Tutto sopra mia madre
Mia madre, Pace.
Avrebbero potuto chiamarla Irene, o Pacifica, ma sarebbe stato troppo semplice…
Mio nonno, Antonio, buonanima, era stato prigioniero di guerra in un campo di concentramento tedesco e ne era tornato vivo e tutto intero. Immagino che il nome di mia madre venisse da li.
Il caro nonno Antonio era originario di un paesino della zona tra Enna e Palermo dove il cognome Averna e’ noto e diffuso. Si esatto, il nome del famoso “amaro” ‐ non fatemi dire di piu che se no faccio pubblicita occulta e questa non e nemmeno tanto occulta ‐ viene da li.
Solo che nonno Antonio di cognome non faceva Averna. No, lui di cognome faceva Eterna, vai a capire perche.
Ci sono un sacco di leggende familiari di bambini abbandonati sulla soglia di conventi e monasteri vari in tempi di fame e miseria. E siccome, evidentemente, i pii religiosi non avevano una larga fantasia che uscisse fuori dal loro quotidiano, ecco che se ne uscirono con questo augurio di lunga vita.
Ma siccome Eterno avrebbe potuto suonare un tantino blasfemo (“Deus unum est”) optarono per questo res eterna che poi al municipio venne contratto in Eterna.
E fin qui, le possibili origini delle cause.
Allora, mi seguite? Nonno Antonio Eterna…
Cosa vedo, a qualcuno si illlumina lo sguardo, si! Esatto!
Ma non dire nulla per ora, lasciami raccontare questa storia.
Ritorniamo a mamma Pace. Eterna. Mamma Pace Eterna.
Poi dici perche i miei compagni di scuola toccavano ferro quando veniva a prendermi all’uscita… Io solo non capivo… Beata ingenuita.
Io non capivo, immagino, perche il mio cognome non era mica Eterna, no quello era il cognome di nonno.
Mia madre aveva poi sposato mio padre, ovviamente, Giuseppe Futura.
Oh, io ho cercato ovunque l’origine del nostro cognome, anche chiesto a nonno Filippo, per gli amici Pippo, il quale mi parlo di suo padre Emanuele, Nele per gli amici.
Ma per quanto sia andato indietro non sono riuscito a risalire ad un avo, un antenato che avesse portato questo cognome dalle nostre parti.
Ricomponiamo i pezzi… Mamma Pace, nonno Antonio Eterna, papa’ Giuseppe Futura.
Il che rendeva il nome completo di mamma: Pace Eterna in Futura, ma siccome sui documenti la preposizione “in” e’ decaduta o la si da ormai per scontata, sulla carta di identita di mamma il suo nome completo era Pace Eterna Futura o Pace Futura Eterna, ma sempre li siamo.
Ero solo un bambino ma ricordo ancora la faccia imbarazzata dell’impiegato dell’ufficio anagrafe. Avro’ capito male sicuramente, ero piccolo, ma avevo la curiosa sensazione che non vedesse l’ora di finire con noi e lasciare il bancone…
Ma poi cos’e’ un nome, perche tutte ste storie, persino Shakespeare dice che la rosa anche con un altro nome avrebbe sempre lo stesso profumo.
Mamma era grande in quello che faceva.
La piu grande cacciatrice di ambulanze che abbia mai visto! Oh, non ne perdeva una! E dalla velocita del veicolo e dal suono della sirena era capace di farti la diagnosi e la prognosi del poveretto in corsa, che ovviamente non conosceva e non aveva mai visto in vita sua.
Non chiedetemi come facesse, era un suo talento personale. E ci prendeva! La domenica successiva vicino alla porta della parrocchia c’erano sempre i necrologi piu recenti, uscendo da messa ci si passava davanti… I nomi non mi dicevano nulla, ma le date dei decessi coincidevano in maniera sorprendente.
Quando partii per il servizio militare, quando era ancora obbligatorio con la cartolina rossa di chiamata e tutto il resto, quando la sentivo al telefono mi teneva sempre aggiornato su chi se n’era andato nell’ultima settimana.
Era un’informazione altamente selettiva. Nascite varie, battesimi, persino un parto quadrigemellare di cui chiunque in paese avrebbe saputo dire qualcosa le passavano irrilevanti davanti agli occhi.
Malattie, incidenti, decessi improvvisi, quello era il suo settore. Non mi serviva la pagina di cronaca di un qualsiasi quotidiano, che fosse nazionale o locale. Se volevo sapere qualcosa riguardo lo stato di salute di qualcuno di mio interesse, mi bastava una manciata di spiccioli per chiamare dalla cabina.
Il filtro informativo per me era semplice, se mamma non mi sapeva dire nulla di una certa persona, potevo stare sicuro che la stessa fosse viva, vegeta ed in ragionevole buona salute.
Ma le auto del pronto soccorso erano le vera sferzata di adrenalina per lei. Quando una vettura anonima sfrecciava a velocita assolutamente illegale davanti casa nostra col clacson premuto a tavoletta, non c’erano indizi, non c’erano informazioni standard che lei potesse leggere. Un’automobile anonima era illeggibile per lei…
Ricordo sempre l’espressione di disappunto sul suo viso. Ogni volta tornava silenziosamente a fare cio che aveva interrotto precipitosamente per correre sul balcone, che fosse bucato, lavare i piatti o il pavimento in cucina…
Ma la sua mente stava gia elaborando una diversa strategia. Poche ore dopo, quando stanca delle faccende si sedeva un attimo al telefono per una chiacchierata veloce con la tal comare o la tal altra, sull’andamento della giornata, potevi scommetterci la paghetta settimanale che l’auto del pronto soccorso passava nel discorso.
Casualmente, come per sentito dire. E immancabilmente lei riusciva a risalire se non alla persona direttamente interessata, a qualcuno che facesse perlomeno parte dell’entourage familiare.
Che posso dire, ci sono cresciuto cosi, era normale che fosse cosi. Quando lasciai casa per emigrare all’estero mi resi conto che nel mondo accadevano tante cose diverse, molte brutte, per carita, ma molte anche belle.
Immagino che cercare di sapere tutto sui fatti drammatici fosse il suo modo di tenere la realta sotto controllo. La tv era sempre accesa quando lei stirava o rammendava, ma lei mica ascoltava, no, era accesa per farle compagnia, per darle la sensazione di qualcuno che le chiacchierasse di un po di tutto. In un certo senso l’informazione filtrata non era affidabile per lei, ti facevano sapere quello che volevano loro, non la realta dei fatti. Ma un fatto visto e registrato a pelle, in prima persona, non aveva prezzo.
Era mia madre, dopo tutto, e la mamma è sempre la mamma, no?