Un Amore Indimenticabile
“Audentes fortuna iuvat’ recitava un antico detto latino, Alberto non era stato audace ma la fortuna l’aveva baciato ugualmente, una eredità inaspettata gli era giunta da una nobildonna inglese precedentemente conosciuta e deceduta per il solito brutto male. Alberto aveva conosciuto Victoria allorché da maresciallo della Guardia di Finanza era il capo sezione della Dogana dell’aeroporto di Fontana Rossa di Catania. Era stato chiamato da un appuntato in servizio a quel aeroscalo per una questione sorta con una signora inglese che aveva ‘impiantato’ un casino causa i gioielli che aveva con sé. L’appuntato applicando il regolamento doganale le voleva far pagare i salati dazi doganali, la signora si opponeva fermamente ed anche chiassosamente. “Prego missis.” “Sono Victoria marquise di York, Il qui presente signore vuol farmi pagare tanti soldi per i miei gioielli, li porto sempre con me, ci mancherebbe altro, io amo molto l’Italia ma da ora…” “Missis tutto si può risolvere, penso di aver trovato la soluzione: fotograferò il gioielli, le darò una copia delle foto e durante il suo soggiorno in Italia resteranno nella cassaforte della Dogana, mi creda non c’è altro modo per sistemare la faccenda.” Nel vedere i gioielli ad Alberto scappò un ‘cacchio!’ erano veramente stupendi. Victoria squadrò Alberto e dal suo sguardo si capì che fisicamente non gli era dispiaciuto. “Faremo come dice lei ma questo le costerà un pranzo per me e per il mio maggiordomo Charles.” “Affare fatto, andremo ad un Bed & breakfast qui vicino, useremo un taxi altrimenti se andassimo con l’auto targata G. di F. sembrerebbe che la stiamo portando in prigione!” Arrivati al locale il maggiordomo, aiutato da un cameriere scaricò le valige della signora inglese, furono accolti da Alfio, il proprietario che conosceva bene Alberto. “Maresciallo la ricompenserò per avermi portato due clienti.” “Alfio sarebbe corruzione di pubblico ufficiale, noi mangeremo qui…” “Ho capito, prego accomodatevi, Rosario accompagna i signori nelle loro stanze.” Alberto nell’attesa mise al corrente Alfio di quanto era successo. La dama con al seguito il maggiordomo scesero in sala pranzo, lei si era rifatta il trucco e cambiati i vestiti, fisicamente era veramente appetibile. “Non mi guardi così mi sta spogliando nuda!” “Vedo che da buona inglese ha il senso dello humour, la stavo ammirando…” “Io amo molto l’Italia e conseguentemente gli italiani ma sinora..” “Missis posso ricambiarla affermando che anch’io ho ammirazione per le donne inglesi, in particolare lei mi ha colpito per la sua signorilità e stile oltre che la bellezza.” “Premesso che sono orgogliosamente scozzese e non inglese, per noi scozzesi c’è una bella differenza, io posseggo un castello vicino Edimburgo lasciatomi non volontariamente dal mio ex marito ma questa è una storia a parte, per ora vorrei soddisfare il mio stomaco che langue, per il resto….” Questa volta fu Alberto a sorridere, aveva capito come sarebbe andata a finire la storia, prese una mano della signora per un finto baciamano, il maggiordomo sedette a tavola con loro, la signora lo considerava uno di famiglia. Alfio si fece onore, tutto a base di pesce cominciando dagli spaghetti integrali con cozze, vongole e gamberetti poi pesce spada, aragoste, alici fritte, gran cofana di verdura mista, finale ananas e caffè. “Se resto in Italia a lungo diventerò una botte! La cosa migliore è una passeggiata digestiva, vedo qui vicino un giardino ombreggiato.” Alberto si fece audace e cinse le spalle signora inglese con un suo braccio, nessuna reazione anzi …un bacio profondo da parte della lady. “Io sono molto sensibile ai sapori, la sua bocca sa di caramella, le piacciono le caramelle?” “Le mangiavo da piccolo poi il dentista…” Si sedettero su una banchina, silenzio assoluto solo il cinguettio di uccellini.” Mi sembra di essere tornata al mio castello, forse l’odore del suo corpo…”Alberto capì che la dama inglese, pardon scozzese era su di giri forse anche il Bianco dell’Etna aveva fatto effetto fatto sta che mise le mani sulla patta di Alberto, inutile dire che ‘ciccio’ era già sul presentatarm, Victoria ne approfittò per baciarlo prima delicatamente e poi in bocca sino alla gola, fece anche scorta di vitamine a profusione elargite da ‘ciccio’. Parafrasando il Rigoletto Victoria: “Italiani vil razza dannata…mi hai fatto perdere la testa, non mi accadeva da molto tempo, restiamo abbracciati non vorrei prendermi una cotta per un ‘maccheroni’ come dicono i francesi.” L’imbrunire colse i due neo amanti: “Dear che ne dici di rientrare?” Victoria si era sdraiata sulla panchina poggiando il capo sulle gambe di Alberto. “Stavo sognando del mio recente passato, il mio ex marito…” “Ne riparleremo un’altra volta, vedo Charles che sta venendo verso di noi, forse si è preoccupato della tua lunga assenza.“ “Missis marquise è quasi l’ora di cena, si deve cambiare vestiti.” “Charles, sono in vacanza, niente etichetta.” Cena leggera, Victoria tirò fuori un bocchino metà oro e metà avorio, una sigaretta di piccole dimensioni ed un accendino d’oro.” Missis marquise mi scusi se mi permetto ma dietro di lei c’è un cartello con la proibizione del fumo.” “Rompicazzi italiani! Non meravigliarti del mio linguaggio, in Scozia quando mi arrabbio uso parolacce italiane e così nessuno si offende perché non ne conoscono il significato.” “My dear sei una fonte inesauribile di sorprese ma te le fai perdonare perlomeno sai miei occhi, le dici con tanto stile che…” “Parli così perché sei arrapato, dì la verità!” Charles si era prudentemente allontanato, conosceva bene la sua ‘padrona’! “Che ne dici invece di una sigaretta di un bel sigaro?” “Hai acquistato presto lo humour inglese!” Ad un segno della mano il maggiordomo si avvicinò: “Ho sonno preparami il letto.” “Già fatto, il matrimoniale vi aspetta, volevo dire il letto l’aspetta.” Charles aveva inavvertitamente detto quello che pensava, chiese scusa, non era suo abitudine interessarsi delle decisioni della sua signora.” Alfio aveva riservato la migliore stanza, ben arredata e con un leggero profumo di violetta, Victoria con un grugnito espresse il suo assenso. “Il tuo amico è stato previdente, spogliati, vai in bagno, io ti seguirò.” Senza tante storie madame si era denudata, si era seduta sul bidet da lei apprezzato dato che al suo paese non esisteva. “La mia ‘topina’ è a digiuno da molto tempo, datti un regolata. Il tuo ‘coso è un bel cosone, complimenti, ora datti da fare.” Ad Alberto da come riceveva gli ordini sembrava di essere in caserma alla presenza di un superiore e gli venne spontaneo: “Signorsì.” Il sapore della ‘gatta’ di Victoria era piacevole, un po’ dolciastro, ci volle del tempo prima di un suo orgasmo, era fuori allenamento ma quando arrivò al primo successe un finimondo, Victoria ebbe orgasmi a ripetizione, un vulcano. “Non è che ti senti male…” “Tu pensa ad infilarmelo pian piano, ecco così…oh che bello sei un dio greco.” “Io sono romano,..” Alberto aveva sparato una cazzata, se ne accorse dall’espressione del viso dell’amante che però sembrava inarrestabile, ‘ciccio’ era in forma e la storia andò avanti sin quasi la mattina quando ambedue si arresero. Erano circa le undici allorché squillò il telefono: “Missis marquise mi permetto di farle presente che sono le undici, devo preparale il bagno?” “Ci penso io, dì piuttosto ad Alfio di preparare un pranzo con molte proteine.” A tavola nessuno parlava, il maggiordomo, anche se imperturbabile aveva ovviamente compreso la notte brava della sua padrona.” Missis marquise se desidera fumare può uscire dal locale.” “ Non sono d’accordo, odio il fumo ed il sapore in bocca…” “Charles niente fumo, il mio ‘attuale’ padrone non è d’accordo!” La storia andò avanti per venti giorni quando Alberto dovette rientrare in servizio, era spompato ma felice. “My dear il dovere mi chiama.” Verrò con te e ritornerò a casa mia, Charles fa le valige.” Victoria in Dogana recuperò il suoi diamanti, dall’espressione del suo viso Alberto comprese i sentimenti della signora, molto probabilmente si era innamorata di lui, cercava di nascondere la sua tristezza. “Questo il mio biglietto da visita, ci troverai il mio indirizzo ed il modo di arrivarci quando verrai a trovarmi, mi pare manchino due ore alla partenza dell’aereo, ti racconterò come sono entrata in possesso del castello. Ho conosciuto John a venti anni, ero iscritta all’università di Edimburgo, mio padre era un medico malgrado la sua professione non era riuscito a salvare la mia adorata madre, un carcinoma al seno. John era un mio professore, malgrado la notevole differenza di età accettai di sposarlo, era molto ricco ed io già da allora amavo il lusso. Non abbiamo avuto figli, io sono sterile ma questo non era stato importante per noi solo che mio marito aveva un vizietto, era bisessuale, l’ho scoperto un pomeriggio quando sono andata nella stalla, si stava facendo inculare da uno stalliere.” “Guarda che si possono usare altri verbi meno volgari.” “Il che non cambia quello che avevo visto. A cena gli chiesi il divorzio, non mi pareva vero poterlo scaricare, fisicamente non era il mio tipo, gli chiesi metà del suo patrimonio, non poté dirmi di no, lo scandalo lo avrebbe travolto e così mi sono ritrovata ricca e contenta, contenta sinchè…” Una lacrima scese nel viso di Victoria, ci voleva poco a capire che lasciare Alberto era per lei un dolore profondo, rimasero in silenzio sino all’arrivo dell’aereo. “Charles è stato un piacere conoscerla, vigili sempre sulla sua padrona è una donna eccezionale.” Il maggiordomo rispose con un inchino, anche lui era commosso. Alberto e Victoria si sentivano spesso per telefono ma lei, anche per affari inerenti il suo patrimonio non rientrò in Italia sino a quando: “Dottore sono Charles, la prego venga subito ad Edimburgo, la signora sta molto male!” Alberto prese il primo aereo, Victoria era ricoverata nel locale ospedale, era irriconoscibile, molto dimagrita e cerea in viso; appena lo vide cercò di sorridere, un medico interpellato tramite il maggiordomo disse esplicitamente che la signora aveva poche ore di vita, un male uguale a quello della madre. Durante un funerale in forma privata Alberto fu avvicinato da un notary , tramite Charles venne a sapere di un testamento a suo favore, rimandò la partenza di due giorni. Venne così a conoscenza che era diventato il titolare di una fabbrica di metalli pregiati oltre che del castello e di una somma molto rilevante in titoli depositati in banca, era stato l’ultimo atto di amore di Victoria. Alberto firmò una dichiarazione con cui delegava il notary a vendere tutte le proprietà ed a accreditare il ricavato presso il Banco di Sicilia su un conto a lui intestato. “Charles è stato un piacere conoscerti, quando vorrai…” “Signore io sono solo al mondo, che ne dice se…ho con me il passaporto.” “D’accodo, ormai sono un mezzo lord inglese, mi ci vuole un maggiordomo, come with me.” Alberto si congedò, non aveva vincoli a Catania e così con una Alfa Romeo Giulia, sua antica passione rientrò al natio borgo di Roma, San Giovanni in Laterano dove acquistò un attico panoramico. Ormai il ricordo di Victoria era come sfocato, a fuzzy memory; sempre seguito dal fido Charles riprese a vivere intensamente. Le ragazze sempre più giovani che man mano conosceva non riuscivano però a riempire il vuoto lasciato dall’adorabile e generosa Victoria.