Ultime pagine stinte (09)
Tanto non l’hanno capito lo sai. Non l’hanno capito quello che invece per noi è solamente normale. Magari se avessero visto le foto di Bercy a novembre, quella mattina, coi treni in partenza, ora gli sarebbe più chiaro… se solo avessero visto il diretto per Le Havre, col capotreno fuori dalla porta a bestemmiare in francese “S’il vous plaît madame, monsieur…sommes en retard..” e guardarci imbarazzato, in quell’abbraccio che non finiva più..“merde…italienne..”
Mi chiedo, quanto è durato il nostro ultimo viaggio insieme?! Venti ore più o meno direi, di cui tredici passate in silenzio fra Milano e Parigi, in quelle due cuccette lontane…quanto eri scemo: “Trentacinque euro cavolo.. è un’offertona.. tanto comunque dormiremmo…non ci accorgeremo nemmeno di non essere vicini..”. Certe cose non le hai mai capite. “maddai.. se non ci abbiamo mai pensato…boh… cioè che vuoi ormai.. eppoi anche il dottore c’ ha detto che non ci sono problemi.. certo hai visto che faccia?! valli a capire sti medici…” pare una vita fa… o no?!
Sai oltre le foto penso dovremmo portargli anche le registrazioni d’ambiente di quella giornata. Dovremmo fargli sentire quei suonatori all’angolo “Ehi ma questo non è quel pezzo dei Beirut… tan‐tandan‐iso le siii e noo esss taradan…. è identico !!”,dovrebbero sentire quel furgoncino che ha strisciato sul cordolo del marciapiede davanti la vetrata del Mac (avessi visto la tua faccia mentre ti sputavi contro il caffè)… ah e ancora la voce di quel tipo che vendeva non so che libri e che forse era un mormone, col suo cappello nero o ancora quello che c’ha fermato mentre andavamo al binario…
Ecco avessero ascoltato tutti i suoni di quella mattinata, avessero sentito quel brusio interminabile a sorreggere ogni nostro sorriso, lasciandolo convinto d’essere voluto, come ogni sguardo..“massì cosa serve parlare.. cioè è normale.. tanto non sentiremmo niente lo stesso..”
Le avessero viste, li avessero sentiti non faticherebbero a capire perchè allora, davanti alla porta aperta della carrozza 7 stessi già piangendo, perchè ti abbia stretto a me quasi cadendo sbilanciata dal peso di quegli zaini enormi e goffi da ragazzini alla prima vacanza, che si attacavano dappertutto, e urtavano i passanti…Dio e non riuscivo a prenderti tutto fra le braccia, non riuscivo a metterti le mani dietro la schiena che i guanti mi si sfilavano e le mani grattavano, nude, tra le cinghie.. . Le avessero viste, li avessero sentiti, sarebbe stato chiaro perchè piangevi anche tu, perchè senza sapere niente, sapevi già…
E’ stata tutta una questione di suoni, come il suono di un nome, la forma di un viso, che non ci eravamo mai preoccupati di pensare e se ne è uscito all’improvviso nel mezzo della Francia…un terzo incomodo scordato, tra la nebbiolina insolita di una tarda mattinata, leggermente soleggiata.. “Ah Elisa…..”
Eppoi sei salito.