Un Amore Straniero
Una tragedia può colpire quando meno te lo aspetti. Alberto M. in pensione dopo un onorato servizio di trenta anni nella Guardia di Finanza (poteva ben dire onorato, era stato un onesto servitore della Patria senza acquistare ville in posti di villeggiatura come alcuni colleghi, alcuni finiti in galera), si stava godendo un casa acquistata a Messina in cooperativa in viale dei Tigli quando al telefono: “Alberto una triste notizia per te, tua moglie ha un carcinoma alle ovaie allo stato finale… non le ho detto nulla, ciao.”
Il suo amico dr. Antonio P., ginecologo, gli aveva riferito la ferale notizia, Alberto per non svenire si sedette su una poltrona, Anna stava per rientrare e doveva far buon viso a… “Caro purtroppo mi devo operare, me la caverò in pochi giorni, non ti preoccupare.” I giorni erano stati pochi, dopo una settimana infatti il suo grande amore, Anna, era passata a miglior vita. Benché ateo, Alberto si era dovuto sorbire i vari riti in chiesa frequentata dalla moglie, i vari discorsi del prete e degli amici e poi la sistemazione della salma nella cappella familiare.
Era tornato a casa accompagnato in auto da Franco I. un collega e caro amico: “Vuoi venire a casa mia?”
“No Franco, lasciami nel cortile di casa mia.”
Così era iniziata la vita da vedovo di Alberto, non abituato alle normali esigenze familiari era in crisi malgrado l’aiuto bisettimanale del filippino Edy non poteva andare avanti quando improvvisamente una telefonata: “Sono Cesare M., ti ticordi di me? Ti telefono da Bucarest dove mi sono trasferito, ho saputo di tua moglie…se lo ritieni opportuno lasciare l’Italia ti posso far sistemare in Romania come ho fatto io, qui la vita costa molto meno che a Messina perché paghi le tasse locali molto inferiori di quelle italiane, pensaci e fammi sapere, questo è il mio numero telefonico: 0114021340665, ciao.”
Cesare era stato con Alberto a Roma quando erano allievi finanzieri, un caro amico con cui ogni tanto si sentiva, che fare? Ci pensò tutta la notte e poi due giorni dopo: “Cesare ho deciso mi sono informato: prendo il traghetto Bari‐Dubrovnik poi col navigatore (ho una Jaguar X type) arriverò a Bucarest passando per Craiova, se non ricordo male l’indirizzo di casa tua che mi hai comunicato a suo tempo è: via Lipscani 23.”
“Ricordi bene, come ricordati di portare con te un bidet nuovo, qui non lo conoscono, a presto.”
Alberto informò Franco della sua decisione ed un lunedì mattina si imbarcò in quella avventura, lasciando le chiavi dell’appartamento a Gianni M., un vicino di casa e caricando in macchina, oltre agli effetti personali e tutto quello che gli poteva servire, anche il computer di cui non poteva più fare a meno. Tutto bene sino alla Dogana di Bucarest, il computer doveva pagare una imposta, 400 €uro non la prese bene ma tant’è.
Prima di arrivare a casa di Cesare gli telefonò, lo trovò fuori della porta. Un abbraccio affettuoso.
“Non sai che piacere per me, ci sono pochi italiani che peraltro non frequento, staremo insieme, io abito al secondo piano, al primo c’è un appartamento vuoto ammobiliato che ho prenotato per te, non è grande ma ti piacerà. 200 €uro al mese.”
Conoscenza con Angela M. quarantenne vedova e la figlia Annabela di venti anni, il nome simile a quello di sua defunta moglie. Dopo due giorni di lavori bagno nuovo con doccia e bidet e registrazione della sua venuta al Comune.
“Tutto a posto, sei un residente in regola, per le tasse ci penso io basta che mi dai una busta paga.”
Dopo un ovvio spaesamento iniziale Alberto, che mangiava a pranzo ed a cena a casa dell’amico Cesare, in compagnia della consorte bionda, simpatica, alla mano e belloccia oltre che alla figlia bruna capelli a caschetto, magra tipo modella occhi di un profondo blu molto piacevole visu.
Madre e figlia parlicchiavano un po’ l’italiano. “Signor Alberto…” “Anabella e Angela, a parte che sono ateo e quindi non conosco il signore io sono romano di origine e noi tutti ci diamo tutti del tu.” “Alberto io studentessa universitaria, posso fare vedere musei, teatri, biblioteche, monumenti, monasteri, librerie…” “ Anabela di quelli che hai elencato non me ne frega niente, voglio vedere giardini, vie con negozi per distrarmi, ho lasciato l’Italia per non avere cattivi ricordi, mia moglie è deceduta…” “Quando libera io conduce in posti che piace a te.” La ragazza frequentava l’università e Cesare usciva insieme ad Alberto, quando era solo la compagnia era di una tv a noleggio programmata per canali italiani ma qualcosa cambiò la sua vita. Una notte sentì un colpo alla porta, l’aprì e gli cadde fra le braccia Anabela completamente ubriaca, la depositò si una poltrona, dal piano di sopra nessun rumore, non si erano accorti di nulla. Ritenne opportuno depositare la ragazza sul letto matrimoniale, le tolse le scarpe e la ricoprì con una coperta. La mattina seguente alle otto rumori di sopra, Cesare e Angela erano preoccupati per il non rientro a casa di Anabela, Alberto raccontò quanto accaduto ed ebbe sentiti ringraziamenti da parte dei due. La ragazza si svegliò alle tredici, come se nulla fosse successo, guardò in faccia Alberto senza parlare, si mise le scarpe e sparì su per le scale. Nel pomeriggio scese Cesare che mise al corrente Alberto di quello che era accaduto la notte precedente: Anabela era fidanzata con un coetaneo poco raccomandabile, erano insieme in un locale della movida di Bucarest quando il giovane cominciò a ballare con altre ragazze, Anabela gli fece una scenata e bevve sino ad ubriacarsi. A cena Anabella ormai ripresasi: “Chiedo scuse, grazie, tu uomo meraviglioso…non volere più vedere mio fidanzato, tu fare compagnia quando non studio.” L’idea non dispiacque ad Alberto anche se venticinque anni di differenza… A passeggio per le vie del centro, Anabella aveva lasciato gli occhi su un paio di scarpe un po’ costose, Alberto la spinse a provarle e gliele comprò. “Io poi dare a te soldi.” “È un mio regalo, my darling.”
“Tu parlare inglese? Io parlare inglese e tedesco.” Io solo francese…” Le passeggiate insieme si moltiplicavano, Anabela aveva lasciato il fidanzato e ogni giorno usciva di più con Alberto, ormai lo prendeva sottobraccio e gli ‘depositiva’ qualche bacino sul viso. “Tu bell’uomo…” Alberto imitandola: “Io uomo vecchio potrei essere tuo padre…” “Tu mio amante, io amare te…” Che un pezzo di gnocca, di venticinque anni più giovane ti dice di amarti… “Cesare sono in crisi, esco troppo spesso con Anabela penso…” “Non pensare, io e Angela ce ne siamo accorti, lascia fare al destino, sei una brava persona, non porti tanti problemi.” Anabela aveva la patente ed aveva imparato a guidare la Jaguar, passava dinanzi all’università per far morire d’invidia le sue colleghe, cattivella l’amica! La ciliegina finale: una notte Alberto dinanzi alla tv si stava godendo un film porno quando si aprì la porta d’ingresso. “Tu sozzone …” “Io forse zozzone, sozzone vuol dire sporco tu che ci fai qui? “Dormire con te.” “Dormire?” “Tu capito non fare stupido.” La baby non era alle prime armi, dopo un lungo bacio prese in bocca ciccio che, data la lunga astinenza, riversò nella dolce boccuccia di Anabela …la quale per pulirsi usò un piccolo asciugamano che aveva portato con sé (organizzata la baby!). Dopo un cunnilingus gustoso, l’entrata di ciccio nella cosina della ragazza fu trionfale nel senso che la stessa cominciò a godere alla grande e poi: “Niente paura prendo pillola” e così lo zozzone schizzò sul collo dell’utero di Anabela che proseguì la goderecciata sino…”Basta io stanca.” Dopo un riposino ad Alberto venne nostalgia di casa propria: Che ne dici di andare in Italia?” La furbacchiona: “Pensavo da molto tempo ma tu prima sposarmi…” Al matrimonio al Comune pochi parenti di lei e tanti compagni di università soprattutto ragazze che avrebbero volentieri avere avuto analoga sorte. Alberto via telefono avvisò Gianni del suo ritorno con relativa consorte. Viaggio di ritorno ovviamente al contrario di quello di andata, arrivo a Messina il pomeriggio. Gianni, grande festa con la consorte e all’apertura della sua porta d’ingresso. Alberto: “Cara sarà tutto impolverato, penso sia il caso di dare una pulita almeno alla camera da letto. Anabela non se lo fece dire due volte, alla fine l’apertura degli armadi…Alberto sbiancò alla vista dei vestiti di Anna, si dette sul letto come imbambolato, la consorte ancora una volta dimostrò di essere intelligente e sensibile, capì la situazione: “Se d’accordo buttiamo vestiti e scarpe tua moglie, io avere miei, stanotte dormire in albergo.” E così fecero, riempirono vari sacchi di spazzatura e li scaricarono in quei contenitori messi apposta per strada per contenere il vestiario e le scarpe usate poi, dietro suggerimento di Alberto andarono all’albergo ‘Continental’ di via Garibaldi. Al portiere chiesero di vedere il direttore suo vecchio amico. “Che posso fare per te?” “Qualcosa da mettere sotto i denti ed una stanza per stanotte.” Dopo mangiato trasferimento in una stanza che dava sul porto di Messina, il bacio della buona notte. La mattina ambedue rinfrancati ripresero possesso dell’abitazione di Alberto. Pulizie con l’aiuto di Edy il filippino e poi ritorno alla normalità. Grande festa con gli undici componenti della scala, Alberto ed Anabela scollata ed in minigonna fecero gli onori di casa con mangiata di dolci alla siciliana, tutti allegri tranne Palmira T. dell’ultimo piano che stava in disparte. Alberto se ne accorse e: “’A Palmì che t’è successo?” “E me lo domandi, sono anni che sono innamorata di te, quando è morta tua moglie eri inavvicinabile e poi ti ritrovo sposato con una che potrebbe essere tua figlia…” “Ti assicuro che non me n’ero accorto,io sono sempre l’Alberto che hai conosciuto…” Il buon Albertone non aveva perso il vecchio vizio di… “Ho capito dove vuoi arrivare, io voglio in uomo tutto per me.” “Sei ricca, trovati un toy boy e sorridi alla vita.” “Non so chi sia il boi boi…” Palmira sparì e Anabela capì la situazione, l’intuito femminile…”Caro vieini dalla tua mogliettina, ti sarò sempre vicina. ‘Finita la festa gabbato lu santo’ nel caso dei coniugi M. voleva dire trovarsi dinanzi alla realtà per quanto riguardava il ‘conquibus’. La vita in Italia era ovviamente più cara di quella dell’Ungheria tanto più che Alberto aveva acquistato, a rate, un ‘UP’ della Volkwagen con cui la consorte girava per Messina alla ricerca di un posto di lavoro presso qualche agenzia di navigazione, niente da fare, Anabela rientrava sempre a casa con l’aiuto del satellitare ma col muso a terra, tutti aveva l’organico pieno. ‘Audaces fortuna adiuvat’ in questo caso non fu l’audacia ma un colpo di c., Ovidio O. suo collega in servizio, avuto notizia del matrimonio di Alberto con una straniera lo contattò per dirgli:”Mi sto congedando ed apro una import‐export, ho bisogno di una che parli lingue straniere, tua moglie…” “Anabela l’inglese ed il tedesco.” Bene vediamoci domani al bar di piazza Cairoli.“ Ovviamente Ovidio sgranò gli occhi alla vista della consorte di Alberto in mini e ampia scollatura poi: “Ho già affittato un locale in via Garibaldi al n.203, lunedì mattina l’inaugurazione e poi al lavoro.” Anabela ogni giorno riferiva ad Alberto gli avvenimenti: “Per fortuna abbiamo già degli ordini, tutto bene tranne che il tuo collega ci ha provato con me, ha capito che non c’era nulla da fare e insidiato (si dice così) su seconda impiegata che parla francese, anche stavolta andato male, la terza parlare solo italiano e,paura licenziamento, detto si.” Stavolta Minerva, Mercurio amico di Alberto distratto, ne combinò una delle sue per vendicarsi delle corna di suo marito, fece conoscere ad Anabela un cliente ricchissimo ed affascinante. Riferì ad Alberto la cosa: “Si chiama Paul e mangiamo insieme durante l’intevallo, mi insegna il francese, è padrone di fabbriche in Francia, vuole farmi dei regali ma ho rifiutato.” Anabela stava imparando bene l’italiano e pare pure il francese… Alberto non osò fare domande alla consorte sinché un giorno: “Sai Paul vorrebbe venire a casa nostra anche per conoscerti.” Che a Paul interessasse conoscere il marito di Anabela sembrava ovviamente un controsenso, se gli piaceva la ragazza che motivo aveva di conoscere il marito? Alberto capì che non era il caso di dire cose ovvie, ritenne opportuno far venire a pranzo il francese, tutto preparato da un vicino ristorante per fa fare bella figura alla baby che se ne assunse la paternità. Il cotale, circa quarantenne, alto, elegante, fascinoso…”È un piacere conoscerla, Anabela mi ha parlato molto di lei.” E intanto sbirciava la scollatura della signora. Alla fin e del pranzo l’ospite capì che era inutile rimanere: “Ho un impegno, arrivederci ad un pranzo nella villa a Torre Faro che ho preso in affitto.” Il suo italiano era eccellente, che fare? Anabela sembrava sempre di buon umore ed abbracciava in continuazione il marito, cosa che all’interessato parve sospetta. La mattina di un sabato l’invito:”Portate i costumi da bagno”, era una assolata giornata di luglio. Grazie al solito satellitare con la UP di Anabela giunsero ad una villetta isolata della frazione di Messina. “Cambiatevi ho già messo sulla spiaggia un ombrellone e tre sedie a sdraio.” Alla vista di Anabel in costume a Paul gli occhi parvero uscire dalle orbite, poi si ricompose, capì che Alberto si stava rompendo…I due andarono in acqua, Alberto preferì restare sotto l’ombrellone. Paul ed Anabel andarono sempre più al largo, chissà dove aveva imparato a nuotare sua moglie, a Bucarest non c’è il mare, forse in piscina pensiero totalmente inutile. Ormai la situazione era cambiata, i due sembravano innamorati e se ne fregavano della presenza di Alberto il quale rivolse una bestemmia al suo dio Mercurio che non l’aveva aiutato, ma ormai era tardi. A pranzo Alberto toccava appena il cibo, i due lo ignoravano. Gli eventi precipitarono Anabel: “Caro ormai avrai capito che sono innamorata di Paul, è il destino, faccio le valige e me ne andrò, pagherò le rate rimanenti della Up, ciao, sarai sempre nel mio cuore, addio.” I giorni seguenti Alberto si chiuse in se stesso, mangiava solo qualcosa che gli portava Gianni sinché una mattina sentì suonare alla porta: una visione celestiale, Palmira in mini e scollatissima si insinuò in casa “Tintolone ormai sei mio, fatti la barba la doccia e poi…e poi avvenne quello che la pulsella bramava da mesi era stato il Fato e non Mercurio a portare a quella soluzione, Alberto decise di cambiare dio…