Un rito disperato
I frenetici jumps delle rane orientali, sono uno slancio meccanico? O solo una mia espressione perfetta di prospettiva?
Forse è solo delirio che mi attanaglia la gola e mi costringe a spasmodici pianti. I miei occhi sono rossi e gonfi con una gocciolina blu nel mezzo, davanti allo specchio non mi vedo. Un altro attacco e tutto viene su mentre il mio corpo va giù. Le mie fauci gridano, bruciano, scoppiano dei gemiti strozzati che non hanno forma. L'aria entra con forza mentre la disperazione resta per osmosi con me. Il tempo è fermo, la notte lo sa. La porta squilla anzi vibra. Il mio corpo trema, le loro viscere vogliono la fine, la mia fine. La mia testa è un fardello di zeri, la vita si abbraccia a se per non morire. Non vedo, non sento, non sto capendo ciò che mi sta succedendo, sento solo che qualcosa sto perdendo.
Dov'è la bambina dentro di me? Dove ho perso la sua valigia con dentro le bambole dai capelli dorati? Dove sono finite le arancioni cassette di "Rossi"? Dov'è il mio accento bulgaro? Dov'è quell'uomo che ti ha portata via?
Sento freddo, la musica non c'e più da un pezzo. È molto corta la strada per ritrovarmi sola, guardami sono oscura. Mi sento sulle spalle le fondamenta di questo mondo, ma in realtà sono solo le mie disillusioni, il mio continuo perdere, la mia voce che non riesce più a cantare, il mio uomo che se ne va.
Straniero, dove mi hai portata? Io non ho ancora accettato, voglio fare un patto. Riportami indietro e lascia alle spalle il mio passato, fuggirò da nessuno e avrò pietà di me. In cambio prenditi pure lui e tutto ciò che è. Lasciami chiudere il mio "Pandora", lascia che mi prenda il mio tempo di Bronzo, lascia che viva ancora un paio di volte.
Mi hanno trovata per terra, in bagno, con la bava alla bocca che deliravo cose senza senso. Io non mi ricordo molto. Dicono che c'e mancato poco, dicono che sono stata fortunata. Io dico che è poco, ma tutto quanto vero.