Un giorno
E un giorno la morte venne. L'avevo cercata per lo passato, senza troppo impegno, tra le mille cose da fare che mi strattonavano da una parte all'altra. Ma poi che la vita cominciò a spiacermi, e ancora adesso non so perché lo fece, presi a cercarla con maggiore impegno. Di ciò la vita non se ne interessò affatto, completamente presa dalle sue cose. Fu lei ad allontanarsi o fui io a non seguirla? Non ho una risposta a questa domanda, ma la cosa non ha molta importanza. Quello che importa e che tra me e la vita la distanza crebbe sempre più, sino al punto che io per lei diventai come una vaga ombra.
E così incontrai la morte, con la quale presi a giocare a scacchi come solitamente si usa fare. Non era quella giocatrice che mi aspettavo: rapida, implacabile, pronta a fulminarti in poche mosse. Era piuttosto lenta e come svogliata, forse interessata ad altro ... Stetti comunque al gioco che mi teneva stranamente “vivo”.
Mentre la partita si trascinava le parlai di me: non di come ero, ma di come avrei potuto essere al di là dell'apatia e delle consuetudini. Era ad un tratto diventata attenta ed interessata a me più di quanto io lo fossi a lei. Mi invitò a seguirla e ne rimasi al tempo stesso lusingato e contrariato. Guardai la scacchiera indeciso: la partita sembrava volgere a suo favore. Accesi una sigaretta e mi concentrai sugli scacchi.
Senza che me ne accorgessi la vita si era posta al mio fianco. Mi voltai di scatto quando mi chiamò. Non era là per sorridermi: stava a reclamare i suoi diritti ed era terribilmente seccata. Rimasi senza parole, stupito di questo improvviso interesse. Mi alzai facendo cadere la sigaretta e lasciando la partita così com' era. In pochi passi ero già lontano fino a diventare come una vaga ombra. Ancora una volta la vita aveva trionfato.