e gli occhi scuri: indossava una canottiera rosa e una gonna cortissima; era senza reggiseno e non portava mutandine, Cristine lo notò di primo acchito. Aveva una rosa rossa tatuata sull'avambraccio sinistro e una piccola farfalla colorata di giallo e di verde sul polso destro: era davvero molto sexy e sembrava un tipo stravagante e fuori dal comune, anche lei. Le due si incontrarono con lo sguardo e si presero sin da subito, come fossero due calamite vaganti ognuna in cerca del polo di attrazione reciproco. Fu la ragazza a presentarsi, nonostante fosse molto più giovane di Christine. Le si avvicinò e disse:
‐ Piacere, sono Pamela!
‐ Ciao, Pam! ‐ replicò la donna. Parole semplici ed essenziali, quasi scarne e...dopo alcuni minuti ed un drink ingurgitato all'unisono le due erano a bordo dell'auto di Christine: alla donna era capitato già di abbordare un'altra donna, in quattro e quattr'otto, era però la prima volta che lo faceva con una ventenne e per giunta con un bel culetto proprio come piacevano a lei! Guidò come una forsennata: aveva voglia di quella ragazza e del suo corpo giovane e provocante. In men che non si dica (poco più di dodici, tredici minuti al massimo) le due donne giunsero a casa di Pam, un accogliente quadrilocale ben tenuto sulla quinta avenue, vicino Union Square. La giovane viveva da sola, da un paio di mesi, dopo che la sua amica Lorraine, studentessa di architettura alla Cooper Union, era andata via per maritarsi. Era arrivata a New York due anni avanti dalla località di Metairie, sobborgo di New Orleans, in Louisiana. Lasciò i genitori, lì, volendo tentare l'avventura nella grande e sconfinata metropoli. Non appena giunse a New York, la sera prima del Labor Day, in settembre, conobbe una ragazza creola, Ester, al Bus Terminal sulla 57esima, che li presentò Lorraine. Inizialmente fece la cubista, per un po', in vari locali al Village, poi l'inserviente in un grande condominio ordinario sulla Lincoln Avenue, di fronte ad High Rock Park a Staten Island. Adesso lavora come cameriera, tutte le notti escluso il sabato, da "Julius'", al West Village: guadagna bene, a sufficienza per pagarsi da vivere e potersi divertire in una grande città, caotica e costosa come New York. Appena furono entrate in casa, la ragazza accese la luce nel piccolo corridoio davanti a loro e mise subito a suo agio Christine:
‐ Accomodati, dai! ‐ disse gentilmente. ‐ Fa pure come se fosse casa tua! Ma Christine non rispo...non diede tempo a Pamela di dire altro né di fare nulla. Le si avvicinò come un felino, poi li prese il viso con entrambe le mani, lo portò alla sua bocca e cominciò voluttuosamente a baciarla: quella non oppose resistenza, desiderava la stessa cosa in fondo! Le due donne poi si spostarono in camera da letto. Fecero l'amore tutta la notte: con la luce accesa, Pam aveva paura del buio. La mattina dopo Christine si alzò per prima, di buon'ora. Chiese all'altra:
‐ Uova con bacon e toast imburrati?
‐ Sì, grazie, Chris! ‐ Le rispose sorridendo. L'aveva chiamata a quel modo, la chiamava così come se si conoscessero da una vita. Era bastata una notte d'amore, la prima tra loro, affinché accadesse: il suo Jack non lo aveva fatto mai, in venti anni di vita trascorsi insieme! Christine aveva già deciso, lo aveva fatto dentro di sé un'attimo dopo aver ascoltato quelle parole. Preparò con calma la colazione e la portò alla ragazza che nel frattempo si era seduta sul letto. Le porse il vassoio e poi, dopo averla fissata negli occhi, per un sol momento, disse:
‐ Staremo assieme...d'ora in poi! Pamela non replicò, neanche toccò cibo. Si alzò dal letto di scatto e corse nel soggiorno a vestirsi. Prese poi alcuni abiti dal guardaroba, li intrufolò alla rinfusa in una vecchia borsa di canapa blu e si mise sull'attenti davanti all'altra, esclamando:
‐ Eccomi, sono pronta! Christine, la quale aveva capito che anche l'altra lo...avesse fatto, da par suo disse:
‐ Anch'io, andiamo! Si presero così per mano (Cristine stringeva la mano sinistra dell'altra con la sua mano destra) e di filato si avviarono all'ascensore, dopo che Pam aveva sbattuto la porta di casa in maniera volutamente fragoro...col botto: voleva chiudere, anche lei, col suo passato, darci un taglio (simbolicamente) nonostante che ‐ al contrario di quello dell'altra ‐ esso non fosse stato "nero", però, tinteggiato di fosche tinte; tutt'altro! Quella porta chiusa a quel modo, tuttavia, se la lasciò alle spalle sapendo che non l'avrebbe più riaperta. Dopo trenta, trentacinque secondi appena (l'appartamento di Pam è al terzo piano) l'ascensore toccò terra: quando si aprirono le porte le due, che si tenevano ancora per mano, si avviarono al portone; uscirono poi in strada e si infilarono, come la sera prima era accaduto, nella spider di Christine posteggiata trenta metri più avanti. La donna mise subito in moto e poi disse:
‐ Sai, Pam, nessuno lo aveva fatto sino ad oggi!
‐ Cosa? ‐ domandò l'altra.
‐ Nessuno mi aveva chiamato a quel modo, come hai fatto tu, prima. Sono felice che lo abbia fatto...hai soltanto trent'anni meno di me, in fondo, ma sai già come trattare una donna! Grazie!
‐ Di nulla, Chris! ‐ disse nuovamente la ragazza. ‐ Da adesso lo farò sempre, vedrai! ‐ Christine, allora, mentre guidava staccò la mano destra dal manubrio e la pose per un attimo dolcemente su quella sinistra di Pam. Poi la tolse e riprese a guidare, con entrambe le mani: in direzione...era diretta al suo attico favoloso che possiede a Long Island, due passi soltanto da Astoria Park di fronte allo shoreline dell'East River (non disse nulla, però, all'altra: voleva metterla dinanzi al fatto compiuto...una sorpresa gradita, pensò tra sé!). Dopo aver imboccato a tutta bir..velocità la quattordicesima est, Christine svoltò a sinistra sulla Roosevelt Drive che costeggia l'East River: la percorse in pochi minuti sino a che non arrivò all'altezza del Queens Midtown Tunnel; pagò il pedaggio e in breve, dopo aver ancora svoltato alla sua sinistra, si trovò sul Vernon Boulevard che conduce a casa. Altri dieci minuti ancora e...le due erano arrivate. Christine indicò all'altra dove erano dirette: lo fece usando il medio della mano destra (è la che portava ancora la fede nuziale!). Pam le dette un bacio sulla guancia sinistra e poi sussurrò:
‐ Andiamo! Le due uscirono dall'auto, dopo che Christine l'aveva posteggiata nei pressi dell'attico. Si presero per mano ed andarono. Sono ancora insieme, ora, dopo due anni da quel giorno. Jack invece ha continuato a vivere come prima; si dedica sempre ‐ dopo il lavoro ‐ al golf, alle riunioni al circolo e alle sue...scappatelle, che hanno smesso di essere extra matrimoniali: ora sono solamente extra!
Taranto, 2 dicembre 2020.