Un maniaco di nome Giuseppe
E' un sabato pomeriggio di tanti anni fa e sono semi sdraiata sul letto a leggere. Suona il telefono, è sul comodino perciò mi basta allungare una mano.
"Pronto"
Dall'altra parte del filo sento ansimare. Non mi impressiono, anche perché sono cose che capitano spesso. Ascolto un po' e poi parlo
"Ciao"
L'ansimare continua più rumoroso di prima. Va bene, riproviamo.
"Ciao, se ti va possiamo chiacchierare un po' "
L'ansimare si interrompe. Silenzio, ma la comunicazione non viene tolta.
Aspetto ancora un po' e poi:
"Allora, se vuoi parlare bene, altrimenti metto giù"
"Ciao" E' la voce di un ragazzo e mi stupisce, certe cose me le aspetto di più dagli adulti. "Perché vuoi parlare con me?"
"Così, per passare il tempo. Tu, dove sei, immagino sarai solo, io qui dove sono, sono sola, possiamo parlare."
Sto bene attenta a ciò che dico perché non capita tutti i giorni di conversare con un maniaco, dopo che ha messo in atto la sua performance telefonica.
"Intanto puoi dirmi come ti chiami"
"Giuseppe"
Giuseppe! Ma no, un maniaco non può chiamarsi Giuseppe. Giuseppe è il nome più innocente, più trasparente che esista. Un maniaco deve avere un nome misterioso, ambiguo, vagamente minaccioso, non so, potrebbe chiamarsi Rantol, ma non Giuseppe. Tutto di me ride, ma mi controllo.
"Hai una bella voce Giuseppe, sei molto più piacevole quando parli che quando ansimi."
"Ma guarda che io sono una persona normalissima" si difende lui.
Beh, insomma, proprio normale normale, non saprei. Ma lo penso soltanto.
"Dai Giuseppe, allora dimmi qualcosa di te"
"Ho 25 anni e lavoro alla Fiat. Sono fidanzato e mi sposerò fra qualche mese."
Caspita, che sposa fortunata! Sarei curiosa di sapere se con sua moglie ci farà l'amore o le telefonerà dalla cabina sotto casa.
"Immagino che lei, la tua fidanzata, non sappia di questo tuo passatempo. Ma tu perché fai certe telefonate?"
"Certo che non lo sa. Non posso farci niente, è più forte di me. Tutte le volte che mi trovo da solo in casa mi viene questo pensiero e non mi controllo. E' la prima volta però che parlo con qualcuno e sono sorpreso."
"Forse senza saperlo cominci a cercare aiuto, ma lo devi cercare da un professionista, non dalle tue vittime."
Continuiamo a parlare ancora, come una vecchia mamma gli ricordo che le sue telefonate potrebbero spaventare qualcuno, che dall'altra parte del filo potrebbe esserci una bambina, un'adolescente. Lui tace e ascolta, non se la prende,e dopo un po' ci salutiamo come vecchi amici.
M i sono imbattuta in un maniaco in erba, alle prime armi, che ancora deve trovare la sua strada. Un maniaco più navigato non avrebbe mai detto di chiamarsi Giuseppe.