Straccetto Spelacchiato
Riconosco che il titolo di questo racconto può lasciare perlomeno perplesso il lettore ma c’è una ragione per cui il buon (mica tanto) Roberto aveva qualificato così il ‘fiorellino’ della consorte. Perché disprezzare così platealmente quello che era stato per molti anni il suo più gioioso divertimento? Un motivo c’era: Matilde, la ‘padrona’ si rifiutava di concederlo ulteriormente perché, giunta in menopausa di sesso non si interessava più al contrario del marito sessantenne che ancora…Nel suo sito Roberto, come sua presentazione aveva scritto: ‘Sono nonno bomba che mangia, beve e, talvolta tromba!’ Risposta acida della consorte: “Vuoi trombare? Comprati uno strumento a fiato!” Pure la presa per i fondelli ma Roberto aveva le sue buone ragioni, da giovane aveva fatto atletica nel gruppo Fiamme Gialle ed il suo fisico anche se un po’ appesantito, con qualche capello in meno e con qualche ruga in più era ancora vigoroso (e voglioso). A chi rivolgersi per sfogare le sue ‘sane’ voglie, alla femminuccia a lui più vicino, una delle tre C cosiddette pericolose: cugina, compare e cognata, scelse quest’ultima, Elisabetta più giovane della consorte ancora pimpante ne valeva la pena. C’era un problema, il marito siciliano puro sangue era gelosissimo della consorte ed anche pericoloso, era alto e massiccio. Roberto a titolo di sfottò gli aveva dedicato dei versi che vi riporto, li ritengo spiritosi (scusate l’autoincensamento). Titolo: ‘Salvo e la gelosia.’ “Ti vedo inquieto, stralunato, sospettoso verso la tua partner. La gelosia è un mostro dagli occhi verdi che schernisce la carne di cui si nutre, Shakespeare docet. È un sentimento degli dei pagani verso gli uomini, gli dei non gradivano che i mortali si ‘facessero’ le loro femminucce. È una proiezione della propria insicurezza verso gli altri, è tipica di una mente debole, invidiosa, immatura. È la profezia di futuri tradimenti, il tuo lato non tanto nascosto, dea velata ed oscura che arde dentro di te. Se ad un cocktail noti gli sguardi assatanati degli invitati maschi attratti dalle grazie della tua amata, non accendere la sigaretta dalla parte del filtro, ti intossicheresti ancora di più! Se non possiedi te stesso non puoi possedere una donna, Il tuo simbolo? Le Erinni vendicatrici. Cerchi di vincolare la tua partner? Non puoi incatenare un raggio di sole! Una moglie laida non potrebbe sconfiggere la tua gelosia: ti farebbe becco per dimostrare che anche lei…Se osservi delle foto della tua signora fasciata in un succinto bikini la quale, sorridente offre agli astanti la visione di un rigoglioso, prosperoso e lussureggiante belvedere non devi lamentarti affermando: non dovevi farlo non spiegando a chi ti riferisci: ‐ alla consorte troppo…generosa, ‐ al fotografo che ha guadagnato da quelle foto, ‐ all’allupato, abbagliato spettatore che sbilucia le immagini. Il tuo persecutore più odiato? Andronico 1° imperatore di Bisanzio che codificò le corna facendo appendere quelle dei cervi da lui cacciati sulle mura dei palazzi appartenenti ai mariti cornificati. Per le protuberanze frontali di cui tanto ti adombri rivolgiti agli dei pagani Dionisio e Pan, loro ne sanno qualcosa. Prova a voltare pagina, sdraiati su un morbido giaciglio con musica romantica in sottofondo, chiudi gli occhi ed immagina la tua amata che, languidamente emette piccoli ululati di piacere nascosta sotto il corpo di un robusto maschione e che (la consorte) ti sussurra: sto con lui ma è come se giacessi con te, la mia gioia è pure la tua…ammira la sua faccia tosta! Ecco come dovrebbero andare le cose, lei sarebbe più tranquilla e felice, tu ci guadagneresti perché una moglie allenata è come un’atleta, rende di più! Ed infine non pensi che i miei consigli andrebbero ricompensati? Ti prego metti una buona parola con la tua amata a mio favore, te ne sarei tanto grato!” V’è piaciuta penso di si al contrario del marito cocu. A questo punto vorrete sapere come è finito il corteggiamento a mia cognata? Prima vi trascrivo un’ode che ho dedicato al suo ‘fiorellino’ e con cui ho tentato di infrangere la sua resistenza, titolo: ‘A tata la magica’: “O magica Tata, regina di goduria, meravigliosa dolce compagna delle mie notti insonni appari a me timida, riservata, deliziosa seminascosta in un morbido cespuglio. Ondeggi deliziosamente quando la tua padrona passeggia, invisibile in quel momento, sicura del tuo fascino erotico. Ti immagino, ti vedo, ti sento. Il tuo silenzio è assordante, sei dispensatrice di felicità che stravolge i miei sensi. Parla alla tua signora, dille dei miei fremiti, del tremore che mi assale al pensiero della tua esistenza, dille di essere generosa, sarò il suo eterno schiavo. Mi basterebbero anche dei baci, dei piccoli morsi per inebriarmi della tua intensa fragranza, ti terrei fra le mie labbra succhiandoti dolcemente, lungamente sinché un interminabile fremito non verrà a svegliarti dal sonno con dolci sussulti riversando nella mia bocca un fiume morbido, inarrestabile, profumato. Così ti sogno ma il sogno diverrà mai realtà? Tutto il mio essere te lo chiede, al solo tuo pensiero sento le mie viscere stringersi, il cuore battere velocemente, il respiro diventare affannoso. Ti prego dà un segno positivo al tuo sconsolato e fiducioso innamorato, abbia pietà ed anche un po’ di comprensione, cazzo!” Alla lettura del sonetto Elisabetta ha riso di cuore ed io ho pensato, ricordando IL detto francese: ‘femme qui rit est déjà dans ton lit’, tradotto: ‘donna che ride è già nel tuo letto.’ Allora tutto bene? Ma quando mai: “Sei simpatico e spiritoso ma non sei il mio tipo, mi dispiace!” Affranto, a capo chino come un pinguino al polo Roberto si ritirò nella sua stanza ricordando la canzone: ‘Sono un uomo veramente sfortunato, sono nato disgraziato…’