Una notte tanto tempo fa
Erano circa le tre del mattino quando la ragazza si svegliò. L'istinto le suggerì immediatamente che era arrivato il momento. Accese la luce e si girò verso il suo compagno che dormiva accanto a lei. Provò tenerezza per lui, e quasi dispiacere di doverlo svegliare in piena notte, ma era inevitabile.
"E' ora, svegliati, dobbiamo andare"
"Sei sicura?"
"Sì sono sicura, dobbiamo andare."
La valigetta era pronta da tempo ai piedi del letto, e la ragazza la aprì dando una rapida occhiata per assicurarsi che non mancasse nulla.
Poco più tardi il suono dei passi di lei e di lui furono l'unico rumore che disturbò il silenzio della notte, mentre si avviavano, attraverso il vialetto del giardino, verso l'automobile.
Appena uscita da casa il fresco della notte ottobrina aveva fatto leggermente rabbrividire la ragazza, ma solo per un attimo. L'aria frizzante era gradevole e lei aveva guardato il cielo illuminato da una tonda e complice luna piena: una luna così luminosa che rischiarava tutto intorno. Aveva sorriso e pensato: "E' proprio vero quello che si dice".
Salì in auto e istintivamente posò la mano sulla coscia del compagno, come faceva sempre quando viaggiavano insieme. Lui gliela strinse senza dire nulla.
Mentre lui guidava lei guardava il suo viso teso, serio, forse preoccupato perchè non avrebbe potuto rimanere con lei. Si sentiva pervasa da una grande dolcezza, ma, al tempo stesso, da una sorta di solitudine perchè quello che stava per succedere era qualcosa di così straordinario, di così intimo,di così assolutamente suo, qualcosa da cui, in qualche modo, lui era escluso: non da lei, ma dalla natura stessa.
"Hai paura?" pur guidando le aveva passato un braccio intorno alla spalla.
"Un po', ma non dovrei. Quello che sta per succedere è assolutamente naturale, perchè avere paura?" Ma sì, certo che aveva paura, ma era anche impaziente. Fra poco avrebbe stretto fra le braccia il loro bambino, o la loro bambina, e questo era un miracolo che vinceva ogni paura.
La ragazza non disse più nulla, limitandosi a guardare dal finestrino le strade deserte e le file di lampioni che se ne andavano in senso contrario.
Poi chiuse gli occhi, prese la mano di lui e se la appoggiò al viso sentendosi rassicurata.
Pensò che quel giorno non avrebbe fatto le cose di sempre, e pensò anche che da quel giorno le cose di sempre non sarebbero più state le stesse: no infatti, perchè quel mattino, lunedì 4 ottobre 1971 alle ore 10 e 15, sarebbe nata la loro bambina.
Quando riaprì gli occhi erano arrivati all'ospedale. Scesero dall'auto e insieme si avviarono verso l'ingresso.
Quella ragazza si chiamava Lora, il suo compagno si chiamava Mario, e alla loro bambina diedero il nome Raffaella.