Un amore qualunque
In un giorno qualunque d’agosto, un pub affollato di gente, non troppo affollato perché Nica non riconoscesse due occhi stremati dalla sofferenza.
Era Dado, seduto al tavolo degli impercettibili, con le mani posate altrove ed il ventre vuoto.
Un accenno di saluto, Nica corse da lui e gli diede un sorso del suo ritrovato coraggio.
Dado sorrise, lasciandosi scivolare dal collo una goccia luminosa di riconoscenza.
In un giorno qualunque di ottobre, Dado ospitò Nica a cena.
Nica aveva appena vinto alla corsa di cavalli puntando tutto sul più goffo, spese i suoi soldi per una buona bottiglia di vino.
Mangiarono couscous e sorseggiarono il vino e in una stanza qualunque della casa di Dado si baciarono.
Ogni giorno qualunque Dado e Nica leccavano insieme le proprie ferite, accendendo candele e un vecchio brandy.
Di notte bisbigliavano le loro storie, al mattino canticchiavano tra il Brasile e il caffè.
Un maestro accordatore ricucì le corde di un piano, Dado lo guardava con diffidenza ma alla fine riabbracciò con passione le sue sette note e la voce di Nica.
In un giorno qualunque di maggio Dado regalò a Nica un letto comodo per farci un figlio.
L’avrebbero chiamato Nino se in una sera esatta di un settembre acerbo Dado non avesse deciso di andar via portando con sé il coraggio di Nica, i suoi sorrisi migliori e gli stracci usurati di un amore qualunque.