Una sfida a muso duro e...varie cose (2^parte)
Molte volte lo avevo visto e ci avevo parlato quando andava in visita a casa di mio cognato e mia sorella. Due anni prima facevo un lungo ciclo di flebo, a casa di mia sorella, per uscire da un esaurimento fisico e nervoso che mi aveva condotto sulla soglia del collasso varie volte (arrivai a pesare una cinquantina di chili allora), e lui era spesso lì e mi incoraggiava o mi teneva allegro con il suo sorriso o qualche sua battuta. Le cose purtroppo non sono finite bene dopo, neanche tra noi (intendo tra i miei genitori, me stesso e mio cognato), anche a causa della malattia che investì, anni dopo la morte di Walter, mia sorella. Ricordo che una volta mia madre, oramai ridotta anch'essa in carrozzina a causa di seri problemi alla colonna vertebrale ‐ ci trascorse gli ultimi sette anni della sua vita su quell'ausilio di merda un ammasso di ferraglia e nulla più ‐ esclamò dinanzi a me e a mio padre "Siamo stati tanto vicini e adesso non siamo più nulla!". Giù il cappello però (senza metter mano alla CAPPELLA né al portafoglio!) di fronte a mio cognato, per quel che fece per suo cugino in quella lontana estate di inizi novanta: ora purtroppo anche lui è andato via ‐ è successo nell'estate del 2020, a causa indiretta del covid, mi hanno detto, ossia come tanti sembra sia morto di covid ma a causa di pregressi problemi che nel suo caso penso fossero di natura cardiocircolatoria ‐ e così sia...amen, visto che riposa nello stesso angar del cimitero extra urbano di Taranto (quello nuovo, zona Talsano, no quello San Brunone al quartiere Tamburi che sta al capo opposto della città) in compagnia di sua moglie (mia sorella)