Susi Aoki la sensuale
Per noi occidentali le giapponesi hanno da sempre avuto un fascino particolare non solo per i loro occhi a mandorla ma soprattutto per loro movenze promettenti di piaceri sessuali fuori del comune. Suki Aoki (già dal nome!) era una nipponica particolare, di statura superiore alla media delle sue connazionali aveva altra particolarità, essere poliglotta, l’italiano era la sua lingua preferita insieme all’inglese ed al francese, lunghi capelli castani, vita da ‘vespa’. Ovviamente attirava l’attenzione dei maschi italiani. La baby di professione interprete dimorava in Sicilia, a Messina dove aveva conosciuto Alberto giovane fusto della Trinacria, fra i due subito sbocciato un grande amore. L’Albertone era il figlio di un proprietario di un garage‐officina sito in via Consolare Pompea, sopra il garage un vasto appartamento arredato in stile moderno, Alberto aveva una stanza per sè. Papà Armando rideva delle scappatelle del figlio: “Anch’io ai miei tempi…” Il passaggio di Suki metteva in subbuglio la parte maschile dell’officina: “Ragazzi boni, non avete mai visto una donna?” “Non come quella padrone!” I primi tempi della liaison tutti baci ed abbracci, passaggio delle serate in discoteca dove in seguito Alberto non andava più volentieri, i maschi inscenavano una canea intorno a Suki, meglio una passeggiata nel lungo mare ed, in caso di tempo cattivo la televisione. Pian piano Suki si stancò della vita che conduceva, in officina conobbe un distinto signore in Lamborghini, auto da oltre 300 km. all’ora e di 400 €uro. “Amore mio, il commendatore Rodolfo mi ha invitato a provare la sua auto, una Lamborghini fantastica, ti dispiace se vado a provarla con lui, non fare il gelosone, potrebbe essere mio padre!..” ‘Mio padre un cazzo pensò Alberto quello è il classico uomo che ottiene senza chiedere’ pur tuttavia non si oppose. Quella sera ore passavano molto a rilento, di Suki nemmeno l’ombra, si fecero le tre. “Caro son qua, siamo arrivati sino a Milazzo, ho guidato io, l’auto è una magnificenza, mi sentivo una principessa.” ”Forse pensavi ad una principessa sul pisello.” “Ma che dici mai a quello non gli tira più.” Alberto non approfondì, era inutile comprese però che la sua situazione nei confronti di Suki era cambiata, non si può trattenere un uccello abituato a volare, se ne fece una ragione e si abituò all’idea di condividere con altri i ‘favori’ della bella giapponese che con lui era sempre affettuosa. Passa un giorno, passa l’altro…il prode Anselmo non ci entrava nulla, gli avvenimenti si susseguivano veloci: Alberto prese in mano l’officina paterna cui si rivolgevano i conduttori di auto da rally che gareggiavano in tutta Europa, Suki la sua professione di interprete. Venne fuori che Rodolfo era un manager di spettacoli di varietà, Suki cominciò a passare del tempo a provare un musical che prima di essere rappresentato già veniva reclamizzato sui manifesti come spettacolo di gran lustro, prima donna: una giapponese, titolo: ‘Suki la sensuale’. Alberto fece appena in tempo di rientrare a Roma dalle 24 Ore di Le Mans, dopo essersi riposato mezza giornata, non trovando Suki in casa, su indicazione del portiere dello stabile andò al botteghino del cinema Alhambra, acquistò un costoso biglietto in prima fila, fece appena in tempo a sedersi che l’orchestra attaccò una musica tipica giapponese, dietro gran sfarzo di luci. Un contorno di ballerine occidentali, in alto svolazzo di palloncini variamente colorati poi finalmente la promessa giapponese con maschera sul viso, irriconoscibile, Alberto però la riconobbe in Suki, era in costume ridottissimo, le luci dall’alto ne mettevano in evidenza seno scoperto ed una minigonna,. Cambio di direzione delle luci, spente quelle dall’alto accese quelle dal basso che misero in bella vista un pube nudo tipo foresta che mandò in visibilio i maschi spettatori sino alla fine del balletto, grandi applausi. Suki con un inchino si ritirò dietro le quinte. Alberto pensò che fosse nel suo camerino, perse un po’ di tempo nel cercarlo tempo ma quando lo trovò Suki era sparita, se ne fotté del ‘VIETATO ENTRARE’, trovò su una étagere un biglietto: ‘Per Alberto’. “Sei stato e sarai per sempre l’unico mio grande amore, non mi cercare ritorno nella mia Parigi.” Stranamente la P era stata scritta sopra un’altra lettera dell’alfabeto cancellata. Si era presentato anche Rodolfo: “Mon ami Suki è diventata ‘uccel di bosco!” È un detto che dei forti colpi nella vita se ne risentono gli effetti solo dopo molto tempo, così accadde ad Alberto cui al’inizio l’immagine della giapponese comparve come sfuocata ma sempre presente, l’unico suo svago il lavoro. Un caso fortuito l’incontro in officina con un calligrafo Gustavo Mantoni. Alberto lo pregò di attenderlo, andò in camera sua, recuperò il biglietto di Suki e: “Che ne dice della cancellatura? Probabilmente l’estensore l’ha cancellata per non far sapere la vera località dove si stava recando, mi lasci lo scritto, andrò in laboratorio per ulteriori accertamenti.” Dopo tre giorni: “La lettera scritta e poi cancellata è senza dubbio una n, auguri.”Il cervello di Alberto andava a mille all’ora, quale città poteva essere la n, molto probabilmente Nizza ma…unIca soluzione un investigatore privato. Alberto era passato varie volte davanti un locale con sopra un cartellone ‘ INVESTIGAZIONI PRIVATE – Brando Santolini. La mattina successiva si recò dal titolare signor Brando, un tale circa sessantenne cui comunicò il suo problema di rintracciare una persona in Francia “Forse è un po’ difficile.” “Mon ami, per la ditta Santolini nulla è impossibile, si tratta di sghei come dicono a Milano, questo è mio figlio Alvaro che potrebbe venire con lei in Francia, ci pensi bene, si tratta come si dice in gergo di cercare un ago in un pagliaio.” Forte stretta di mano, Alvaro sembrava un giovane in gamba. “Ho qui fuori la mia Luxus, vediamo come la guida. “A me in romanesco me chiamano Arvaro er Corsaro…” Alvaro lo dimostrò subito sgommando in partenza. “Va bene sei Vertappen, ti accompagno a casa tua, domattina partenza per Nizza. Valige nel bagagliaio, navigatore satellitare puntato sull’hotel Little Palace scelto da Alberto a naso, risultava vicino ad una spiaggia. Velocità di crociera, Alvaro aveva compreso il volere del ‘capo’, passaggio vicino ai caselli di Arezzo, di Firenze, di Livorno, a Pisa brunch – poi Genova ed infine Nizza. Al Little Palace due inservienti aiutarono i nuovi giunti a portare i bagagli in camera, ottima cena con specialità francesi, complimenti al cuoco. Orlando il concierge si mostrò molto disponibile, era un italiano emigrato da tempo in Francia. Alle richieste di Alberto si mise a disposizione. “Una signora giapponese e sua figlia a Nizza sono conosciute un po’ da tutti. Sono qui da molti anni, la madre è la vedova di un signore benestante molto conosciuto morto d’infarto, di solito va in spiaggia passando in via Pairolière, è una traversa de la Promenade des Anglais, segua questa via, la troverà presto. Informazione ricompensata con altra generosa mancia. Dopo circa venti minuti lo stabilimento balneare Coco Beach. Ricompensa all’addetto che fornì notizie circa una signora giapponese che stava facendo il bagno nei pressi. Alberto col cuore in gola: “Sei come Pallade Atena che esce dal mare.” Suki ricadde all’indietro in acqua. Le si avvicinò una ragazza: “Maman ques’est il passè?” Quattro statue i marmo, per prima si riprese Suki: “Andiamo in cabina Alberto vorrei parlare con te a quattr’occhi.” Alvaro saggiamente sparì dalla circolazione non Beatrice la figlia perplessa ed incazzata. “Cara questo è Alberto un amico di Roma di molti anni addietro, a casa potremo capirci meglio.” “E tu intendi portarlo a casa nostra!” La disputa era fra madre e figlia, Alberto uscì dallo stabilimento e si mise in attesa con Alvaro dinanzi alla Lexus.Madame e mademoiselle dopo un po’ uscirono dalla cabina, “ I signori si accoderanno alla nostra Giulia.” “Via Dante, vedo che sei rimasta affezionata all’Italia…chiedo scusa della battuta, stiamo rovinando la mia venuta a questo punto mi domando se gradita o meno.” “È sempre valido quello che ho scritto nel mio biglietto di addio, adesso pensiamo più prosaicamente a riempire il pancino.” “Mamma con questi signori io non mangio, non li conosco né ho voglia di conoscerli.” “Vedo che di colpo hai imparato l’italiano, se ami la storia dell’arte quando verrai a Roma ti farò visitare tutti i monumenti ma se non ti interessa la capitale italiana…”Alberto non finì la frase, Bea era sparita in camera sua. I tre non si fecero intimidire dalle paturnie della franco‐giapponese Bea era giovane, ci sarebbe stato tempo…Suki comprese che doveva prendere in mano la situazione, conosceva il carattere tetragonale di sua figlia, ci voleva un impatto violento per cambiare la situazione. “Caro ho cambiato la situazione dei nostri posti letto, tu occuperai quello che era di Beatrice poi…” Alberto comprese che era una macchinazione, previde casini a non finire ma non si tirò indietro. Stanco si addormentò subito, fui svegliato da un urlo seguito da: “Mamma c’è un uomo nel mio letto, chi cacchio è?” “Tuo padre o quello che lo dovrebbe essere.” Il lettone materno fu la meta finale della ragazza che non riuscì a prendere sonno, maledisse a lungo la situazione, proprio a lei doveva capitare…La mattina tutti a far colazione come se nulla fosse successo, i tre si stavano abbuffando di pasticcini e cappuccini, fecero finta di non notare la presenza di Beatrice che si sentì presa in giro, si rifugiò in giardino dove resistette sino all’ora di pranzo, capitolò abbracciando la madre: “Sei sicura che è mio padre…io ne avevo già uno e poi un italiano, lo sai che non li ho mai amati!” Alberto domattina vai con Bea in ospedale, con l’analisi del sangue finirà questa storia e poi non è detto che potrebbe venir fuori un fratellino ovvero una sorellina…” Bea comprese che era stata sconfitta su tutta la linea, in fondo Alberto non era così antipatico…