Un angolo di cielo
Mio nonno era un bravissimo contadino ma era anche un grande pensatore. Ma mentre tutti al paesello natio erano pronti a riconoscergli
la bravura nel coltivare la terra, come pensatore non fu mai preso sul serio.
La sua vita ha conosciuto, oltre alla famiglia, altre due grandi passioni: le piante da frutto e l’impegno politico per ridare come lui diceva
“il sorriso al mondo” dopo anni e anni di guerra e di ingiustizie. Convinto che ogni pianta avesse un’anima e una propria sensibilità il nonno gli parlava. Ed era questa sua abitudine che mandava particolarmente in bestia la nonna.
Ma il nonno si sentiva rimproverare spesso anche per il troppo tempo che passava in compagnia del suo amico Berto a discutere sugli interventi “odontotecnici” necessari per ridare al mondo il suo sorriso. Ma poi, con il passare degli anni, quando il nonno parlava di giustizia e libertà o della magia e del mistero che ci circonda, quasi sempre suscitava la derisione o lo sberleffo di qualcuno.
Così, negli ultimi tempi, era diventato avaro di parole. Soprattutto dopo la morte di Berto, il suo più grande amico.
Il cuore di Berto smise di battere all’improvviso a un tavolo del bar Piaia proprio mentre lui e il nonno stavano per vincere una partita a briscola.
Il giorno del funerale il nonno si era messo il vestito della festa con attorno al collo un vistoso fazzoletto rosso. Quando il nonno tornò a casa, aveva lo sguardo ancora più triste. Si cambiò d’abito, prese con sé degli attrezzi e andò nei campi. Tra le sue piante.
Dopo quel giorno, il tempo che di solito divideva con Berto lo passava da solo seduto su di una vecchia sedia a sdraio a contemplare il cielo e a scrivere su di un quaderno dalla copertina rossa le sue riflessioni.
Ricordo che un giorno mi avvicinai a lui incuriosito dalla fissità del suo sguardo e, con una punta di malizia gli chiesi:
‐ Nonno, che hai da guardare sempre il cielo?
‐ Lo vedi quell’angolo di cielo? ‐ mi interrogò senza abbassare gli occhi e puntando l’indice a indicare in alto e lontano.
‐ Sì. C’era anche ieri – gli risposi in tono canzonatorio.
‐ È mio – mi confidò con serietà il nonno.
‐ Ma nonno – esclamai – che te ne fai di un angolo di cielo!
‐ Vi ho nascosto la fantasia per salvarla.
A quella risposta, ricordo che scoppiai a ridere come ormai facevano tutti quando parlava il nonno e corsi di nuovo a giocare.
A quel tempo frequentavo la quarta elementare. Crescendo, ho dovuto liberarmi di tante inutili convinzioni prima di trovare le ragioni e il piacere di sedermi sulla sua vecchia sedia a sdraio, a far mie, giorno dopo giorno le riflessioni che il nonno aveva consegnato a un quaderno dalla copertina rossa per poi passare delle ore con il naso all’insù a contemplare quell’angolo di cielo.