Storie allo specchio - Lara e Zeno
Nello specchio l'immagine cambia, dai campi di un piccolo paese rurale ad una via qualunque di una città qualunque, fatta di palazzi e cemento.
Una ragazza, è Lara, cammina con passo deciso dentro i suoi scarponcini logori, una borsa a tracolla racchiude quella parte di mondo che non può restare a casa, in quella borsa è racchiusa la sua storia.
Cammina di fretta, quasi correndo.
Dietro di lei ci si perde, ci si perde in questo mondo senza colore, gli occhi incollati alla sua schiena.
Forse ha un appuntamento.
La seguo tra vie e case grigie tutte uguali, le serrande chiuse in attesa che i lavoratori tornino finalmente a casa, la sera. Case prive del profumo di un dolce appena sfornato, di un soffritto sfrigolante, di risate di bambini. Sembra un mondo nel quale siano stati rapiti gli abitanti… solo asfalto… e i nostri passi.
Lara entra in un portone e bussa con decisione alla prima porta a destra, una porta uguale a tante altre in quel palazzo, ma la scritta disegnata con un pennarello, “WE ARE HUMAN”, indica che lì dietro c’è qualcosa di più.
Zeno apre la porta e saluta Lara con un bacio sulle labbra.
Zeno ha capelli ramati con riccioli tutti arruffati, chiude la porta.
Davanti a quella porta, come un eroe con la vista a raggi X si può vedere tutto quello che accade dentro la casa.
Ovunque nella stanza ci sono pile di volantini, un grosso tavolo la domina, è di legno grezzo, è stato dipinto con bombolette di mille colori e sembra un enorme tappeto colorato su cui sono appoggiati libri, carte e lattine di birra vuote rovesciate.
Si siedono su un divano verde sgangherato che ha visto parecchie discussioni e forse anche qualche notte d’amore. Le loro voci si intrecciano entusiaste, si accavallano le parole e a fatica si riesce a cogliere il senso di quel frenetico discorso.
I loro occhi non si lasciano mai, le loro mani non smettono di sfiorarsi un attimo.
Zeno prende i capelli di Lara, li attorciglia piano sul dito, li annusa, Lara ride e si appoggio sulla sua spalla.
Ci si sente quasi dei ladri in questa loro intimità, ladri di immagini, di questo giovane amore di ventenni, senza consenso si osservano e si entra nel loro mondo.
Lara è bella con i suoi lunghi capelli biondi intrecciati, è colta, impegnata, desiderosa di fare la differenza. Si muove come una ballerina, con quell’eleganza di chi è avvolta da un prezioso tutù invece che da jeans strappati.
Zeno, parla con un lieve accento slavo, eredità di un paese che ha lasciato. I suoi occhi sono gemme che brillano e illuminano la stanza.
Lara, ogni giorno esce dalla sua antica casa in centro, prende la metro per venire qui da Zeno in periferia. La sua famiglia borghese le ha donato la libertà di essere ciò che vuole senza doversi nascondere dentro un abito firmato.
Lara suona pianoforte e le sue mani si muovono armoniose su tasti bicolore e ogni musica la porta qua da Zeno, ogni nota scorre dalle sue dita a quelle di Zeno e la melodia dei loro orizzonti è ciò che ne ispira la vita.
La madre di Zeno è un medico ma ha dovuto cercare altrove un futuro e per farlo ha tolto il suo camice per mettersi al servizio delle persone più fragili. Una madre tanto forte quanto delicata, Zeno ne è molto orgoglioso, il suo esempio lo ha spinto a creare l’associazione “We are human” proprio qui in questo angolo di città, lontano dallo sfavillio delle vetrine, dalle file per i musei o dalla movida nei locali.
Qui dove c’è casa.
Qui dove la gente esce presto al mattino e torna tardi la sera dopo molte ore di lavoro, dove le persone usano parole diverse per comunicare a seconda dei paesi che hanno dovuto lasciare.
Qui dove i confini non esistono, dove i colori della Terra si mescolano.
Lara e Zeno si sono conosciuti durante una manifestazione universitaria, Lara studia per diventare mediatrice culturale invece Zeno sogna di essere un bravo avvocato.
Lara si è innamorata di Zeno, ma anche della sua storia, di sua madre, della sua terra e Zeno ha accolto l’idea che essere borghesi non vuol dire per forza vivere al di sopra dei bisogni degli altri.
Lara gli ha insegnato che il denaro può anche diventare il motore che traina una società civile e civilizzata, educata all’altro e non solo concentrata su sé stessa.
Insieme hanno voluto creare questa associazione proprio qui, scoprendo che donare è la più grande occasione per ricevere.
Ora stanno guardando la cartina del Laos, desiderano fare un viaggio, per crescere e mettersi ancora una volta al fianco degli ultimi.
Partiranno durante le vacanze estive e andranno ad aiutare un’altra piccola associazione che si occupa di donne e bambini, di scuola e di diritti.
Perché viaggiare è soprattutto conoscenza e la conoscenza è empatia e l’empatia unisce nella sofferenza, quindi viaggiare può diventare la possibilità di porgere le proprie braccia verso altre braccia per diventare più forti e motivati a costruire qualcosa insieme.
Lara e Zeno si baciano, ci si sente intrusi ma non si riesce a smettere di guardare i loro volti così giovani e appassionati.
Mi sento una cascata
scorro e rincorro boschi e vallate
gocce mi bagnano, il sole mi asciuga.
Voglio essere attraversato da questa vita che mi circonda. Voglio che in ogni momento io possa dissetare,
essere pura fonte.
Scorro e corro verso di te aspettami lì dove la terra ci ha voluti, ci ha sognati, ci ha creati.
Chissà quanti Lara e Zeno ci abitano accanto.
In questo tempo fatto di immagini del telegiornale, immagini sempre uguali, guerre, violenze e in mezzo donne, bambini, persone che soffrono, quanti Lara e Zeno ci vorrebbero per alleviare tanto dolore.
Dallo specchio arriva una musica, Lara e Zeno stanno ballando dentro la stanza.
Una storia, questa, su cui fermarsi a riflettere, riflettere sui giovani, così bistrattati ed invece così consapevoli di ciò che è giusto fare, se solo il mondo glielo lasciasse fare.
Ma l’atmosfera nello specchia è già mutata e ci si trova in riva al mare un mare tranquillo e trasparente...