Umani per caso
Vorrei dirti: "forse non capiresti mai", per delicatezza, ma io so che non puoi capire la mia vita. È un ginepraio ridente il mio momento, un ballo sciamanico di forze e fragilità, un cuneo di vibrazioni di tamburo in spazi di un violino tormentato, un respiro in membri tremolanti di fisarmonica struggente. Un canto amaro di viole profumate e calpestate. Un pianto di corbezzoli appassiti. Non puoi capire i miei giorni appesi al vento, e i nembi torturati da un sol nascente. Non puoi, non puoi capire i lapilli incandescenti che friggono la mia pelle. Non puoi sentire l'humus impregnare le mie vene. Non puoi vedere licheni e muschi e brattee di piante finte morte, e nemmeno stremate ragnatele di ragni, pasti d'una lucertola. Non puoi vedere i miei giorni stesi ad asciugare al sole della misericordia, al vento del giudizio, al sale del mio pianto asciutto. Non puoi. Nessuno può essere verme e serpe e farfalla che ha cambiato la sua pelle, se non è boia e condonatore di se stesso come io fui.