Un'avventura per due
“Fidati, non è difficile.”
Era quello che continuava a ripetergli Paul, e lui gli credeva, semplicemente aveva rivalutato l'aggettivo “difficile” che invece di corrispondere a “qualcosa che richiede sforzo o impegno” era diventato qualcosa del tipo “affrontare un'intera mandria di bufali in carica, armato solo di un pomodoro e di una quantità di paura sufficiente a uccidere sedici deboli di cuore”.
Il piano era perfetto: attendere nascosti che i pirati abbordassero il vascello, a quel punto, approfittare della confusione e gettarsi a mare nuotando verso la nave nemica, dove poi si sarebbero intrufolati senza farsi scoprire. Fatto questo, tutto quello che gli rimaneva da fare era ricordare tutte le dormite fatte in chiesa durante le funzioni e convincere uno per uno tutti i santi del paradiso che quella non fosse altro che una forma di estrema devozione. Se ci fossero riusciti, sicuramente quelle pie e ingenue creature che vegliavano dall'alto dei cieli avrebbero fatto in modo che nessun pirata, nel tempo necessario a raggiungere la terraferma, avrebbe scoperto il loro nascondiglio o i continui furti nella stiva a cui si sarebbero dovuti attenere per non sostituire una morte a fil di spada con una morte per fame.
“Scusami Paul” chiese perplesso il giovane “Ma cosa facciamo se invece di condurci sulla terraferma nei pressi di qualche città, mettessero la fonda in qualche isola sperduta dove hanno posto il loro covo?”
Paul lo fissò con uno sguardo che tutti hanno avuto una volta nella vita. Il tipico sguardo di chi, dopo aver costruito nella propria testa un bellissimo castello fatto di propositi ed iniziative, si accorge di aver dimenticato di applicarvi l'entrata.
Fortunatamente Paul era persona dotata di spirito e perspicacia, sempre pronta a trovare una soluzione ad ogni problema e il più delle volte questa soluzione consisteva nell'evadere il discorso.
“David! Non puoi affrontare ogni cosa con questo spirito pessimistico altrimenti non otterrai mai nulla nella vita! Guarda! Hanno accorciato le distanze, ormai saremo a portata dei cannoni.”
I cannoni, orgogliosi di questa presentazione, tuonarono a poppa del vascello. Due proiettili sibilarono minacciosamente ai lati dell'imbarcazione, ma il loro assalto si concluse con il classico, e mai come ora appropriato, buco nell'acqua.
Sul mercantile ormai vi era una crescente agitazione. Il capitano urlò ai marinai di agguantare le armi, ma si sa che essendo la gente di mare molto superstiziosa, le cose agguantate in quel momento fossero altre.
I pirati virarono sino a posizionarsi dietro il vascello in fuga in modo da sottrarre il vento alle loro prede e accorciare le distanze. L'abbordaggio era imminente, ed essendo il mercantile sprovvisto di veri e propri soldati la battaglia era più che altro una mera formalità.
Avrebbero potuto arrendersi, ma “fortunatamente” il capitano era uomo ligio al proprio dovere e completamente devoto alla corona. Il tipo d'uomo che morrebbe piuttosto che disonorare la sua patria e questo era esattamente ciò che si accingeva a fare, l'unico problema è che trascinava con sé tutto l'equipaggio che ad un eventuale referendum, avrebbe sicuramente esposto il voto contrario. Sfortunatamente la democrazia in questo momento non poteva essere applicata in quanto non si aveva tempo di litigare per dire tutti la stessa cosa e in ogni caso di li a poco si sarebbe comunque venuti alle mani, quindi a tutti piacque lasciare le cose come stavano.
V'è da dire a onore del vero, che spiegare il significato di resa ad un gruppo di analfabeti smaniosi di trapassarti da parte a parte per accertarsi che non hai nascosto preziosi nello stomaco, non era un'alternativa che garantiva migliori speranze di salvezza.
David e Paul, osservavano con crescente agitazione la nave nemica fendere le onde e avvicinarsi con furiosi sobbalzi sulla superficie dell'acqua.
"Ascoltami bene" disse Paul "Non appena il capitano virerà per esporre il fianco e la piena potenza di fuoco sui pirati, noi correremo dalla parte opposta e ci tufferemo in mare."
"Ma ci vedranno!" protestò David.
"Ma chi vuoi che ci veda?! Tutti saranno impegnati a osservare la nave pirata e noi approfitteremo della confusione, nessuno si accorgerà di noi"
Il grido del capitano sembrò confermare le parole del ragazzo.
"VELATURE DA BATTAGLIA, TUTTA A TRIBORDO, PRONTI CON I CANNONI!"
David osservò quelli che il capitano chiamava "cannoni". Delle grosse bocche di bronzo che si affacciavano sul mare come se il movimento ondulatorio stesse avendo la meglio sul loro stomaco. Erano indubbiamente delle armi letali, ma la questione era, letali per chi?
Il ragazzo ripensò a quando Phil, un collega marinaio, poche settimane dopo la partenza decise che la sua vita non poteva dirsi vissuta se almeno una volta non avesse sparato una cannonata.
In seguito a quel tentativo, effettivamente, la sua vita venne considerata vissuta, per intero.
Evidentemente gran parte della ciurma ricordava ancora molto bene l'episodio perché all'ordine del capitano tutti si allontanarono immediatamente dalle armi nella speranza che eventuali esplosioni travolgessero solo lo sventurato artigliere. Ciò a cui nessuno aveva pensato era il fatto che non ci fosse una persona incaricata al ruolo di artigliere, e quindi i cannoni si ritrovarono ben presto ad occupare, in una pietosa solitudine, il lato sinistro della nave.
Dapprima il capitano si stupì di quanto prontamente i marinai avessero risposto al suo ordine, ma ci vollero pochi istanti per capire che l'ordine eseguito non era il suo, bensì quello che la loro testa saggiamente gli suggeriva. Furioso e all'apice della frustrazione il capitano si mise ad urlare una serie di appellativi ben poco lusinghieri che mi trattengo dal riportare per non urtare la sensibilità del lettore, è bene invece spostare la nostra attenzione su di un paio di ragazzi che stavano mettendo in atto i loro propositi di fuga.
Approfittando del caos generato dall'istinto di sopravvivenza dell'equipaggio contrapposto agli ordini del capitano, i due si gettarono in acqua e, proprio come aveva predetto Paul, la loro fuga non venne notata da nessuno. Quello che Paul invece non aveva predetto era che gettandosi in acqua prima che la manovra di virata fosse terminata, avrebbero visto le due navi allontanarsi fino a restare completamente scoperti in acqua prima ancora dell'inizio della battaglia.
David provò ad accennare la cosa con filosofia, per non urtare la sensibilità dell'amico "Paul, hem..."
Paul, conscio anche lui dell'errore, decise di tagliare corto nel timore che i pirati avvistandoli volessero urtare molto più che la loro sensiblità e si limitò a rispondere "Lo sò! Zitto e nuota!"
E' un peccato che i record sportivi vengano registrati solo nelle competizioni ufficiali, perché se invece venissero convalidati anche per prestazioni occasionali, quei due si sarebbero di sicuro guadagnati un premio per i 100 metri di nuoto in stile "arrancamento terrorizzato". Quanto meno avrebbero generato una nuova disciplina, garantendosi comunque il record di partenza.
Quando ormai avevano quasi raggiunto la nave pirata senza essere notati da nessuno, le due imbarcazioni si stavano ormai fronteggiando esponendo l'intera fiancata l'una verso l'altra. La prima a dar voce ai cannoni fu il vascello corsaro che scaricò tutta la potenza di fuoco sul mercantile in un'ovazione di detonazioni. Con sommo stupore dei due ragazzi anche i cannoni del mercantile parteciparono all'attacco e con sommo stupore dei membri dell'equipaggio, nessuna delle armi esplose travolgendo il malcapitato, occasionale, artigliere; questo ruolo fu però eseguito egregiamente dalle terribili palle di cannone pirata, che devastarono il mercantile generando una pioggia di scheggie e di detriti scagliati in ogni direzione.
Per un attimo non si udì altro che un rapido susseguirsi di bordate alternate a grida di dolore e di rabbia. I due giovani, seppur estranei alla traiettoria dei cannoni, si ritrovarono a fare i conti con una pioggia di macerie che precipitava con violenza su di loro.
Dando fondo a tutte le energie rimaste riuscirono a raggiungere il lato destro della nave pirata, ossia quello opposto a dove si stava consumando la battaglia, questo offrì loro un minimo di tregua e una discreta copertura.
"E' fatta!!! L'abbiamo scampata! Ora non dobbiamo far altro che arrampicarci e scivolare nella stiva"
David vide scorrere nella sua mente un'ondata di obiezioni a quella singola frase e tra le molte vi era anche "Ma perché ti ho rivolto la parola quel pomeriggio di 10 anni fa?!", tuttavia una nuova esplosione molto vicina a loro, lo dissuase dall'esporle e lo convinse nell'affrettarsi ad eseguire qualsiasi ordine che lo portasse lontano da li, fossero anche i pazzi piani di Paul.
I due giovani si arrampicarono agilmente su per la scala che dalla murata conduceva al ponte e a metà strada, si precipitarono dentro una delle feritoie riservate ai cannoni, non senza prima assicurarsi che il cannone presente non fosse presidiato, carico, o propenso ad esplodere alla minima sollecitazione.
Giunti all'interno si trovarono in quella imbarazzante situazione che si presenta quando ti accorgi di entrare erroneamente nella stanza sbagliata, come quando inavvertitamente entri in un bagno già occupato. Forse il metodo classico per uscire da questa situazione, ossia trasformare la faccia in un peperone e chiedere scusa prima di uscire e di chiudere la porta dietro di sé poteva rappresentare un metodo di fuga, ma la mancanza di una qualsiasi porta vanificava tutta questa prerogativa. Anche il fatto che i pirati non avessero ancora notato il loro ingresso presi com'erano dall'attività dei cannoni sul lato opposto della nave, rendeva lo scusarsi una possibilità da escludere.
Appurato quindi che il metodo classico non poteva essere applicato, i due giovani, immobili e terrorizzati nell'angolo della stanza, optarono per una soluzione alternativa.
Ancora una volta fu Paul a prendere l'iniziativa e portandosi il dito sulle labbra, fece segno a David di seguirlo nel modo più silenzioso possibile.
Il modo più silenzioso possibile in mezzo a dodici persone che urlano le avventure sessuali delle madri altrui, una decina di cannoni che scaricano le loro letali munizioni con boati assordanti e un susseguirsi di esplosioni che devastano la nave in piogge di detriti, potrebbe benissimo essere tramite una banda di elefanti percussionisti con il supporto dell'intera squadra dei trombettieri di corte, motivo per cui, i due ragazzi che correvano a perdifiato verso la porta più vicina, non incontrarono alcun problema di segretezza.
Rapidamente corsero su per le scale, aprirono la porta e si precipitarono all'esterno. Giunti sul ponte si resero conto che forse avrebbero dovuto cercare un'altra strada per la stiva.
Tutto intorno a loro la battaglia infuriava. I pirati scaricavano le armi sulla nave nemica e i pochi soldati del mercantile che erano riusciti ad abbordare la nave corsara, resistevano all'assalto accompagnati dal clangore assordante delle sciabole. Urla di dolore e di rabbia riempivano l'aria in cui si sentiva distintamente l'odore della polvere da sparo.
A David venne da piangere, tuttavia non riuscì a capire se ciò derivasse dal terrore o dal nervoso provocato dalle rovinose iniziative dell'amico. Esasperato dal continuo peggiorare della situazione decise che fuggire era completamente inutile e se volevano avere qualche speranza di salvezza, l'unica possibilità consisteva nel difendersi. Impugnò una spada insanguinata che trovò ai suoi piedi e si gettò sul pirata più vicino sfogando tutte le sue frustrazioni. Sfortunatamente per il corsaro, Paul gli aveva fatto accumulare tante frustrazioni negli ultimi venti minuti che chiunque, anche il più abile spadaccino, avrebbe trovato difficoltà ad affrontare quella belva assatanata che menava fendenti in preda ad una rabbia furiosa.
Paul fece per urlare un avvertimento all'amico, ma non fece in tempo. Il pirata, colto di sorpresa, non fece nemmeno in tempo a difendersi e morì trafitto dalla spada del giovane sotto lo sguardo sconvolto di tutti i presenti. L'uomo che David aveva ucciso infatti non era un pirata qualunque, bensì il capitano della nave.
Ci furono pochi lunghissimi istanti in cui la battaglia si interruppe e tutti posarono lo sguardo su David: i pirati terrorizzati, i marinai del mercantile increduli e Paul entrambe le cose.
Un'ovazione di gioia proruppe dalle file dei marinai del mercantile che si scagliarono contro i pirati ancora sconvolti dall'accaduto.
La battaglia si concluse di li a poco. I pirati che non si arresero perirono sotto i colpi dei marinai esaltati, mentre gli altri furono arrestati e ridotti in catene. Mentre il capitano del mercantile illustrava ai prigionieri la viltà che si celava nel commettere atti di pirateria contro la corona, un metodo di tortura che sarebbe stato invidiato dagli stessi pirati se non fossero stati troppo occupati a inventare nuove bestemmie soffocate tra i denti, i membri dell'equipaggio del mercantile gettarono in una forsennata ricerca del bottino accumulato da quei delinquenti. Dovevano trovarlo prima del capitano, per evitare che "l'imbecille", appellativo affettuoso attribuitogli dalla ciurma, lo confiscasse per offrirlo al re una volta tornati in madrepatria.
Fortunatamente il discorso dell'ufficiale si soffermò molto sulla terribile punizione che attendeva quei criminali, anche se i pirati non riuscivano ad immaginare nulla peggiore di quel discorso, e quindi i marinai ebbero il tempo di ispezionare minuziosamente il vascello.
Ciò che trovarono fu di poco conto, perché il bottino consisteva principalmente in spezie e stoffe pregiate, tutte cose che non potevano essere nascoste in tasca per sfuggire allo sguardo severo del capitano e l'equipaggio ne rimase deluso.
Chi non rimase deluso furono David e Paul, ma per capire il motivo di tutto ciò, facciamo qualche passo indietro nel tempo.
Subito dopo l'uccisione del capitano, allo scoppiare della furiosa battaglia David si trovava ancora sul ponte, immobile e sconvolto, mentre osservava in rapida successione, prima la spada e poi il corpo esanime del corsaro morto, cercando di trovare un nesso tra le due cose che non mettesse a repentaglio la sua immediata incolumità.
Fu Paul a tirarlo fuori dai guai e la parola "tirarlo" va presa letteralmente. Si precipitò sul ponte e lo trascinò lontano dalla battaglia fino al castello di poppa della nave.
"Io... io.... io....." fu tutto ciò che riuscì ad articolare David con il massimo sforzo.
"Già tu! Hai fatto un bel casino! E adesso come ne usciamo?!" Paul iniziò a guardarsi intorno freneticamente, mentre i rumori della battaglia fuori dalla stanza si facevano più furiosi. Considerato l'arredamento fatiscente ma comunque lussuoso della cabina, subito si accorse che quello doveva essere l'alloggiamento del capitano. Mappe gettate alla rinfusa e affrancate con dei coltelli coprivano il tavolo. Proprio sotto un'ampia vetrata che si affacciava a poppavia si trovava un letto che un tempo si sarebbe definito a baldacchino, ora, con quei grattacieli per tarme che si innalzavano dagli angoli e quella coltivazione di pidocchi che si trovava al di sotto delle coperte, era già tanto se poteva essere chiamato "letto". Accanto ad una rastrelliera su cui erano disposte una serie di sciabole, vi era un armadio contenente giusto quei due o tre vestiti che permettevano al capitano di cambiarsi circa una volta ogni due‐tre mesi, il che lo rendeva, agli occhi del suo equipaggio, una persona raffinata. Un grosso tappeto posizionato al centro della stanza occupava gran parte del pavimento e, apparentemente, considerati gli inquietanti rigonfiamenti che lo caratterizzavano, aveva la funzione di pattumiera. Nulla di questo riuscì a catturare l'attenzione di Paul come il grosso forziere posizionato ai piedi del letto con un grosso lucchetto che sussurrava "aprimi" alla mente del ragazzo.
"Paul... io..." disse David, mentre con la mano tremante mostrava all'amico la spada insanguinata.
L'amico si riprese dall'ipnosi che lo scrigno esercitava su di lui e guardando ciò che il compagno gli offriva disse: "Uh! Si grazie, questa dovrebbe andare."
Impugnò la spada e in men che non si dica ingaggiò un serrato e furioso duello con il lucchetto dello scrigno. Seppur resistendo con coraggio, la tenacia del piccolo tesoriere venne meno dopo una decina di colpi e con un rumore sordo abbandonò la sua presa sul coperchio.
Subito Paul spalancò le fauci di quel diavolo tentatore e le sue aspettative non furono affatto deluse. L'intero contenuto era composto da collane, gioielli e pietre il cui valore aveva ben presto superato la limitata capacità di calcolo del giovane. La vista terapeutica di tutto quel ben di Dio, subito fece rinvenire anche David che, dimenticati gli affanni e i timori che l'avevano ridotto a un vegetale poco prima, si gettò accanto all'amico per ammirare quell'immenso spettacolo.
Un forte colpo alla porta della cabina li riportò alla realtà, facendogli notare che la battaglia all'esterno non era ancora terminata. Con uno sguardo d'intesa, i due giovani trasferirono tutto il contenuto dello scrigno nelle tasche e in piccoli sacchetti che nascosero sotto i vestiti, a quel punto, tintinnando come la slitta di Babbo Natale la notte del venticinque dicembre, si precipitarono a nascondere il tutto all'interno del mercantile. Fortunatamente per loro, seppure la battaglia volgeva quasi al termine, continuava a generare un certo fracasso e quindi, poterono raggiungere la stiva della loro nave senza incontrare troppi pericoli o attirare l'attenzione.
Da qui in poi sapete come si sono svolti gli eventi, ciò che vi manca da scoprire è come la ricchezza accumulata dai due ragazzi li cacciò in guai sempre maggiori una volta giunti a terra, ma questa, concedetemi il clichè... è un'altra storia...