Trianta Emeron
Il mese di luglio faceva sentire tutto il suo potenziale in fatto di caldo. Un famoso detto marchigiano recitava: ‘Se voi patì le pene dell’inferno vai a Jesi d’estate e a Cingoli d’inverno’. Era luglio ed Alberto si trovava a Jesi, per evitare ‘le pene dell’estate’ di notte aveva accesso al minimo il condizionatore e si era ‘rifugiato’ sotto il lenzuolo per evitare problemi respiratori. Non aveva alcuna voglia di spostarsi da quella posizione ma sentendo la campana di una chiesa che comunicava che erano le nove si decise, un balzo, via dal letto e poi sotto la doccia. Il buon Albertone non era di buon umore, trentenne, scapolo, proprietario terriero di recente era stato abbandonato dall’ultima conquista, Ada piccola nel nome ed anche nella statura ma grande a letto. La sua posizione preferita? Lo ‘smorcia candela’. Il detto è copiato da un aggeggio che si usa in chiesa per spegnere le candele, tradotto la ragazza si posizionava sopra l’amante e si moveva in verticale, in orizzontale in circolare finché raggiungeva insieme ad Alberto orgasmi multipli: una professionista della ‘goderecciata’. La tecnologia era stata usata dalla baby per comunicare ad Alberto il suo ‘ritiro dalla scena’, insomma lo aveva abbandonato scrivendo sul telefonino un laconico ‘Ciao’. Alberto rimpiangeva le sue prestazioni ma, guardandosi in giro capì che era facile rimpiazzarla. In pantaloncini corti, infradito e canottiera uscì di casa per andare da Giorgio l’amico giornalaio. “Alberto non mi dire che fa caldo!” “Caro Giorgio, da finanziere sopra Domodossola ho provato d’inverno i dieci gradi sotto zero, giurai a me stesso che non mi sarei mai lamentato del caldo, dammi la Gazzetta dell’Adriatico e buona sauna!” La sua villa in viale dei Colli era un Paradiso, circondata di prati verdi e di alberi di alto fusto con al centro una vasca con pesci tropicali ed una fontana con ‘l’enfant qui pisse’. Era stata ereditata da Alberto dai genitori di recente deceduti, tra poco sarebbe giunta Mariola, la donna di servizio, Dario ormai sessantenne, era al suo posto di giardiniere. Sbracato sul divano del salotto Alberto prese a sfogliare svogliatamente il giornale: solite notizie spiacevoli di morti, guerre, uffa le apprendeva già in televisione. Gli annunci economici erano più attraenti soprattutto quelli di donnine disponibili. Stavolta però c’era qualcosa di differente: ‘Villaggio per naturisti ‘Cap Mervelleux’ in Francia, se interessati richiedere dépliant.’ Alberto ricavò dal computer il dépliant che prescriveva: ‘Soggiorno tutto compreso da €.2.000 al giorno per trenta giorni, €.60.000 anticipati rimborsabili in caso di soggiorno interrotto o di decisione del capo villaggio.’ Alberto voleva provare qualcosa di differente rispetto alle affollate spiagge di Falconara o di Palombina, aderì alla richiesta inviando €.60.000 all’Iban indicato. La fedele Jaguar X type lo condusse in due tappe al villaggio francese. Al suo arrivo fu accolto calorosamente dal capo villaggio monsieur Laurent che in italiano (ma parlava anche francese, tedesco, inglese e spagnolo) disse ad Alberto che, al loro arrivo ad ognuno sarebbe stato consegnato un depliant con le regole del villaggio e successivamente, sistemati tutti nelle relative stanze secondo i propri desiderata, alle venti ci sarebbe stata una riunione nel salone con gli ospiti senza vestiti, gli unici che dovevano indossarli erano gli impiegati del villaggio. Ad Alberto,essendo single, era stata assegnata una camera con due letti ed una toilette, alcuni potevano usufruire di un letto matrimoniale se già in coppia, in futuro qualora si fossero formate nuove coppie si potevano mutare le sistemazioni, per ogni spiegazione occorreva rivolgersi sempre al capo villaggio che volle precisare che era un solo un consigliere e non un ‘despota’. I vecchi clienti non ebbero problemi nel mostrarsi senza veli non altrettanto i nuovi, soprattutto le signore che all’inizio camminavano con la mano sul pube suscitando l’ilarità dei naturisti puri. Laurent: “Signori il pranzo è alla carte, ognuno può scegliere il cibo preferito come pure il vino che, non me ne vogliate, ma vi consiglio di consumare con moderazione.” Un applauso e poi i camerieri cominciarono a girare fra i tavoli per raccogliere le ordinazioni. In tutto gli ospiti erano trentuno, quel numero fece pensare ad Alberto che qualcuno fosse ‘scompagnato’, che fosse proprio lui? Fu l’ultimo ad arrivare ad un tavolo dove era stato aggregato con tre coppie francesi che si presentarono: Daniel con Andrèa, Louis con Sylvie, Lucas con Angèle. “Je suis Alberto, je connnais quelques mots de français ma je préfère ma langue, l’italien.” Rispose Daniel: “Sono anni che veniamo in questo villaggio, siamo diventati un pó tutti poliglotti, va bene l’italiano.” Il cibo era raffinato: caviale con champagne freddo al punto giusto, ostriche ed altri frutti di mare come patelle, telline e aragoste, evidentemente lo chef pensava di dovere dare un ‘aiutino’ ai maschietti di difficoltà sessuali. A proposito di sesso era rigorosamente vietato farlo in pubblico. Alberto notò subito la beltade di Andréa: grandi occhi verdi, bocca carnosa, seni non molto grandi come di suo gusto, capelli castani con mèches ramate a chignon poi sparsi sulle spalle. Il suo interessamento fu notato dagli altri commensali che presero a ridere, Alberto si scusò pensando di essere stato troppo invadente ma fu lo stesso Andréa che alzandosi in piedi: “Mon ami che ne dici di questo coso?” Andréa era un travestito, transessuale o shemale che dir si voglia. Sconcerto di Alberto che: “Sono di mentalità ampia, anche i trans sono persone piacevoli.” “Si ma tu ci verresti con me?” “ In quel posto sono ancora vergine e ci voglio restare!” ” Risate da parte dei commensali che, finita la cena presero a ballare dopo che le luci erano diventate soffuse. Alberto preferì lasciare i compagni di cena, guardando le coppie notò due ragazze dai capelli cortissimi che ballavano fra di loro. Ambedue brune avevano la pelle bianchissima, strano che non avessero preso il sole, si era in estate. Quando si sedettero Alberto, incuriosito, si avvicinò e: “Si je suis de plaisir j’amairais danser avec l’une de vous.” “Spiacente signore noi siamo italiane, al massimo conosciamo il latino.” “L’ho studiato al classico ma è meglio la nostra lingua, io sono Alberto.” “Noi…Rossana e Sabina.” Alberto rimase un attimo interdetto, perché quella pausa nel dire il proprio nome ma poi si mandò a quel paese da solo. Poi: “Sinceramente devo confessare che il ballo per me è solo una scusa, da un insegnante di ballo sono stato paragonato ad un orso quindi voglio evitarvi qualche pestata di piedi e se mi permettete mi seggo al vostro tavolo.” Un assenso col capo da parte delle due. “Su un giornale alle note di psicologia ho letto dei consigli por rompere il ghiaccio ma penso che la cosa migliore sia quella di essere sinceri: ho trenta anni, nessun legame fisso, le mie incombenze consistono solo nel controllare il lavoro effettuato dai contadini sui miei terreni…a proposito scusate un attimo.” Al telefonino chiamò il suo fattore: “Franco sono in Francia pensa tu a tutto.” “Come al solito, com’è la fauna locale?” “È internazionale, buon lavoro.” “Il suo amico le ha domandato che ragazze ci sono in giro, vero?” Chi aveva parlato era Rossana. “Congratulazioni per la sua perspicacia, è il mio alter ego negli affari ma pensiamo a noi, che ne direste, sempre che ve la sentiate, qualcosa di voi?” La prossima volta, preferiamo conoscere le sue avventure che pensiamo…” “Non esageriamo non sono un tombeur des femmes; conseguita la licenza classica mi sono arruolato nella Guardia di Finanza che, per premio, mi ha trasferito in alta montagna sopra Domodossola. Passati e tre anni di ferma, che mi era servita per evitare la leva militare, mi sono congedato e, dopo la morte dei miei genitori son diventato ricco e fannullone, ho trenta anni di età” Sabina: “Un apprezzamento per la sua sincerità, la nostra storia è complicata, come detto da Rossana ne parleremo un’altra volta, anche se il ballo non è il suo forte proviamoci, mi servirà per abbracciarlo cosa che sinceramente gradirei.” “Vorrei darti del tu per dirti sinceramente che la tua pelle ha un profumo particolarmente piacevole, un po’ fuori dell’ordinario, in parole povere un profumo di donna come dal celebre omonimo film.” “Non ho visto il film ma ti ringrazio per il complimento.” Nel frattempo ‘ciccio’ profumo o non profumo aveva alzato la testa, Sabina se ne era accorta e prese a ridere. “Se ti dico che sei il primo uomo che…” “Credo alla tua sincerità anche se la cosa mi sembra fuori del comune, ‘ col tuo permesso ‘ciccio’ lo sollazzeremo un’altra volta.” “Un ballo anche con Rossana che senza parlare gli fece gli occhi dolci, le due demoiselles erano da coltivare.” Alle due di notte: “Ragazze ho percorso millecinquecento chilometri con la mia Jaguar, col vostro permesso mi ritiro.” “Ho capito, ci hai fatto conoscere che hai una macchina di lusso, congratulazioni, noi non abbiano la patente ma…” “Ben lieto di farvi i prossimi giorni l’istruttore di guida, bonne nuite.” Alberto amava risolvere i misteri ma questo era di difficile soluzione: due ragazze capelli quasi rasati a zero, pelle bianchissima che non ha mai visto il sole, dove erano vissute sino ad ora e soprattutto perché avevano scelto il campo dei nudisti, non sembravano tanto ‘evolute’ in fatto di sesso. Finito di porsi domande senza risposte Alberto sprofondò in un sonno profondo sino alle undici di mattina, aveva saltato la prima colazione e lo stomaco aveva dei borborigmi. Un panino col prosciutto crudo italiano e poi alla ricerca delle due che non erano in giro in quanto le stesse avevano voluto immergersi in acqua non profonda in quanto digiune di nuoto. Fecero una gran festa ad Alberto che le seguì e si ‘beccò’ addosso una gran quantità di acqua, si rifece alla grande abbracciandole prima singolarmente e poi in coppia, intorno a loro ognuno si ‘faceva i fatti suoi’ ma chi si non faceva i fatti suoi era ‘ciccio’ che stavolta non voleva sentire scuse ed uscì dal costume prontamente rimesso a cuccia. “Non abbiamo mai visto un membro maschile e quindi capisci la nostra perplessità, dopo pranzato potremo ‘confessarci’ ma non in senso religioso, abbiamo capito che sei un tipo affidabile ed…anche piacente.” Alberto mangiò poco spinto da ‘ciccio’ invece affamatissimo, situazione ben compresa dalle due signorine che si facevano matte risate. ‘Ciccio’ pensò di punirle per la loro presa in giro ma come? Rossana: “Alberto nella mattinata i vicini della tua camera se ne sono andati e noi abbiamo ottenuto di occuparla, c’è un letto matrimoniale.” “Mie care amo le due piazze in questo caso tre… vado a farmi una doccia ed al ritorno…” Al ritorno Rossana e Sabina erano sdraiate di schiena sulle sponde del letto, al centro lo spazio per Alberto che, occupatolo non sapeva come comportarsi. Per non saper né leggere né scrivere come si diceva una volta, prese a massaggiare loro la schiena sino ai piedi sin quando alle ragazze aumentò la pressione erotica, giratesi, presero a baciare Alberto piacevolmente schiavizzato ma quando giunsero allo ‘zozzone’. Alberto le avvisò della sua abitudine brutta o buona a seconda dei punti di vista di ‘spargere’ il suo seme. La prima ad essere ‘attenzionata’ fu Rossana che dopo chiuse la bocca non sapendo che fare, Alberto le porse un asciugamano, dopo stessa situazione per Sabina. Dopo il post ludio Alberto: “Ritengo che sia il momento opportuno di svelare la vostra storia che credo un po’ particolare.” “Rossana: le nostre famiglie abitano a Cupramontana in quel di Ancona. I nostri genitori, soprattutto le mamme sono molto religiosi ed hanno cercato sin da piccole di inculcarci le loro idee. I bambini sono come la carta assorbente e noi ci siamo convinte di essere sulla strada giusta, tanto convinte da farci condizionare da un predicatore di passaggio che la vita monacale era il massimo per una donna. Abbiamo preso i voti con gran festa di tutti i parenti ed amici ed abbiamo iniziato a far parte delle suore di un monastero di clausura. Ben presto però ci siamo accorte che, con la scusa delle preghiere venivamo schiavizzate. Ad ognuna di noi veniva assegnata una stanza spoglia per dormire sino alle quattro del mattino quando dovevamo andare in chiesa a cantare il mattutino poi lavori manuali più impegnativi per noi in quanto eravamo novizie, la superiora aveva il vizietto di amare oltre che Dio anche le femminucce, il confessore, anziano ma maligno voleva sapere tutto sulla nostra vita intima, per non parlare del cibo piuttosto scarso soprattutto nei giorni di digiuno. A mezzo del vecchio giardiniere, unico maschio che poteva entrare in convento, facemmo pervenire alle nostre madri due lettere affermando che la vita monacale non era in sintonia con la nostra natura e che avevamo scoperto di non aver alcuna vocazione. Grande disperazione delle nostre genitrici che, anche dietro suggerimento del loro confessore decisero il nostro ritorno in famiglia. Da immaginare il disagio che regnava in casa ed allora abbiamo deciso di allontanarci per un po’ di tempo, abbiamo un buon gruzzolo ereditato dalle nostre nonne e così, dopo aver letto gli annunzi economici abbiamo deciso di adottare uno stile di vita lontanissimo dai principi che ci avevano inculcati ed eccoci qua. Un particolare: in convento di notte avevamo paura del buio e ci rifugiavano a turno nella stanzetta l’una dell’altra e, a letto capitava di baciarci e talvolta anche…” “Io non solo vi assolvo dai vostri peccatacci ma vi invito a farne di maggiori e più…consistenti!” Alberto, da buon astrologicamente vergine pensò bene di prendere precauzioni e prima di…”Signor Laurent vorrei chiederle un favore.” “Sono a sua disposizione.” “Mi occorrono trenta condom.” Il capo villaggio non fece una grinza, alzò solo un sopracciglio dell’occhio sinistro e il giorno seguente si presentò ad Alberto con un pacchetto con l’intestazione di una farmacia. “Ecco a lei, lo consideri un mio regalo personale e…auguri!” Rossana e Sabina ne avevano sentito parlare ma non li avevano mai visti, se li rigiravano nelle mani.” “Sei sicuro che funzionano, non siamo ancora pronte a …” “Permettetemi di essere volgare, voi pensate solo ad allargare le cosce, al resto…” Rossana volle essere la prima. Alberto aveva messo un CD particolarmente romantico, mise in atto tutta l’esperienza erotica cominciando dal cunnilingus e dolcemente all’immissio penis; la prossima signora strinse i pugni, un dolore sopportabile ed in fondo anche del piacere che la lasciò senza forze, Sabina volle essere presente anche per conoscere quello che la aspettava. Il giorno dopo fu la sua volta, in seguito alle due ragazze sembrava di vivere in un altro mondo, si sentivano vere donne, più consapevoli, più…I rimanenti giorni passarono molto veloci, alla loro partenza in Jaguar furono salutati dal capo villaggio sorridente che aveva compreso la situazione. La prima notte furono tutti a casa di Alberto con curiosità da parte dei vicini. II giorno seguente Rossana e Sabina telefonarono alle genitrici dicendo di essere a Jesi ospiti di un amico. Le due signore si consultarono con gli occhi e: “Care ragazze che ne direste di rientrare al natio borgo selvaggio, vi aspettano due mamme ansiose di rivedervi, ci mancate da morire.” Il giorno seguente la Jaguar condotta da Alberto entrò nel cortile della abitazione delle mamme in trepidazione. Grandi baci e abbracci e poi Rossana: “Mamma questo è Alberto, l’abbiamo conosciuto in Francia e ci ha dato un passaggio sino a casa sua, che ne dici di pranzare insieme poi Alberto tornerà a Jesi dove abita.” Le due signore andarono in un’altra stanza e confabularono a lungo poi inaspettatamente: “Care Rossana e Sabina siamo anziane ma non ancora rimbecillite, che ne dite se dopo mangiato andiamo tutti e cinque ospite del vostro, sottolineiamo vostro Alberto, sempre che ci si possa entrare tutti in auto.” Le due signore avevano dimostrato sia una notevole perspicacia e, per amore materno nei confronti delle figlie anche una mentalità molto aperta che meravigliò sia Rossana che Sabina che abbracciarono le loro madri, un bel quadretto familiare anticonformista. Dopo circa un anno di poliginia da parte di Alberto, in una clinica di Ancona nacquero due bellissime bambine alle quali furono imposti i nomi delle due nonne: Sara ed Anna, nomi che avevano qualcosa di biblico, la religione era stata in parte salvata! Il significato della statua sita sulla fontana del giardino di Alberto, ’l’enfant qui pisse’ è una favola belga che racconta di un bambino che salvò Bruxelles facendola pipì sulla miccia di una bomba che stava per scoppiare, talvolta anche una pisciata…