Un giorno, all'improvviso.
La macchina correva lungo il litorale, in quel tratto dove la costa era deserta. Il paesaggio era stupendo, selvaggio.
L'uomo nella macchina quel giorno si sentiva stanco, maledettamente stanco.
Apparentemente non c'era nulla che non andasse. Era uscito di casa come al solito, aveva baciato sua moglie ed era partito con la sua auto. Quel che era successo dopo non sapeva spiegarselo.
Ad un semaforo, mentre attendeva che scattasse il verde, improvvisamente si era sentito invadere da quella incredibile sensazione.
Non avrebbe saputo definirla: era qualcosa mai provato prima.
Come una stanchezza profonda, un senso di insoddisfazione misto a una sottile inquietudine.
Mentre cercava di analizzarla, fu assordato dallo strepito dei clacson delle auto che gli stavano dietro. Si rese conto che il semaforo segnava via libera e allora ripartì.
Mentre procedeva, si accorse che quella sensazione gli era penetrata fin nel profondo dell'anima. Non riusciva a liberarsene.
Quasi automaticamente svoltò in una vietta laterale. Non sapeva bene perchè lo facesse: la strada per il suo studio era dall'altra parte. Capì che non aveva nessuna voglia di andarvi.
Ripercorse tutto il tratto fino a casa e passò oltre. Desiderava ritrovarsi al più presto fuori dall'abitato.
Ora percorreva la strada lungo la costa.
Guardò l'orologio: le 9,30. Allo studio avrebbero cominciato a meravigliarsi di non vederlo ancora arrivare, lui così attaccato alla puntualità.
Quella mattina gli sembrava che niente avesse più molta importanza.
La sensazione di insoddisfazione e di inquietudine che lo aveva assalito a tradimento gli faceva respingere annoiato tutto quello che fino allora aveva costituito la sua esistenza.
Nulla gli sembrava avere un significato vero.
Eppure era un uomo abbastanza contento di sè, di quel che era, di quel che aveva.
Ma, allora, perchè quella mattina si stava comportando così bizzarramente? Come se una voce gli avesse insinuato che qualcosa gli mancava?
Riflettè chiedendosi se ciò era vero. Gli pareva proprio di no: aveva tutto ciò che desiderava.
Ma la strana sensazione persisteva, profonda, tormentosa, soffocante.
Abbassò l'aletta parasole per ripararsi gli occhi dalla luce prepotente e accese una sigaretta. Aspirò a lungo: il tabacco forte gli grattò in gola.
Guardava ammirato il paesaggio che gli si stendeva dinanzi. Si sentiva inebriato dal mare e dalla vegetazione folta e rigogliosa.
Abbassò completamente il finestrino; l'aria fresca e viva gli penetrò nei polmoni. Respirò soddisfatto e gettò via la sigaretta.
Pensò di fermarsi da qualche parte; voleva scendere e camminare tra gli alberi.
Sentiva dentro di sè una tensione lancinante.
Poco più avanti vide una radura con un sentiero che scendeva alla spiaggia. Fermò la macchina, spense il motore, poi uscì fuori.
Fu quasi stupito di quel silenzio odoroso di verde e di salmastro.
Avvertì un senso di libertà infinita, una pagana gioia di vivere che gli metteva nel sangue un'eccitante voglia di correre a perdifiato. Si accorse di stare accelerando il passo, poi, d'improvviso, cominciò a correre, ebbro d'aria e di felicità.
Parecchi minuti durò quella corsa sfrenata, fino a quando il cuore si fece pesante e fu costretto a rallentare.
Il suo cervello era leggero, eppure, a tratti, si sentiva stringere da un'angoscia indicibile, assai simile a quell'assurda sensazione che lo aveva spinto a mutare il corso di quella che avrebbe dovuto essere una giornata normale. Non sapeva il perchè di quell'angoscia, ma capiva che qualcosa, in fondo alla sua anima, obbediva a lontani, ignoti richiami.
Quella sua vita così tranquilla, così apparentemente solida, gli era diventata incomprensibile.
Scese alla spiaggia, incespicando tra i sassi che rotolavano suonando pesantemente.
Rimase a lungo in piedi, con gli occhi fissi sull'orizzonte, immobile.
Una pace infinita si stendeva all'intorno.
Si sentiva bruciare nell'anima qualcosa di indefinibile, come un disperato bisogno di uscire da se stesso, di lasciare finalmente alle spalle tutta la sua vita precedente.
Risalì lentamente su per il viottolo.
Adesso camminava come trasognato, senza riuscire a vedere chiaramente il cammino davanti a sè.