Un Profondo Sentimento Amoroso
Alberto M. professore di lettere in una scuola media di Roma stava correggendo i compiti degli alunni in verità con poca voglia, la maggior parte dei ragazzi e delle ragazze di italiano ne ‘mangiavano’ poco sia perché in casa nella maggior parte i genitori parlavano il dialetto sia perché, malgrado le sue insistenze, non leggevano i libri che procurava loro dalla biblioteca scolastica. Da quando aveva smesso di fumare sembrava gli mancasse sempre qualcosa, specialmente dopo mangiato ma Sergio C., un amico medico, gli aveva riscontrato un inspessimento del palato che, come conseguenza poteva condurre a qualcosa di molto spiacevole. Suo padre diceva sempre che l’invecchiamento portava a dover rinunziare a qualcosa di piacevole di giorno in giorno, aveva purtroppo ragione. Quarantasette anni, un divorzio alle spalle, niente prole, aveva preso alloggio in un appartamento in affitto all’ultimo piano in via Marsala vicino alla stazione Termini. La ex, non bella Elena P., capricciosa e ricca, due anni addietro l’aveva voluto impalmare. Alberto di provenienza contadina, ma ‘callidus’ come tutti i suoi colleghi, non se lo fece dire due volte anche se la promessa non era particolarmente avvenente e, dopo il matrimonio, dimostrò un carattere mefitico, come il suo alito, in ogni caso era di una antipatia, ma di una antipatia, insomma antipatica. Giusto per inquadrare la sposa: naso lungo (sembrava un trans), piccole labbra e bocca in dentro, piatta di seno, gambe da airone. Perché la cotale aveva scelto Alberto? Il nostro in questo caso eroe, era effettivamente un fustaccio, sempre elegante e col sorriso sulle labbra, la ‘materia prima’ non gli mancava ma tutte le fanciulle che incontrava avevano una caratteristica in comune: scarse di denaro, un grave handicap per lui che voleva vivere una vita se non lussuosa almeno agiata. Ad Elena che, come avrete capito non aveva nulla in comune con la omonima regina greca, piaceva da matti il sesso; era capace di svegliare in piena notte il consorte che, ormai abituato ai suoi capricci l’assecondava, veniva in cambio ben retribuito finanziariamente. Allora perché quel divorzio? Elena aveva incontrato un toy boy etiope, che come tutti le persone di colore (non chiamiamoli negri, si offendono) era molto dotato, se lo diceva Elena… Il trapasso di ‘augelli’ comportò per la non bella signora l’esborso di una ventina di milioni di €uro passati nelle tasche del doppiamente fortunato Albertone che si era così anche scaricato una ‘scorfana’! Da una lussuosa abitazione ai Parioli Alberto passò ad una casa in via Marsala più modesta ma arredata con gusto dalla proprietaria cinquantenne per sua fortuna ricca e frequentatrice assidua di case di bellezza. Cesira Z, di origine romagnola, la prima sera dell’insediamento di Alberto nella nuova abitazione, invitò l’inquilino ad una cena intima a casa sua. Profumatissima, restaurata in modo eccelso (niente pelle cadente), al momento dello champagne passò all’attacco, evidentemente già un po’ brilla, e mise le mani direttamente sulla patta di Alberto che in quel momento dovette decidere: ‘O la mando ‘ad patres’ o non pago l’affitto.’ La seconda ipotesi ebbe il sopravvento, Alberto rispetto alla legittima consorte ci aveva guadagnato e così si sacrificò ma sino ad un certo punto perché la dama aveva stile anche nel fare sesso. Ma altri avvenimenti incombevano sul suo capo: un pomeriggio stava correggendo i compiti di quelli che chiamava ‘sciagurati alunni’ ma forse era stata sua colpa quella di dare per tema: “La tua famiglia”.In un altro istituto statale l’anno passato era venuto fuori un tale casino dovuto alle vicende incestuose del nucleo familiare di una alunna, per fortuna a lui non era accaduto. Campanello della porta d’ingresso, Alberto non aspettava nessuno: “Chi è” “Sono Loredana professore, ho bisogno di una spiegazione.” La ragazza era figlia di Marcello B. e di Fulvia F. suoi vicini di casa, professione bidelli. “Loredana sedicenne, capelli castani lunghi, grandi occhi da furbacchiona, naso piccolino che avrebbero molto apprezzato gli nasicisti (feticisti del naso?), ‘boccuccia di rosa’ di Dorelliana memoria’, seno appena accennato e gambe alla Jane Russel (non sapete chi è? Una attrice americana dalle gambe chilometriche). Pensiero di Alberto: “Qui finisce male!” “Loredanuccia bella, ho quarantacinque alunni che scrivono porcate tremende, devo correggete i loro compiti, dimmi in fretta quello che ti serve.” “Professore Lei mi insegna che le cose fatte in fretta vengono malissimo e così che ne dice se mi siedo vicino a Lei ed espongo il mio problema.” “Ho capito, vedo il libro che hai portato, devi fare il riassunto di un capitolo del romanzo del Boccaccio: è la storia di un gruppo di giovani che, per evitare la peste a Firenze, si rifugiano in campagna e dal titolo ‘Decamerone’ puoi intuire che sono dieci giorni di racconti.” “Professore è noto che il Boccaccio era, come dire, uno scrittore porno dell’epoca.” “Bimba bella, non fare la santarellina, sai chi sono le santarelline? Sono ragazze che simulano un’ingenuità ed un candore che non hanno!” “Questa sua frase mi ricorda una poesia di Stecchetti che recita: “Noi siam le vergini dai candidi manti…”Alberto Fece segno a Loredana che doveva bastare quello che aveva detto: “Conosco tutte le poesie di Stecchetti, non sono adatte ad una sedicenne! Sei venuta per fare conversazione o che altro?” “Diciamo altro: ho letto un libro in cui sono riportate le lettere d’amore degli innamorati dell’ottocento, di solito cominciano così: ‘Signorina sin dalla prima volta che l’ho incontrata sono stato…” “Loredana quello che dici non c’entra nulla con una spiegazione che ti devo dare.” “Invece si, io da quando avevo dodici anni sono innamorata di lei, le mia compagne di ridono appresso perché scrivo il suo nome sulla lavagna e poi la sogno ogni notte, cosa devo fare?” “Quando avrai finito di dire cose insensate tornartene a casa, potrei benissimo essere tuo padre, a proposito dei tuoi potrebbero ritornare, ti prego lasciami solo.” L’ultima frase non sortì alcun effetto anzi Loredana si attaccò alla bocca di Alberto che rimase basito senza reagire la poi baby pensò bene di sparire dall’abitazione di Alberto il quale si buttò letteralmente sul letto, in bocca ancora il sapore di caramella mou ed un profumo di giovinezza addosso a lui, sensazioni bellissime, mai provate, che potevano però portarlo direttamente alla regina del cielo (Regina Coeli) come accaduto anni addietro a due distinti signori. Alberto psicologicamente aveva subito uno shock, l’amico dottore Sergio C. gli prescrisse per telefono un calmante che Alberto, sempre per telefono aveva pregato la portiera di andarglielo ad acquistare. Il ‘caso’ che nella mitologia greca è ‘cosa infida e mutevole’ volle che Cesira incontrasse la portiera Emma Z., la quale, chiavi in mano, stava andando a recapitare le medicine ad Alberto. “Ci penso io, quanto ha speso? Venticinque €uro.” “A lei.” Alberto aprì la porta d’ingresso del suo appartamento e fu sorpreso di incontrare Cesira. “Avevo incaricato Emma…” “Ed io son qua per curare il malatino.” E si introdusse in casa. “Cesira è solo un po’ di raffreddore non vorrei ‘appiccicartelo’?” Nessuna preoccupazione anzi sai che ti dico: diamoci alle ‘orge dionisiache’, organizzate da Priapo, che fanno passare tutti i mali. Tu non sarai un Priapo ma, nel tuo piccolo, ti difendi bene.” Cesira in breve tempo, nuda, si scatenò sopra Alberto il cui ‘ciccio’ fece il suo dovere prima in ‘ore’ e poi in ‘nigrum cattum’. Deliziata, Cesira baciò Alberto e prese la via di casa sua osservata dallo spioncino da una certa Loredana infuriata. Niente di peggio di tigri furibonde e soprattutto di età adolescenziale che considerano le donne meno giovani vecchie che non devono più interessarsi del sesso, soprattutto di quello delle persone a loro care. La tigrotta non voleva bussare alla porta di Alberto allora pensò che forse la chiave dell’appartamento dell’amato fosse custodita da Emma in portineria. Niente rumore, come una lince andò al quadro e vide il numero 24, quella dell’amato suo, se ne appropriò. La chiave era quella giusta e girò nella toppa con facilità. Alberto era sotto la doccia: lì per lì non si accorse di niente poi al riflesso di uno specchio…ma come c…o era entrata. “Guarda che sono ancora ammalato, vedi d’annattene come dicono a Roma.” “Pensi che le cure della miss Cesira abbiano avuto effetto?” “Siamo alla gelosia, le bambine debbono essere gelose solo se le rubano la bambola ed io non lo sono!” “Sei il mio bambolotto, non ti mollerò mai, prova a lasciarmi e vedi che putiferio ti armo!” “Intanto io ti sculaccio , Alberto lanciò Lory sul letto, le abbassò gli slip e cominciò con la sculacciata che finì presto con bacini bacini alla parte opposta del corpo…proprio lì dove Lory desiderava da tempo. I bacini bacini terminarono in un godo godo piuttosto rumoroso della baby che mise in apprensione Alberto che capì che aveva perso la partita su tutta la linea. Lory giaceva immobile sul letto abbracciata ad un cuscino, viso estasiato, occhi chiusi, ‘gatta’ soddisfatta. Lory, dietro sollecitazioni di Alberto aprì gli occhietti belli, capì che doveva sloggiare e, dopo un bacio niente affatto filiale al professore, sparì dalla circolazione. Telefonata alle quattordici del giorno successivo: “Finalmente ho provato qualcosa di divino, qualche volta lo faccio da sola ma non è la stessa cosa, non vedo l’ora…” “Seguimi, anche se sei molto giovane dovresti capire in quale casino ci siamo imbarcati, sai benissimo che ormai mi piaci da morire ma un fidanzato tra le sbarre che esce dopo dieci anni non ti servirebbe.” “Anch’io ho ragionato sulla nostra situazione, non ti mollerò mai anche se dovrò vederti di rado, sarò studiosa a scuola, non farò colpi di testa ma un’altra cosa voglio da te, immagina quale: Afrodite sarà la nostra dea protettrice e ci guiderà nel percorso dell’amore. Anche se dovranno passare due anni per diventare maggiorenne ti aspetterò, forse farò partecipe della nostra storia mia madre con cui ho molta confidenza.” Passarono i giorni, uno dopo l’altro, Alberto e Loredana, con la complicità della mamma Fulvia, riuscivano ad incentrarsi senza essere visti da impiccioni rompiballe, ma al compimento dei diciassette anni Lory: “Mamma ormai mi sento la moglie di Alberto anche se ancora non…che ne dici se il 26 luglio giorno del mio compleanno…” “Immaginavo che me lo avresti chiesto, io voglio bene Ad Alberto quasi quanto te…nello stesso temo, da mamma…posso solo dirti sii felice, io non lo sono stata con tuo padre, è un uomo grezzo, Alberto mi piace.” “Mammina Alberto è solo mio… sto celiando, sei la mamma migliore del mondo, nessun altra avrebbe capito la situazione.” Alberto cercava una soluzione per poter finalmente sposarsi, non in chiesa, era ateo. Con l’aiuto dell’amico Sergio, sempre disponibile, riuscì in breve tempo a far compilare in Comune le ‘carte’ necessarie compresa la dichiarazione di Fulvia per la figlia minorenne. Il giorno del compleanno di Loredana coincise con quello della cerimonia nuziale, Sergio fece da testimone insieme alla suocera Fulvia, il suocero era deceduto. Una sorpresa per tutti: Alberto aveva contattato due suoi cugini contadini a Morlupo, periferia di Roma e lì i novelli sposi arrivarono di pomeriggio inoltrato dove li aspettavano Fabio ed Alfonso M. felicissimi di rivedere dopo tanto tempo il loro cugino. La cena tutta a base di specialità contadine: dal tacchino, al coniglio, formaggi e salumi a iosa oltre una ‘cofana’ di verdure e frutta locale tutto innaffiato dal vino Colli Lanuvini di produzione dei cugini che mandò un po’ tutti su di giri ad eccezione di Alberto e di Lory che pensavano ad altro…”Cari commensali, voi restate pure per il caffè ma i nostri ospiti saranno stanchi e vogliosi di…riposare.” Fabio dopo il discorsetto prese sottobraccio Alberto e Loredana: “Vi abbiamo preparato una sorpresa: all’ultimo piano c’è la vecchia camera da letto dei nostri genitori che nessuno usa da tempo.” Aperta la porta apparve quasi un museo: il letto in ferro battuto con un immagine sacra alla spalliera, ai piedi una scena bucolica, alle pareti immagini di santi e di antenati, un camino acceso che aveva riscaldato tutta la stanza, un lampadario in ferro battuto con candele (nella stanza non c’era la luce elettrica), tappeti con immagini georgiche ed infine un pavimento in legno, in fondo una piccola stanza da bagno. “Un antiquario ci ha offerto cifre enormi per acquistare il tutto ma noi siamo affezionati ai ricordi dei nostri. Quello che vedete in alto che illumina la stanza è un acetilene, dentro c’è del carburo, si usava in tempo di guerra quando non c’era l’elettricità…Buona notte!” La prima a riprendersi dallo stupore fu ovviamente Loredana che, col solito senso pratico delle femminucce, constatò che nel camino c’era un gran pentolone con acqua calda…”Amore tutto a posto, ci possiamo lavare le nostre cosine!” “Alberto che è stà roba nel letto?” “Si usavano tanto tempo fa, sono il prete e la monaca: il prete è composto di quattro assi in legno e di due piani, in quello sotto si pone la monaca che è un braciere con dentro carbonella accesa, il tutto per riscaldare il letto.” Tolti di mezzo prete e monaca, i due, nudi, dopo ‘lavacri’ alle parti intime e ridendo come fanciulli si infilarono nel lettone dei nonni e poi…”Mi fa piacere aver riservato sino ad oggi la prima volta per…, inutile dirti…” “Muta come un pesce, ‘ghe pensi mi’.” “Fai meno il milanese e tratta con dolcezza il fiorellino…”Alberto ci mise tanta buona volontà ma c’era molta disparità tra il calibro del suo cosone e quello della di lei cosina e quindi ci fu qualche immancabile urletto di dolore…”Amore se vuoi smetto!” “Non ti preoccupare, è una vita che desidero questo momento, la gatta si è ormai resa conto che era in conto…insomma vai facile!” Alberto andò facile due volte ma non volle ‘infierire’ , avevano davanti tutta una vita per …A quel punto ad Alberto vennero in mente pensieri tristi, i trent’anni di differenza di età che problemi avrebbero creato? A quarant’anni Loredana sarebbe stata nel pieno della maturità, sicuramente sempre più bella ed appetibile, lui…meglio non pensarci.