Un sillogismo aristotelico
"Shakespeare sta all'animo umano ed al cuore dell'uomo come Leopardi sta al suo subconscio ed al suo dolore"
= Spiegazione =
Se Shakespeare é stato (definito) il "poeta dell'animo umano" per eccellenza, colui ‐ cioé ‐ che più (e meglio) di ogni altro abbia cantato, narrato e scritto sull'uomo e i suoi sentimenti e le sue pene d'amore (perdute o meno che siano!), sull'uomo ed i suoi intrighi ed i suoi sbagli, sull'uomo e le sue virtù e le sue debolezze; mettendone pure a nudo la sua quint'essenza e la sua vera natura, scavando ‐ e scandagliando ‐ all'interno del cuor suo, sezionandolo (l'uomo) e "vivisezionandoli" (il cuore e l'uomo) da ogni lato e da ogni sfaccettatura possibile ed immaginabile per estrapolarne di volta in volta il meglio ed il peggio, Leopardi, invece, é stato il "poeta del profondo" dell'uomo: che ha sì scavato anch'esso nel suo subconscio e nella sua interiorità, nel suo estremo substrato e nel suo lato più oscuro e recondito, ma trovandovi soltanto paure, angosce, dubbi, perplessità, incertezze, ed amarezze, ed ossessioni. Il recanatese é stato colui che più (e meglio) d'ogni altro si sia fatto carico dei dolori interiori suoi e dell'umanità intera, portandone sulle deboli sue spalle (e fragili) di uomo il fardello, a volte pesantissimo ed a volte insopportabile, ma facendolo pur sempre con dignità, forza e coraggio.
Entrambi (Shakespeare e Leopardi), a mio modesto avviso, furono, però, pur sempre "inguaribili romantici ottimisti": entrambi, infatti, amarono (seppure in maniera differente l'uno dall'altro) fin troppo la vita; e l'amarono così tanto da non averla potuta odiare!
Taranto, 14 ottobre 2013.