Un pugno in una notte di mezza estate
Ci sono dei luoghi che ti scelgono, non puoi fare a meno di sentirli dentro, è quasi biologica la tua appartenenza ad essi. Spesso sono luoghi estivi, complice il caldo, complice la promessa primaverile di una nuova vita dopo il freddo inverno che in questi posti ogni cosa acquista un retrogusto unico e magico, le cose che ti circondano, dai profumi ai suoni della natura, toccano delle corde sepolte in profondità, ogni esperienza è amplificata, le emozioni sono più intense e vivaci, molte maschere cadono e non puoi far altro che indossare te stesso. Qualche volta incontri delle persone che magari avevi anche già visto in passato ma lì, per motivi che non puoi analizzare razionalmente, acquistano una luce ed un peso completamente diversi. Qualcuno ti entra nel cuore senza motivo, qualcuno che ti avvelena l'anima lo scarichi definitivamente.
Una vecchia canzone che ho amato fin da bambino recitava “Last night a little dancer came dancin’ to my door, last night a little angel came pumping on my floor ” quella volta, in quel preciso luogo, in quel preciso istante, l'incipit di Rebel Yell si trasformò in una profezia: un piccolo angelo volò nel mio appartamento.
La mia porta era a pochissimi passi dalla sua, le bastò attraversare il cortile. Facemmo uno spuntino mentre non guardavamo una sciocca commedia degli anni '90 con streghe in costumi ridicoli ed effetti speciali di cartone, tutta la nostra attenzione era concentrata sull'altro. Lei sorrideva ed io impazzivo, lei mi guardava con occhi timidi ed io non riuscivo più a pensare. Ci era già capitato in passato di condividere dei momenti come quello, ma mai così intimi. Spegnemmo la luce per stenderci, non so per cosa fosse preoccupata, volle impostare una sveglia per non addormentarsi con me. Poco dopo eravamo abbracciati e fingevamo di riposare, la sveglia suonò, la interruppe, si concesse ancora qualche minuto.
Eravamo sul letto al buio, nessuno parlava, doveva andare eppure non si muoveva, eravamo abbracciati ma le sarebbe bastato muoversi di pochi millimetri per liberarsi e andar via. Non avrei opposto resistenza. Alcune dita cominciavano a muoversi, le sue sul mio collo, le mie sul suo braccio. I volti erano vicinissimi, le nostre labbra respiravano la stessa aria mentre si sfioravano in una lenta, inesorabile ed infinita carezza, non so quanto ci volle per toccarsi davvero ma so che non sentivo più il mio corpo, sentivo solo il suo sapore che si faceva spazio nella mia bocca. Fu lentissimo, fu intenso, fu di una forza disarmante, come la copertina di “vulgar display of power”, il frame a rallentatore di un pugno che ti colpisce in pieno volto nel buio della notte, che ti sconvolge completamente, deforma ogni tua espressione e ogni tua abitudine. Era da tempo che non avvertivo una scossa come quella. Un boato squarciava il silenzio della mia anima ammutolita e claudicante, un attimo di respiro durante una lunga apnea durata un decennio, fu solo un attimo, fu solo un bacio, interrotto da un pianto, interrotto da una sofferenza assopita in lei e risvegliata prepotentemente da quella scossa, dentro il suo petto si era mosso qualcosa di più grande di noi, "o se di notte, si prova una certa paura, com'è facile scambiare un cespuglio per un orso" (cit)! Così come era apparsa alla mia porta mi svanì dalle braccia portata via dalle sue paure e dal suo narcisismo, lasciandomi da solo avvolto come un un bozzo in quelle lenzuola sudaticce al centro del letto. Non saprò mai cosa provasse per me. Di lei mi resta il ricordo di un attimo, di un sospiro fuggente legato alla stessa natura transitoria dell'amore. Non è la prima ballerina a danzar via dalla mia vita, non sarà l'ultima, Rebel Yell è solo una canzone e questo che avete letto è il racconto di un sogno di una calda notte d'estate!