Un Uomo Felice
Alberto M. si poteva dire (ed era) un uomo felice. Non è vero che la felicità non è di questo mondo, (da buon ateo non credeva nell’aldilà) ma un essere umano che è in buona salute, ha quaranta anni, non ha problemi finanziari né sessuali come dobbiamo classificarlo? Il succitato abitava a Villa Torre una frazione di Cingoli (Mc) in un’abitazione singola di due piani più una bigattiera (soffitta), con una sorella nubile ed un nipote (figlio della stessa), un’amante alta, bella bionda ventenne, una casa fresca d’estate e riscaldata d’inverno. La sorella Agata, anni addietro, a sedici anni era in collegio dalle monache ma frequentava la quinta ginnasiale in una scuola pubblica. Durante un intervallo in una toilette aveva avuto uno (o più) rapporti con ragazzi ed era rimasta incinta; forse nemmeno lei sapeva chi era il padre, in ogni caso non l’aveva confidato a nessuno. Sua madre era morta d’infarto dalla vergogna, suo padre in un incidente stradale, era finito in un burrone con la sua Balilla (un’auto della Fiat) e così in casa erano rimasti in tre, anzi in due dato che il giovane Francesco (figlio di Agata) era stato inviato in collegio a Jesi (An). Alberto non si poteva lamentare anche in campo sessuale, Spera, la figlia del contadino Miglianesi che coltivava il vicino terreno di venti ettari, aiutava Agata nelle faccende più pesanti della casa ed anche sollazzava il ‘ciccio’ di Alberto. Era innamoratissima del cotale il quale era stato il suoi primo amante. Il padrone di casa non si faceva mancare altre …distrazioni con qualche femminuccia appartenente ai contadini Bellagamba e Diotallevi conduttori di appezzamenti di terreno rispettivamente di quaranta e sessanta ettari di sua proprietà. Era anche proprietario di un albergo di Cingoli. Alberto era laureato in veterinaria ma esercitava la professione solo con animali appartenenti ad amici o a conoscenti. Cher altro dire? Spera era diventata un’amante favolosa, di natura caliente soddisfaceva tutti i desiderata sessuali dell’Albertone il quale se la spassava anche con i motori quale proprietario di una Guzzi Falcone un’auto Lancia Aprilia. Un solo problema gli si era presentato: il nipote Franco sedicenne durante le vacanze natalizie si dimostrava chiuso e scontroso, non ci volle molto a capire la natura del suo problema ed Alberto lo risolse. “Cara (alla sorella) accompagnami a Jesi, devo fare delle compere.” Istruì Spera affinché facesse provare le gioie del sesso anche al ragazzo. A Jesi andò a trovare anche l’amico Giorgio B. produttore del famoso Verdicchio il quale, dopo molte feste, prima di andar via gli regalò varie confezioni di vino. Al ritorno Francesco era in cortile sorridente che giocava col cane Ras, abbracciò sia la madre (sorpresa) che lo zio (non sorpreso) che capì com’era finita la storia con Spera la quale non si fece viva per due giorni poi, al primo rientro, prendendo da parte Alberto: “Non chiedermi più di fare…io ti amo ma voglio far l’amore solo con te. Come mi avevi suggerito mi sono presentata da Francesco con un vestito senza reggiseno né mutande, quando mi sono spogliata Francesco mi è parso smarrito poi…quando glielo l’ho preso in bocca me l’ha riempita e poi ha voluto entrarmi in vagina a lungo fino a quando…ricordati mai più!” Sistemate le cose in famiglia Alberto andò a trebbiare o meglio a guardare la trebbiatura sull’aia dei Bellagamba la cui figlia maggiore lo invitò, in assenza dei parenti, in casa per assaggiare la sua cosina e pure il popò, una diavolessa scatenata che lasciò senza forze Alberto il quale si rifece vivo dopo un paio d’ore senza controllare i sacchi di grano. Analoga scena durante la molitura delle olive nel terreno dei Diotallevi, stavolta la cosa fu ancora più incredibile: due sorelle se lo misero in mezzo…forse non c’erano abbastanza maschi efficienti in quella zona! Alberto decise di averne abbastanza di amori ‘georgici’ e d’estate si recò nel suo albergo ‘Bellavista’ di Cingoli dove decise di rimanere per tutta la stagione con grande dolore di Spera ma sentiva il bisogno di stare in mezzo alla gente, c’erano soprattutto romani, e romane. E fu una signora a colpirlo: alta, longilinea, lunghi capelli castani talvolta raccolti a chignon ma dallo sguardo triste, non dava confidenza a nessuno ed Alberto si trovò in difficoltà per ‘rimorchiarla’. Una volta si fece coraggio: “Gentile signora sono Alberto M. proprietario dell’albergo, qualora avesse bisogno di qualcosa sono a sua disposizione…” La dama Luisa D. (nome rilevato dal registro delle presenze) lo guardò con aria distaccata e se ne andò senza pronunciare verbo. Ahi ahi ahi, doveva escogitare qualcosa di particolare per avvicinare la dama, ma qualcosa di fuori del comune, fantasioso, pensa e ripensa…Andò a trovare il direttore dell’albergo Gino M. e gli spiegò la situazione. “Dottor Alberto io sono per i metodi antichi: fiori e champagne meglio se anonimi. “ Non solo l’idea non ebbe effetto ma addirittura la signora chiamò il direttore e , senza chiedergli chi potesse aver inviato quell’omaggio: “Sono allergica ai fiori e sono astemia!” Soldi sprecati ci voleva qualcosa di inaspettato e così..a mali estremi estremi rimedi. Alberto pensò:”Vediamo se la signora è sensibile alle disgrazie umane e una mattina si appostò all’ingresso e nel vedere la signora scendere dalle scale fece finta di cadere e cominciò a lamentarsi per il dolore alla schiena. Fortuna volle che la scena facesse il suo effetto, Luisa chiamò a gran voce il personale, due inservienti presero di peso Alberto e lo adagiarono nel suo letto, Luisa :”Come sta?” “La ringrazio per il suo aiuto, penso che ci voglia del riposo, grazie di nuovo.” Il pomeriggio la dama bussò alla porta della camera di Alberto il quale di corsa si rimise a letto: “Avanti…oh è lei, grazie per l’interessamento, spero che il riposo mi aiuti a rimettermi in piedi, il dottore afferma che si tratta solo di una contusione.” Il giorno seguente Luisa si presentò di nuovo in camera di Alberto il quale l’accolse con un sorriso: “Signora la sua presenza mi fa star meglio…” “Egregio signore non pensi che abbia bevuto la sua sceneggiata ma dato che si trattava di una cosa più inusuale che l’omaggio di fiori e di champagne l’ho apprezzata, scenda dal letto e mi accompagni per una passeggiata lungo il corso.” Alberto si mise a ridere, aveva a che fare con una figlia di…”Leggo nel suo pensiero, non sono una figlia di…solo che alla mia età…non si sforzi la mente, ho quaranta anni, sono vedova senza figli sono venuta a Cingoli per stare lontano da parenti ed amici.” “Io non sono parente ma vorrei essere suo amico.” “Lei vorrebbe molto di più mon cheri.” “Toh madame parla il francese, io l’ho studiato a scuola.” ”Si sbrighi, andiamo al bar per un aperitivo e per festeggiare la sua guarigione…” Al passaggio di Alberto il direttore si inchinò come pure i vari inservienti che incontravano. “Lei è un piccolo dio, tutti si inchinano.” “No sono semplicemente il padrone dell’albergo e tutti mi rispettano anche per la mia empatia.” “E per la sua modestia, dopo l’aperitivo e la passeggiata la invito al mio tavolo ma non si metta idee strane in testa come vedo che ha.” “Mi scusi l’immodestia ma io ritenevo di essere abbastanza ‘scafato’ in fatto di femminucce ma lei..” “Dammi del tu, mi hai fatto ritornare il buon umore.” A tavola vennero serviti dal direttore in persona: “Vedo con piacere che la signora è in buona compagnia!” “Buona non so…” All’uscita dalla sala da pranzo Luisa prese sotto braccio Alberto e senza parlare percorsero tutto il viale della città per poi ritornare nella hall dell’albergo. “Caro Alberto per oggi ho fatto anche troppo, ci vediamo a cena.” E così iniziò la bella storia tra Luisa ed Alberto che, per prima cosa, contattò il suo amico Brunetto P., suo fattore, affinché prendesse in mano la situazione dei suoi terreni preferendo rimanere in albergo. Chiese a sua sorella di rendere edotta della situazione Spera che,... volendo, poteva consolarsi col virgulto della famiglia M. Alberto si sentì un po’ cinico ma …c’est la vie!