Tu scendi dalle stelle
Era la vigilia di Natale quando Ricky arrivò, e non era ancora mezzanotte.
Ecco perché in quella casa, per la prima volta, il Bambinello… nacque con un piccolo ritardo. Eppure, nella grotta, già da quindici giorni, una soffice bambagia era pronta ad accoglierlo. Per lo stesso motivo perfino i doni sull’albero avrebbero aspettato un bel pezzo prima di essere scartocciati…
‐ Nonna, lui ha fatto cadere le salsicce. ‐ bisbigliò la bambina più piccola cercando di non farsi sentire, ma il fratello scattò: ‐ E lei ha rotto l’ala dell’angioletto celeste!
‐ Non è vero, non è vero, lo sai che era già così! Bugiardo! ‐ gridò la bambina battendo i piedi dalla collera e guardando con occhi di sfida il fratello.
Si avvicinò la nonna a passi lenti, con i suoi occhialini rotondi, il grembiulino azzurro dalle tasche sempre piene di utili cianfrusaglie e i capelli ancora abbastanza scuri raccolti sulla nuca, dai quali scappava il solito fermaglio.
‐ E’ piccola, va ancora all’asilo, lei. Tu invece sei un ometto, un ometto che sa già leggere e scrivere… e che sta imparando bene anche la tabellina del tre. Tu sei la gioia della nonna tua. ‐ disse, mentre gli occhi le diventavano lucidi.
Con la pazienza in volto, la nonna riappese le salsicce al piccolo gancio, sull’uscio del macellaio.
‐ E ora… tu hai spostato la lavandaia! ‐ l’accusò il ragazzino.
‐ Hai ragione. ‐ ammise la nonna ‐ Adesso la rimetto al suo posto io, davanti al lavatoio come prima.
‐ Non piangere. ‐ disse poi alla piccola ‐ Ho sistemato tutto: il vostro presepe è bellissimo. ‐ Le passò una mano sotto il mento e le baciò i bei capelli lucidi.
‐ Papà… ‐ disse lei. La vecchietta la guardò e la rassicurò con un sospiro impercettibile: ‐ Viene più tardi.
‐ Mi annoio. ‐ si lamentò il bambino.
Proprio allora la bambina più grande si mise a cantare con passione, davanti al presepe, “Tu scendi dalle stelle”. Gli altri due cominciarono a cantare con lei.
‐ Bravi! Che belle vocine, e come l’avete imparata bene! ‐ esclamò la nonna compiaciuta tornando sui suoi passi. Allora il bambino raccolse abilmente "a pugno" le mani davanti alla bocca ed emise un accompagnamento come di zampogna.
‐ Bravi. Bravi tutti e tre. Maria, lascia stare un momento la cucina, vieni a sentire anche tu… ‐ chiamò la vecchietta.
La mamma arrivò subito e fece loro tanti complimenti. Poi la bambina più grande si mise ad ammirare la magia delle palline colorate che luccicavano sull’albero e ispezionò da vicino, uno per uno, i pacchetti con curiosità.
‐ Lei vuole accendere le luci dell’alberello! Quelle si accendono quando arriva papà! ‐ gridò allora il fratellino.
La nonna e la mamma si guardarono senza dire una parola.
Il bambino scrutava ogni tanto dalla finestra, ma il papà non arrivava. Controllava i movimenti dell’ascensore, ma niente. Eppure… l’anno precedente lui era arrivato parecchio tempo prima della mezzanotte, aveva fatto gli auguri e si era fermato a casa finché i doni non erano stati tutti aperti.
‐ Ma quando arriva papà? E’ già tanto che non viene più a trovarci!
Nessuno gli rispose.
‐ Uffa, uffa… è tardi! ‐ strillò sempre più impaziente.
Gli occhi della più piccola cominciavano a perdere espressione, le palpebre, di tanto in tanto, le si abbassavano. Era stanca di aspettare. ‐ Forse… ‐ balbettò all’improvviso ‐ sarà morto.
‐ Che dici? Ma come ti vengono queste idee? ‐ gridò la mamma terrorizzata. Le due rughe a fianco alla bocca erano più profonde, quella sera. Cercava di mascherare la sua amarezza e la sua angoscia: come lo avrebbe detto ai bambini che il papà non sarebbe arrivato? Cercava perciò solo di distrarli, di trovare qualunque espediente purché non pensassero a lui. Almeno quella sera. Aveva passato la notte insonne ad avvolgere con amore i regalini e ad appenderli all’albero come un buon Babbo Natale, pregustando la gioia dei suoi piccoli nell’aprire i pacchetti a mezzanotte.
La nonna le fece segno di tacere: ‐ Tutto si aggiusta. ‐ la consolò, e si asciugò gli occhi di nascosto.
‐ Io e la mamma ‐ disse ad alta voce ‐ torniamo un attimo in cucina, stiamo finendo di preparare gli strùffoli*. Siete contenti?
La bambina più grande lo sapeva che il papà non sarebbe arrivato. Lo aveva saputo poche sere prima. Stava leggendo il Corriere dei Piccoli nell’ingresso. L’uscio di casa era socchiuso e attraverso lo spiraglio vedeva la mamma che accendeva il braciere sul finestrone del pianerottolo. Ogni tanto le belle scintille scoppiettanti salivano verso il cielo blu e lei si divertiva ad osservarle. Vide anche strane nuvole scure correre sulla faccia bianca della luna, allora la bambina si avvicinò silenziosa alla porta per ammirarle meglio. Fu in quel momento che sentì la vecchietta, vicina di casa, dire sottovoce alla mamma: ‐ Ma come può farlo, signora Maria? Andarsene così…
La mamma le spiegò che il papà si sarebbe trasferito fra giorni, ormai aveva deciso. Se ne andava a vivere con lei a Milano… Lei… la doveva conoscere già da un paio d’anni.
‐ … Lei… ‐ terminò con un sospiro la mamma ‐ ha una figlia della stessa età della nostra prima bambina.
‐ Gesù, che dite? Con tre figli veri! Con tre figli suoi! Come può abbandonarli? ‐ aveva commentato la vicina.
La bambina grande, ora che sapeva tutto, non desiderava che il papà arrivasse, quella sera. Non lo aspettava. Che le importava più rivederlo se lui preferiva un’altra bambina?
‐ Vieni, ‐ disse alla sorellina ‐ ti faccio una bella pettinatura. ‐ e cominciò subito a intrecciarle i lunghi capelli davanti allo specchio.
‐ Brave, fra poco nasce Gesù. ‐ disse la mamma passando.
‐ Ma quando apriamo i doni? ‐ domandò subito il bambino.
‐ Presto. Ormai… manca meno di un’ora alla mezzanotte.
‐ E allora… perché non arriva ancora papà?
Ora il bambino non si riusciva più a tenere.
‐ Su, giochiamo un po’ a tombola, mangiamo qualche dolcino… Oppure il panettone che vi piace tanto!… ‐ tentò la nonna.
‐ No, no, no.
A quel punto lui faceva troppi capricci: ‐ Voglio questo, voglio quello!…
Voleva anche andare a salutare un amichetto nell’altra scala dell’edificio.
‐ E va bene. Ma un momento solo! ‐ disse decisa la mamma ‐ Anzi, domanda se domani mattina vengono tutti a messa con noi. E quando entri ricordati di salutare…
‐ Noi ti guardiamo dalla finestra. Torna subito! ‐ gli raccomandò la nonna. Ma il bambino era già schizzato fuori, smanioso di novità e di compagnia.
La vecchietta cinse le spalle della nipotina più grande. Lei, con un movimento rapido, portò via il vapore dal vetro creando un grosso cerchio trasparente attraverso cui si misero ad osservare insieme il cortile.
Ma il bambino non passò, non si diresse verso l’altra scala. Un istante dopo, infatti, con una spinta vigorosa alla porta, era già bell’ e rientrato in casa. Si avvicinò in fretta al tavolo e rovesciò il contenuto della tasca sul piano di cristallo. Una pallottolina di velluto marrone.
‐ Oh, che cosa hai portato? ‐ si preoccupò la nonna.
‐ Venite tutti a vedere! ‐ gridò lui, gonfio di emozione.
‐ Com’è piccolo! Un cagnolino! ‐ esclamò la bambina grande.
‐ Un cucciolo. ‐ precisò lui ‐ Era sullo scalino a piano terra, da solo. Piangeva e tremava.
‐ Bello della nonna, perché l’hai preso? Questo è troppo piccolo, questo ha bisogno della mamma, non sa mangiare, questo muore… ‐ brontolò subito la vecchietta.
Un sorriso dolce illuminò invece il volto stanco di Maria, pronta sempre a regalare un po’d’amore a chi ne avesse bisogno. Lei non si arrendeva mai.
‐ Povera bestiolina, che coraggio abbandonarlo con tutto questo freddo… Ma chi sarà stato… ‐ disse prendendolo in una mano e tentando di riscaldarlo.
‐ Certo qualche persona. ‐ spiegò la bambina più grande ‐ La sua mamma non l’avrebbe mai fatto…
‐ Su, ‐ disse con slancio Maria ‐ cerchiamo un contagocce, proviamo a dargli un po’ di latte caldo.
Come lo appoggiò sul piano del tavolo, il cucciolo divaricò tutte e quattro le zampette e finì col pancino sul cristallo. Che buffo! Non stava ancora in piedi. Si mise a strisciare girando su se stesso e dondolando la testa. La sua vista doveva essere ancora debole. Cominciò a guaire. La mamma lo riprese nella mano.
‐ Non ha coda! Sarà nato così. ‐ osservò la bambina maggiore.
‐ E’ vero. Chissà come diventerà da grande!…
‐ Cambierà, cambierà. Come voi bambini. Anche il suo pelo forse diventerà più lungo, e magari... più chiaro o più scuro.
‐ Riccio?
‐ Chissà…
‐ Poi imparerà ad abbaiare!
‐ E queste belle orecchiette? ‐ aggiunse la bambina più piccola toccando appena appena con la punta dell’indice uno di quei minuscoli triangolini.
Il cucciolo sembrava guardarsi intorno smarrito, i suoi occhi dall’espressione innocente erano di un bel colore celestino. Il musino rotondo e piccolissimo… portava già un accenno di baffetti.
Arrivò la nonna con il contagocce e con un secchiello di latte caldo. La mamma ne portò un sorso alle labbra: ‐ La temperatura è giusta, ma adesso vediamo se lo beve!…
La bambina più piccola, con le guancia di fuoco e gli occhioni luminosi, aspettava in silenzio. Non aveva più sonno, ora.
Il cucciolino, con un accenno di sbadiglio, lasciò vedere per un istante anche la sua linguetta rosea.
‐ E’ proprio bellissimo! ‐ esclamò la grande.
Un sorriso di soddisfazione affiorò in quel momento sul volto di Maria:
‐ Succhia! Succhia! Credo che si salverà. E’ un bel maschietto.
‐ Ha fame, mangia. Però… trema ancora, poverino! Prepariamogli un lettino e cerchiamogli un nome. ‐ sussurrò con tenerezza il bambino.
‐ Non penserete per caso di tenerlo! ‐ esclamò la mamma mentre già le giungeva un piccolo coro entusiasta: ‐ Sììììì!
Lei lo sapeva. Certo, un cucciolo come quello era il più bel regalo che nella notte incantata Babbo Natale potesse fare ai suoi bambini.
‐ Speriamo che non diventi troppo grande, magari un bestione!… ‐ si lamentò la nonna alzando le spalle.
‐ Ci vorrà un collarino con un guinzaglio per portarlo fuori! ‐ si preoccupò la nipotina maggiore.
Poi si misero a fare proposte sul nome da dare al nuovo arrivato:
‐ Rintintin, Kim, Boby, Lassie, o forse meglio…
‐ E’ più carino Billy!
‐ Idea! ‐ gridò finalmente il bambino ‐ Chiamiamolo Ricky, come il cane della mia maestra!
L’idea piacque subito a tutti.
La nonna sorrise, i nipotini erano riusciti a trovare un accordo senza litigare! Bruciò una pigna sul braciere ed ecco diffondersi nella stanza un gradevole profumino di incenso. In quel momento si udì il colpo di un fuoco d’artificio. Il cucciolo sobbalzò.
‐ Ma voi… sapete che ore sono? ‐ esclamò all’improvviso la vecchietta guardando l’orologio ‐ Mezzanotte e un quarto!
‐ Davvero???
‐ …E i regali? Non vi dimenticherete i pacchetti sull’albero, quest’anno… ‐ incalzò la nonna che ormai non vedeva l’ora di andarsene a letto.
‐ Oh, no! Prima però… bisogna mettere il Bambinello nella grotta. ‐ stabilì la più grande, e intonò di nuovo con ardore “Tu scendi dalle stelle, o re del cielo…”
La piccola famiglia si raccolse contenta intorno al presepe: il bue e l’asinello erano pronti a riscaldare Gesù, gli angioletti osannavano, i Magi si avvicinavano in groppa ai cammelli guidati dalla magnifica cometa, i pastori svolgevano le loro piccole, normali occupazioni.
In quel Natale di gioia, anche il cuccioletto Ricky ora dormiva sazio e tranquillo nel suo caldo cestino.
- Uno dei dolci più tipici del periodo natalizio a Napoli.