Un euro e cinquanta centesimi
Il rintocco della campana li riportò alla realtà. Le sette di sera. Già intorno a loro si muoveva una massa enorme di persone , destinazione casa. Un freddo pungente penetrava sotto i loro cappotti e sciarpe facendo rabbrividire e facendo desiderare il calore di un salotto o di una cucina.
Le toccò le guance e si accorse al tatto che piangeva. Gli occhi arrossati. Il deglutire faticoso.
‐"Cosa vuoi fare allora?"‐. Lei non rispose ma sembrò rinchiudersi ancora di più nel suo cappotto quasi a volersi nascondere. Lui riprese: ‐"Vuoi che..."‐ ma lei lo interruppe ‐"Non voglio nulla ora, voglio solo pensare, pensare e pensare. Tutto sarà più facile dopo"‐. ‐"Non credi che dovremmo parlarne anche con tua madre?"‐ azzardò lui. ‐"Mia madre!"‐ esclamò lei ironica ‐"mia madre non sa neanche cosa sto facendo ora, non gli è mai fregato di nulla di niente e di nessuno, lo vuoi capire?"‐.
Stettero per qualche istante in silenzio. Lui la guardava con intensità quasi a volere carpire i suoi pensieri e a leggere dentro di lei. Non si era mai trovato in una situazione simile. Per la prima volta avrebbe dovuto guidarla in una decisione, avrebbe dovuto consigliarla sempre che lei fosse disponibile al consiglio. Il portone davanti a loro era ancora aperto.
‐"Vuoi che vada io?"‐ le chiese con un filo di voce ‐"non è un problema davvero"‐. ‐"E questo cosa cambierebbe spiegamelo"‐. Principio di isteria nella sua voce. ‐"Brutto segno"‐ pensò lui, ma continuò ‐"Non si tratta di cambiare la situazione, si tratta di fare qualcosa"‐. ‐"Sei tu l'uomo"‐ fece lei all'improvviso ‐"avanti allora, fai qualcosa. Sì, hai ragione. Si tratta di fare qualcosa. Dimostrami che sai fare qualcosa, dimostralo!"‐. ‐"Cosa vorresti dire? Ti ho mai negato il mio aiuto, mi sono mai fatto pregare per un consiglio"‐ si interruppe: un uomo tendeva la mano verso di loro. Farfugliava qualcosa in chissà quale lingua. La mano tesa però e lo sguardo valevano più di mille parole. Si frugò in tasca e trovò un paio di monete: ‐"Meglio che niente"‐ pensò mentre le lasciava cadere nella mano guantata dell'uomo che ringraziò sempre in un linguaggio incomprensibile, prima di allontanarsi da loro. Riprese il discorso: ‐"Capisco il tuo momento ma adesso non è che posso diventare la tua valvola di sfogo. Sono disposto ad aiutarti, lo sai, lo sono sempre stato in tutta la mia vita e lo sarò anche ora ma ti prego. Non escludermi da te. Non credere che sia una persona estranea che si trova accanto a te per puro caso. Dammi fiducia. Voglio dimostrarti che su di me potrai sempre contare, anche in momenti come questi, ma devi darmi la possibilità di farlo. Non puoi rinchiuderti a riccio e lasciare venire fuori solo gli aculei. Insieme possiamo farcela e ce la faremo anche ora, vedrai! L'importante è non farsi prendere dall'isteria."‐. ‐"Dall'isteria?!"‐ rispose ironica tutta in un fiato ‐"e cosa dovrei fare? E' Già la terza volta, capisci? La terza volta! La prima volta non andava bene il colore, la volta dopo era troppo largo... cazzo! Ma è mai possibile che per fare un regalo a tuo padre debba sempre fare queste figure con i commessi. Sono 3 volte che lo riporto indietro 'sto maglione. Chissà cosa penseranno! Mi vergogno come una ladra a rientrare qui dentro, lo capisci o no?"‐ e riprese a piangere.
Il suono della campana lo fece trasalire dai suoi pensieri. Le otto del mattino. Osservava il corpo steso sul marciapiede coperto da un lenzuolo. Chiese al più vicino di loro: ‐"Aveva documenti addosso, o un qualcosa di personale, che so, una foto magari?"‐. L'altro scosse il capo. ‐"Niente di niente commissario. Gli abbiamo trovato solo fazzoletti sudici, una sigaretta e un euro e cinquanta centesimi. Un altro disperato ucciso dal freddo. Questa notte è andata a meno sette e aveva solo una camicia a coprirlo. c'era da aspettarselo. E' già il terzo senzatetto in una settimana che ci lascia la pellaccia"‐. ‐"Ok, chiamate l'ospedale che lo vengano a prendere, io vi raggiungo tra poco"‐. Si accese una sigaretta e guardo la vetrina. ‐"Bello quel maglione, quasi quasi..."‐ pensò.
Il portone era ancora aperto.