Un altro errore

Oltre la  voce di Matilde non si udivano che i rumori provenienti dalla strada sul mare di ponente, sottili sibili delle ruote che facevano attrito sull'asfalto rovente: un primo pomeriggio che bruciava la sua mente, e a parlare era da sola, un altro errore che le percorreva i muscoli e le ossa. Addosso scivolavano scricchiolii per ogni millimetro del suo corpo, tutto più difficile nuovamente, eppure poco prima le era sembrato di capire che le emozioni fossero così grandi da fluidificare ogni momento e ogni suo  passo. 

‐ Ti meriti ogni cosa, tu hai molto di più, ci metti l'anima nelle cose, una bellezza interiore, una capacità di comunicare in positivo, mi piace tutto di te ‐ Lucio le parlava con grande convinzione e li univano gli ideali, quel candido mettere fuori la trasparenza nel ricercare ciò che è giusto, non interessi personali ma il portare avanti un fiume di nobili cause. Un insieme di affinità elettive, una spinta fortissima a continuare ‐ Non possiamo guardare dall'alto, dobbiamo esserci ‐ poi le risposte di Matilde accrescevano il ritmo delle sensazioni e cercavano un senso a una vicinanza così naturale da far scoppiare.

La bellezza dei suoi capelli si confondeva con gli ideali e la propensione delle donne a spingersi avanti con il sentire; No, non certo la ricerca di impegni ulteriori personali, erano molto più prigionieri delle loro vite e non certo disponibili alle sensazioni che fanno volare; Matilde pensava che avrebbe dovuto solo scorgere la superficie delle sue sensazioni e invece si ostinava sempre ad andare al fondo delle cose.

‐ Non sono riempibile ‐ così il Lucio delle affinità elettive scivola fra la sindrome di Peter Pan, un impegno sbiadito da anni e la paura di mettere fuori la tenerezza.

Fa un solletico doloroso non vivere anche questo fra le cose in cui si crede ed è inutile nell'insieme,  restano gli ideali e questo strascico adolescenziale che nuovamente  fa parlare da soli lasciando dentro un altro errore del quale non interessa niente a nessuno.