Un Natale spettrale
“Lalla svegliati è ora!“ La donna le accarezzò dolcemente il viso per non turbarla con un brusco risveglio.
“Nonna di già …” La bambina fece un grosso sbadiglio strofinandosi forte gli occhi color nocciola. “Mi sembra di aver dormito solo un’ora”.
Lucia accese una candela sul piccolo comodino accanto al letto quindi si rivolse di nuovo verso la nipotina: “Non ti preoccupare sono stata svegliata dalle campane che annunziano la Messa. Vuoi ancora ascoltarla insieme a me o hai cambiato idea?”
“Sì nonnina ti prego!“ L’abbracciò forte strappandole la retina da notte sui folti capelli bianchi .
Accostando poi la bocca vicino all’orecchio le mormorò:“Buon Natale, ti voglio bene.”
Il suono di un grosso bacio riempì l’angusta stanzetta.
“Grazie, cattivona. Buon Natale anche te. Preparati tra poco partiamo, lo sai che la strada è un po’ lunga per la chiesa di San Damiano. È una bella passeggiata.
“Mi vesto in un batti baleno!“ Lalla scese decisa dal lettone a due piazze e iniziò a vestirsi. Dall’altra parte del letto Lucia fece altrettanto.
Dopo essersi vestita con cappotto marrone, guanti, sciarpa e cappellino di lana multicolori, la bambina si avvicinò alla piccola finestra aprendo il battente di legno :“ Nonna!” Esclamò meravigliata, “è ancora notte ma sei sicura di aver sentito le campane? Vedo anche la luna nel cielo.”le candide manine erano appoggiate sul vetro per metà ancora appannato dal freddo.
“Birichina, la smetti di fare la brontolona. Lo sai che d’inverno il mattino arriva più tardi e che la prima Messa viene celebrata da Don Andrea all’alba. Affrettiamoci invece altrimenti arriveremo in ritardo”.
Anche la donna aveva indossato un lungo cappotto nero e guanti dello stesso colore mentre un foulard elegante le raccoglieva i capelli dalla fronte.
“Sono pronta .“ La bambina fece un saltellino rapido verso la donna.
“Bene andiamo.“ Aprirono la pesante porta con uno stridente cigolio e si immersero nella lieve foschia della notte.
“Nonna quando arriviamo sono stanca!“ Ansimava leggermente facendo fuoriuscire aria fredda dalla bocca.
“ Tra poco.” Rispose Lucia con pazienza; “Su, un po’ di coraggio. Niente si ottiene lamentandosi.” Le sorrise con comprensione.
“Guarda queste case dormono tutti.” Disse Lalla con un moto di sorpresa.
Proprio in quel preciso istante le donne stavano attraversando una fangosa strada di campagna ai cui lati sorgevano delle case di pietra col tetto spiovente avvolte completamente dalle tenebre.
Tutte le finestre erano sprangate per combattere il rigido freddo invernale.
Finora non avevano ancora incrociato nessuno sul loro cammino.
“Non è vero cara vedrai che qualcuno incontreremo quando arriveremo in paese”.
“Nonna, nonna!“ La bambina si animò all’ improvviso facendo segno col dito davanti a loro. “Guarda ci sono delle persone davanti a noi, portano delle candele in mano”.
“Hai ragione,“ la voce di Lucia squillò anch’essa per la sorpresa , “non pensavo che la notte di Natale ci fosse una processione. Immacolatina, la nostra vicina di casa, è sempre informata su queste cose eppure non mi ha detto niente chissà…”
“Raggiungiamoli!“ Urlò Lalla strattonando il braccio della nonna. “Magari vanno anche loro dove andiamo noi”.
“Va bene, guasta feste. Allunga il passo e non lamentarti della stanchezza però altrimenti sono guai”.
“No sarò bravissima”.
Affrettarono il passo verso le luci lontane.
“Che strano più ci avviciniamo più le luci delle candele sembrano lontane. Non so che pensare. ” Lucia si sentiva un po’ inquieta. Stavano camminando da diverso tempo eppure la processione sembrava sempre lontana e sfuggevole
“Quelle persone hanno un’andatura notevole per una processione”.
“ Dai nonna non ti abbattere.“ Lalla sembrava divertita “Li raggiungeremo prima di arrivare in paese”.
“Sarà, ma io non ho mai visto niente del genere. E poi sono molto silenziosi perché saremo pur lontani da loro ma io non odo alcun canto di Natale”.
Incontrarono sul loro cammino solo alberi spogli e case silenziose per diverso tempo.
Ad un tratto Lucia si fermò, ansimante anch’ella per la stanchezza.
“Non li vedo più. Sono scomparsi.“ La donna si rivolse alla piccola cercando di attraversare con lo sguardo la foschia notturna.
“No, no! Eccoli, eccoli!!! Sono andati per quella stradina a sinistra li vedi?“
Lalla era eccitata come se stesse sperimentando un gioco nuovo.
“A sinistra? Ma da lì non si và al paese. Ci si inoltra in aperta campagna e …”
“No, nonna. C’è una chiesa. È illuminata a festa. Riesco a scorgerla da qui anche attraverso quel banco di nebbia. Andiamo, andiamo!!!”
Lalla strattonò per l’ennesima volta il braccio della donna.
“Stai calma, ci andremo, anche se io non ricordo affatto che da quella parte ci sia una chiesa. Ce n’era una moltissimi anni fa circa quando avevo la tua stessa età ma fu distrutta durante la guerra. Forse è stata ricostruita e non me ne sono mai accorta. Che sbadata che sono”.
“ Si, nonnina sei proprio sbadata oggi. “ Rise per lo scherzo che stava rivolgendo a Lucia.
“Bricconcella. E’ questo il modo di rivolgerti a tua nonna?“
Lucia fece finta di arrabbiarsi. Poi dando un bacio alla sua piccola “lingua lunga” si avviarono sul sentiero in direzione della chiesa.
“Evviva siamo arrivati! Che bella.“ Lalla era estasiata da quello che stava vedendo.
Si trattava di una piccola costruzione in pietra grigia dal tetto aguzzo sormontata da una croce. Il portone di legno aperto ai fedeli era illuminato all’esterno da due enormi ceri poggiati su due colonne di marmo. Un suono solenne di organi e canti proveniva dall’ interno invitando i visitatori ad entrare.
Lucia era sbalordita da quello che stava vedendo. Non riuscì a scandire una sola parola tranne un lungo lamento di sorpresa.
“Entriamo,“ disse la bambina animata da un’enorme fretta, “non senti? La Messa è già iniziata”.
Non appena varcarono la soglia si ritrovarono davanti uno spettacolo meraviglioso.
Le due navate e l’altare erano stati costruiti con marmi bianchissimi e splendenti.
Numerose statue di Santi, ognuna posta nella sua nicchia decorata con aggraziata fantasia, partivano sin dall’entrata ed erano illuminate da centinaia di lumi come Lalla non ne aveva mai visti.
I sedili fatti di legno di quercia erano occupati da fedeli fin quasi l’ultima fila.
Tre sacerdoti vestiti con dei paramenti, anch’essi di colore bianco, recitavano contemporaneamente la Messa in latino.
Lucia rimase a bocca aperta. Quello che stava vedendo andava oltre la sua comprensione. Mormorando a bassa voce si chiedeva come fosse possibile che esistesse una chiesa tanto bella e nessuno gliene avesse mai parlato.
Condusse la bambina per mano attraverso una fila laterale.
Pochi passi e presero posto in uno degli ultimi banchi.
Dopo poco Lalla iniziò a bisbigliare in un orecchio: “C’è una donna che ci sta salutando al banco di fianco al nostro. Non l’hai vista?”
“Chi è?” Domandò sottovoce Lucia. “Fammi vedere.”
“Di lì, vedi?” Fece un cenno con la testa. “Ha un’elegante cappello nero e ci sta sorridendo”.
Lucia volse lo sguardo a sinistra ma immediatamente ebbe un sussulto di terrore.
La mano stretta in quella della bambina iniziò a tremare convulsamente.
“Che c’è nonna? Non ti senti bene.“
Lalla aveva gli occhi spalancati dalla preoccupazione.
“Non è possibile, lei è … la signora Felicia è … oh dio mio!!!”
Lucia era preda di un terrore così profondo che le faceva biascicare le parole.
“Che dici? Non capisco. Non fare così. Guarda davanti a te c’è quel signore con dei lunghi baffi neri che si è girato e ti sta salutando con la mano…”
“Quale signore?” domandò Lucia ancora tremante. Poi guardando nella direzione indicata dalla bimba proruppe in un urlo di paura tanto forte che solo a stento fu coperto dal suono dell’organo che intonava una lugubre sinfonia.
Note funeree molto più alte di quelle che la donna avesse mai sentito in vita sua riecheggiavano minacciose tra le navate.
“Mio cugino Michele oh!” Lucia iniziò a piangere chiudendo gli occhi. Le mani incrociate sulla bocca per coprire una smorfia di dolore.
Lalla era impietrita. Non sapeva cosa fare.
Raccogliendo dentro di sé un coraggio che nessuna bambina della sua età poteva avere disse: “Nonnina usciamo da qui. Non mi piace questa musica. Mi mette i brividi e poi queste persone ti fanno piangere.”
“ Si, si.“ rispose la donna con un filo di voce gemendo di sofferenza.
Velocemente raggiunsero il portone e di nuovo la strada solitaria.
Lalla camminava accanto sua nonna guardandole il viso e cercando di capire cosa le fosse accaduto in quella chiesa.
Entrambe stavano in silenzio.
L’unico rumore che si udiva era lo scalpiccio dei piedi tra i rami e le foglie morte.
Lucia si era ripresa e aveva smesso di singhiozzare.
Ma lo sguardo era perso nel vuoto.
Di sicuro era preda di pensieri che almeno per ora non osava rivelare alla nipotina.
Lalla, che invece era una bambina intelligente e sveglia, aveva capito che qualcosa l’ aveva spaventata a morte.
Decise di non tenere per sé i suoi dubbi e li rivelò alla persona che finora l’aveva cresciuta come una madre.
“Perchè piangevi prima in chiesa? Chi erano quelle persone? Non mi sembravano cattive”.
Lucia fermò il suo cammino diretto verso casa e guardandola con tristezza disse: “Non erano cattive ma non erano come noi”.
“Cosa?“ la voce assunse un tono sorpreso e cantilenante.
“Mia cara, sei ancora troppo piccola per parlarne, ma un giorno ti spiegherò tutto.
Te lo prometto. Ti basti sapere che un tempo sono state persone che facevano parte della mia vita. Poi sono partite per un lungo viaggio”.
“Allora sei contenta di averle incontrate per questo piangevi vero?”
L’ingenuità della bambina per poco non fece commuovere di nuovo la nonna.
“In un certo senso si… forse…”
“Ah bene, bene ! “Lalla era di nuovo allegra come quando erano partite da casa.
In un fattoria vicina un gallo iniziò a intonare il suo canto mattiniero.
Dopo, anche le campane della lontana Chiesa Di San Damiano annunciarono che, tra breve, le sue porte sarebbero state aperte.
Lalla ascoltò quel suono metallico espandersi nell’aria fino a raggiungerle nel sentiero ormai illuminato dai primi raggi del sole e con aria perplessa domandò alla donna: “Nonna, sei sicura di aver sentito stanotte le campane di San Damiano?”
“Sì le ho sentite mia cara,“ e accarezzandole la testa, “ma non erano per noi“.
Sarno 05 / 12 / 06