Ti piace la carne alla griglia?

La centrale di polizia sembrava una stazione ferroviaria. Le
ferie e i permessi erano stati sospesi e i turni prolungati. I telefoni a
disposizione della popolazione per segnalare avvistamenti o crimini
suonavano in continuazione ma per la maggior parte si trattava di
indicazioni inutili di cittadini in buona fede o di mitomani in cerca
di un momento di notorietà. Decine di automobili avevano
pattugliato ininterrottamente le vie cittadine, fino ad allora senza
risultato. Il tenente Blackwater non dormiva ormai da ventisei ore
e cominciava a essere irritabile.
«È possibile che questa maledetta pazza sia scomparsa? State
tenendo sotto controllo tutte le telecamere? Non dormite ai
terminali!». A ogni scrivania del Distretto era stato assegnato un
poliziotto che monitorava parte di un quartiere urbano. Gli agenti
non si allontanavano dal video nemmeno per le necessità
fisiologiche; per andare in bagno dovevano chiedere a un collega di
osservare il monitor al loro posto.
«Non possiamo permetterci di lasciare in libertà
un’assassina seriale. La popolazione è in pericolo. Prima o poi
apparirà su uno di questi schermi o arriverà la segnalazione giusta
e noi saremo pronti e la prenderemo». Il tenente era appena
rientrato da una conferenza stampa dove aveva chiesto la
collaborazione dei giornalisti per catturare Harriet Howard‐
Holmes. Aveva voluto che durante i telegiornali fossero indicati dei
numeri telefonici per segnalare alla polizia la presenza della
detenuta in fuga, aveva raccomandato che nessuno l’avvicinasse nel
tentativo di fare l’eroe ricordando l’efferatezza e la pericolosità
della ricercata.
La fotografia di Harriet Howard‐Holmes veniva mostrata in
tutti i notiziari. E la gente chiamava, purtroppo nella maggior parte
dei casi inutilmente segnalando rumori sospetti, fantomatici
individui che osservavano nel buio le loro abitazioni, persone che
sicuramente stavano prendendo di mira le loro famiglie. C’erano
poi le consuete segnalazione da parte di vari maghi e sensitive che
si offrivano di mettere a disposizione della polizia le loro facoltà
medianiche, spesso a buon prezzo, per risolvere la situazione. Il
primo indizio era sempre gratis, quasi tutti avvertivano una
presenza malvagia... e sai che scoperta!
James Blackwater, Jim per gli amici, aveva una pessima
opinione di chiaroveggenti, indovini e medium. «Questi ciarlatani
in cerca di facili guadagni ci fanno perdere un sacco di tempo!
Stoppate le loro telefonate! Ci fosse uno che ha previsto per
quest’anno l’epidemia mondiale che c’è in corso! Se davvero hanno
questi poteri perché nessuno ha predetto che nel 2020 sarebbe
scoppiato il contagio di Covid19? Si potevano salvare tante vite!
Sapete perché? Perché sono tutti imbroglioni! È possibile che
ancora qualcuno di voi si lasci incantare? Siamo poliziotti! Ci
servono fatti concreti, non sensazioni e stupidaggini simili!».
Jim Blackwater si teneva in piedi a furia di caffè che le
agenti del centralino, a turno gli portavano. Era un buon poliziotto,
dedito al suo lavoro e un ottimo capo. Sapeva incoraggiare la
squadra e spronarla quando fosse necessario.
I suoi collaboratori lo stimavano e le colleghe speravano di
coinvolgerlo in una relazione più stretta.
Era un quarantacinquenne in splendida forma fisica e
decisamente bello. Biondo, grandi occhi castani sovrastati da folte
sopracciglia chiare e pelle olivastra. Una bellezza naturale perché
lui non faceva assolutamente nulla per coltivarla. La mattina
carburava a fatica e il solo farsi la barba era un impegno.
Riusciva a essere perfettamente sveglio e operativo dopo il
secondo caffè che di solito prendeva alla macchinetta della stazione
di polizia. Ora, con la barba di due giorni e i capelli un po’ arruffati
suscitava l’ammirazione delle colleghe e non passava inosservato
alle donne che capitavano in Centrale per i più diversi motivi. Lui
non ci faceva caso o meglio: non se ne accorgeva proprio. Quando
era immerso nel lavoro esisteva solo quello, con disappunto
dell’universo femminile. Aveva avuto una relazione pluriennale con
una donna che lo aveva afflitto con una morbosa gelosia.
Pretendeva di sapere dove fosse ogni momento che non
trascorrevano insieme, gli controllava il cellulare e l’ossessionava
con telefonate continue.
Jim aveva cercato di rassicurarla, era stato al suo gioco
sperando che lei si tranquillizzasse ma il comportamento maniacale
della compagna non era migliorato, anzi, col tempo, era divenuto
sempre più ossessivo e soffocante e la vita del tenente era
diventata un vero inferno. Ne era uscito con fatica. Lei lo aveva
stolkerato a lungo e Jim aveva pazientemente sopportato le
molestie finché, gradualmente, erano definitivamente cessate. Il bel
tenente non ci pensava proprio a perdere, di nuovo, la libertà
faticosamente riconquistata.
Adesso era stanco e aspettava uno spunto qualunque che lo
mettesse sulle tracce dell’evasa in fuga. Attendeva che una
telecamera cittadina inquadrasse la criminale, che un avventore di
bar o ristorante la riconoscesse e segnalasse la presenza nel suo
locale; sperava tanto di non doversi recare sulla scena di un altro
efferato delitto. Jim contava anche sulla possibilità che qualcuno
avesse ingaggiato Edgar Hanssen, l’investigatore privato che li aveva
aiutati più volte a catturare Harriet Howard‐Holmes. Piuttosto
esoso come parcelle ma decisamente efficace. Erano ormai passate
quasi trenta ore dall’evasione e sicuramente sarebbe accaduto
qualcosa, nel bene o nel male.
La Polizia, in quel periodo, non stava facendo una gran bella
figura. Ogni volta che un detenuto evadeva da un carcere e si stava
avvicinando il periodo delle elezioni, ogni agente si sentiva posto
tra l’incudine e il martello. Da un lato c’era l’opinione pubblica,
fomentata dalla stampa. I giornalisti avevano l’obiettivo di vender
più copie possibile o accaparrarsi l’audience migliore e,
sostanzialmente, in questo consisteva far bene il proprio lavoro.
Per raggiungere i loro obiettivi e portare in redazione uno
scoop degno di tale nome, ogni giornalista si impegnava braccando
gli agenti in divisa, pedinandoli e prendendo appunti sul loro
operato. La polizia si trovava nella spiacevole condizione di
svolgere le proprie mansioni col fiato sul collo di una pletora di
giornalisti con tanto di telecamera e microfono o di cittadini
infuriati. Dall’altro lato c’era la politica. Ogni sindaco effettivo o
candidato che intendeva essere eletto sapeva benissimo che una
stretta dal punto di vista della “sicurezza” contribuiva a far schizzare
verso l’alto l’indice di gradimento e la possibilità di essere votati
nelle consultazioni elettorali.
Questa situazione da tutti contro i poliziotti, anziché uniti
contro l’evasa, portava a esacerbare gli animi delle forze
dell’ordine che finivano per lavorare calcando eccessivamente la
mano anche in frangenti in cui ciò non era affatto necessario.
L’eccesso nell’uso della forza contribuiva ad aumentare la
pressione nei confronti della Polizia e, quindi, si dava vita a un
circolo vizioso, in cui ognuno dava il suo piccolo contributo a
peggiorare le cose proprio per il forte desiderio di volerle
migliorare.
Jim Blackwater soffriva in modo particolare questa
situazione. Una persona con cui amava discutere le azioni
d’intelligence da compiere era l’archivista Arthur Seymoor. Questi
aveva decine d’anni d’esperienza e la sua stessa conoscenza delle
strade di New York, tuttavia, poteva vantare una migliore rete di
informatori sparsi in tutto il Paese. Con una scusa, il tenente passò
in archivio a portare un bicchiere di caffè e una ciambella glassata
al suo amico di vecchia data.
«Se mi porti una ciambella devi aver voglia di chiedermi
qualcosa. Dico bene?», chiese Seymoor con un sorriso a trentadue
denti.
Blackwater sospirò. Conosceva bene il suo esperto collega.
«Mi sono sempre chiesto perché hai deciso di seppellirti in archivio
con tutte le tue qualità».
Seymoor afferrò il caffè e cominciò a bere. Poi, prima di
addentare la ciambella rispose all’amico. «Sai benissimo che non
sono portato per correr dietro ai delinquenti e alle pallottole».
Chiaro. Deciso. Senza fronzoli.
Blackwater annuì.
Sapeva benissimo che il collega aveva scampato un agguato
tesogli dai membri di una gang della città. Quel giorno se l’era vista
molto brutta.
«Ho bisogno del tuo aiuto», confessò candidamente.
«Lo avevo intuito», ribatté Seymoor. «Vuoi che ti metta in
contatto con qualche mio informatore?».
«Lo apprezzerei molto, Arthur», disse quasi con tono di
supplica.
«Ti costerà molto più di un caffè e una ciambella», replicò
Arthur scherzando.
Blackwater riprese a sorridere. «Ti piace la carne alla
griglia?». (Da Lockdown)