Una scritta sul muro
"Sei sempre nei miei pensieri ti voglio ogni giorno sempre di più senza di te non posso vivere amore mio A.C."
E' da circa quaranta anni che leggo, annoto scritte lette sui muri (spesso le ho anche fotografate) ovunque abbia l'occasione di andare. Ritengo ognuna di esse racchiuda una storia, la storia di ogni essere umano, di ognuno di noi...un particolare stato d'animo: ma anche, paradossalmente, lo sviluppo della società, l'andamento della politica (la prima che lessi, mentre andavo a scuola, in piazza Acanfora a Taranto ‐ correvano gli anni settanta ‐ era di fuoco: "AUTONOMIA OPERAIA NON SI TOCCA, KOSSIGA PEKKIOLI VI SPAREREMO IN BOCCA!"), del costume e della storia delle masse e del mondo in cammino. Le scritte sui muri, a mio avviso, sono sempre "rivoluzionarie"! Molti di coloro che leggeranno quella che ho sopra scrittto (ho dovuta passarla, gioco forza, nel settore racconti del mio profilo nel blog invece che negli aforismi, per ovvi motivi di spazio) obietteranno: ‐ E' banale! E' la classica scritta da cioccolatini "baci Perugina"! ‐ Vero, anzi, verissimo!!! ‐ rispondo io. La assoluta unicità (o rivoluzione) e bellezza della suddetta, a prescindere dal contenuto o dal messaggio, sta nel luogo in cui è stata scritta e dove io l'ho letta: una frazione, un pezzo del muraglione (dalla parte esterna) che circonda, cinge il cimitero monumentale "San Brunone" di Taranto (noi tarantini lo chiamiamo cimitero vecchio per distinguerlo dal nuovo, sito in zona Talsano‐Tramontone), al quartiere Tamburi. L'ho letta (mi verrebbe da scrivere: il fattaccio è avvenuto...) circa una ventina di giorni fa, mentre mi recavo nel suddetto luogo [il cimitero o camposanto, appunto!]; e correvano le ore quindici e trenta‐ sedici (all'incirca: malauguratamente non posseggo né un rolex di marca né un moderno e accessoriato smartphone, quindi non posso essere preciso al...bacio!): un orario in cui, vista la temperatura dell'aria (all'ombra ‐ ed è un eufemismo che io scriva così, credetemi! ‐ il sole toccava i quarantacinque gradi, senza contare il tasso d'umidità), neanche i morti (pace a loro!) riposano tranquilli nelle loro dimore eterne e...neanche le zanzare moleste si attentano a volare per rompere i capillari ed anche qualcos'altro (dicasi pure coglioni!) a noi "umani"! Ed io...invece (visto che sono un vecchio testardo nonché un incallito autolesionista e masochista), ero in giro per una escursione sui generis (o come l'ho definita, parlandone poi ad alcuni conoscenti, una "gita fuori porta", fuori stagione e, forse, fuori di testa: quando quasi tutti, infatti, consumano le ore nella siesta pomeridiana o a trastullarsi e rinfrescarsi il sedere nei luoghi ben più gradevoli della litoranea). Ora, a conclusione di questo mio "raccontino" che, in realtà, raccontino non avrebbe dovuto essere (viste le ragioni di cui dettovi poco sopra), ed il quale ‐ diciamo pure ‐ è nato quasi di getto (o d'amble, come direbbero nostri cugini d'oltralpe), mi pare interessante (anzi, è d'uopo: mi sembra sia più dotto scriver così: o forse più "dottorale", chissà, per coloro che sono di bocca e palato più fine!) proporre un accostamento letterario (il che non guasta, visto che siamo su un blog di quel genere!) tra la scritta e il luogo (solitario, di certo, ma di sicuro non ameno: come avrebbero detto, forse, i romantici inglesi di fine settecento‐inzio ottocento!): quello con i "Sepolcri" di un certo Ugo Foscolo (pensate che ci pensai durante tutto il tragitto di ritorno a casa dalla "gita" in questione, più parte della notte seguente, per giungere a siffatta conclusione!), i quali furono (in Italia e non solo, probabilmente) il primissimo esempio di "poesia civile" o di impegno civile (o, ancora, di protesta, come avrebbero detto un secolo e mezzo più tardi ‐ all'incirca ‐ esponenti di certo attivismo politico e di certa poesia, letteratura e musica annesse). Ai suoi tempi l'illustre letterato di Zante volle schierarsi apertamente e senza troppi dubbi, contro il decreto napoleonico "St. Cloud" del 1804 (esso fu esteso a tutta l'Italia due anni dopo ma il poeta andava, nella sua protesta, ben più a monte, ovvero contro disposizioni di precedenti leggi austriache del 1783 e 1787, di cui il decreto era una semplice estensione: quindi non solo contro una legge ma contro uno spirito comune a una intera legislazione), il quale imponeva di seppellire i defunti in fosse comuni (per ragioni igieniche, adduceva lo stesso decreto) invece che in quelle tradizionali. Ma i motivi, a latere, erano tutt'altri...Per lui [per Foscolo, s'intende] la tomba, invece, aveva (e doveva continuare ad avere) una specifica funzione civile, appunto (e sociale): il luogo, cioè, dove convogliano e convergono gli affetti dei vivi per i defunti; quello, inoltre (come nel caso, fattispecifico, delle "urne dei forti", alias Dante, Petrarca, Machiavelli, Galileo Galilei, etc. seppellite a Santa Croce in Firenze) che danno rimembranza, ai vivi, appunto, delle valorose gesta od opere dei grandi ("forti", appunto!). Infine (e con ciò concludo) scrivo quanto segue, a proposito della famosa scritta (operose scuse per il gioco di parole!), da cui è scaturito il "big‐bang" successivo (cioè, quello di cui avete letto): la suddetta [scritta] (scritta su un punto precipuo del muraglione che circonda il cimitero di Taranto) testimonia l'affetto (o amore) dei vivi per i vivi mentre il cimitero [suddetto e non un'altro, evidentemente!] testimonia quello in cui ‐ figurativamente parlando ‐ converge a sua volta quello dei vivi per i morti (alias "trapassati")...E NESSUNO MI VENGA A DIRE, ORA, CHE LE SCRITTE SUI MURI NON SONO IMPORTANTI!
Taranto, 24 luglio 2019.