Una Toy Girl

Un compagno di vita per gli  umani può essere un uomo,  una donna o, in alternativa, un animale, i tali possono esplicare la loro funzione di alleviare  i problemi della esistenza in maniera piacevole e significativa. Alberto ….seienne era diventato lamentoso, spiacevolmente lamentoso per coloro che gli stavano accanto ma aveva le sue buone ragioni: soffriva di forti dolori cronici in tutto il corpo, vi grazio delle diagnosi ma le sofferenze erano vere torture che gli condizionavano  la vita. Alcuni politici, sotto le elezioni, avevano promesso di presentare disegni di legge ad hoc in favore dei sofferenti legalizzando la vendita di prodotti che leniscono i dolori (per lo più stupefacenti) ma, more solito,  ‘passata la festa, gabbato lo santo’. Ovviamente tra i contrari c’erano i soliti benpensanti che non solo non avevano idea cosa volesse dire il dolore acuto e cronico ma erano spinti nel loro giudizio da moralismi per lo più religiosi. Alberto era agnostico e seguace del paganesimo, in particolare ‘affezionato’ a Hermes  dio  anche degli imbroglioni, cosa che lui non era. Dal suo difensore ebbe il  suggerimento di frequentare il campo sentimentale femminile (tradotto scopa come un riccio!) Nel frattempo usufruiva dei massaggi da parte di un fisioterapista cieco venuto ad abitare nel suo palazzo o di apporre sui glutei dei cerotti antidolorifici ed antinfiammatori che lui volgarmente chiamava ‘pezze al culo!’. Non aveva come cespite la sola pensione ma fruiva di una sostanziosa somma di denaro ereditata da parte di una zia che gli era molto affezionata sia perché assomigliava molto al suo defunto marito e sia perché ne portava  il nome. La zia Armida, che vuol dire battagliera, aveva il senso dello humour e nel testamento aveva chiesto di non portare sulla sua tomba dei fiori perché…ne era allergica! In Italia l’auto è il primo segno di distinzione in fatto di ricchezza, Alberto, da sempre appassionato di motori, a mezzo di una rivista specializzata scelse una Alfa Romeo ‘Stelvio’ color rosso fiammante, pluriaccessoriata sul cui cruscotto spiccava un navigatore satellitare che, un pó puerilmente, metteva in funzione per arrivare anche in posti  di cui conosceva bene la strada. Dalla zia benefattrice Alberto aveva ereditato anche una casa a due piani situata nella pineta vicino ad Ostia col doppio vantaggio di aver un’abitazione in mezzo al verde ma anche di poter usufruire della brezza marina. Ed ora il problema di scegliere una femminuccia che gli alleviasse i suoi affanni ma sceglierla giovane e pimpante o più avanzata di età ma navigata e disponibile? Stavolta Hermes era distratto da una delle sue tante amanti e che ti capita ad Alberto? Incredibile ma vero, uscendo dalla casetta vicino ad Ostia incontra un tale a nome Paolo conosciuto quando era a Domodossola in servizio da finanziere, il cotale aveva una peculiarità preferiva i piselli ai fiorellini, capiamoci bene era un gay. “Alberto che ci fai da queste parti così lontano dalla mia città?” “La stessa domanda posso farla a te, io sono romano ma tu ossolano ed allora.” “Non mi far parlare, ho seguito uno sciagurato che mi ha illuso e poi abbandonato, si proprio abbandonato.” “E ti preoccupi, in giro ci sono tanti…” “Ti devo confessare che tu mi sei rimasto nel cuore, non mi hai dato mai confidenza, eri per me un tipo perfetto.” “Non ti offendere ma preferisco le femminucce.” “Va bene ma almeno andiamo a mangiare insieme, conosco un ristorante che ha del pesce ottimo, parlo del pesce di mare…” “Bon, andiamo ad assaggiare stó pesce di mare.” Il ristorante Bellavista era veramente raffinato, dal menù risultava anche molto costoso ma il denaro non era un problema per Paolo. A tavola si era presentata una gnocca che più gnocca non si può: “I signori hanno scelto nel menu cosa mangiare?” Paolo provvide ad ordinare mentre Alberto: “Mi scusi signorina ma dall’accento non mi sembra essere di queste parti. “Mi son veneta, son qui per lavoro.” “La veneta ha un nome?” “Mi son Giulietta ma non quella degli spiriti.” Alberto con la scusa di andare in bagno la seguì e: “Che ne dici di vederci dopo che hai finito il tuo lavoro?” “Mi ho pensato male vedendola in compagnia di…” “Ora pensa bene e aspettami nella mia macchina l’Alfa Romeo Stelvio rossa posteggiata qui fuori, l’ho lasciata aperta.” “Ostregheta una Stelvio, mi me ne intendo di macchine.” “A presto.” “Sei un vigliacco, appena rivisti mi fai le corna e per di più con una donna!” “Paolo non ti offendere, sono un anticonformista e non mi permetto di dare giudizi su chiunque anche diverso da me ma vorrei che una volta per tutte…” “Ho capito, ciao per sempre!” Alberto salì in macchina dove si era già ‘piazzata’ Giulietta, era proprio una bella ragazza, doveva avere circa venticinque anni, bionda  con occhi verdi, bellissimi, anche tutto il resto…”Quando hai finito da me fotografarmi che ne dici di partire’” “Dico di si ma chère, non mi sono ancora presentato sono Alberto, forse potrei essere tuo padre…” “Non mi piacciono i giovani, sempre con le mani addosso a me, io sono una romantica, sono scappata da Chioggia perché mia madre, vedova, si è messa con uno sporcaccione che mi dava fastidio, ora sono libera.” “Non tanto sei mia prigioniera.” “Tu mi sembri una persona per bene, non vorrei rimanere delusa.” “Sarai la mia regina.” “Mi son repubblicana, scherzavo mi pare di sognare, mi son confusa…” “Se non ti piace stare al mare possiamo andare a Roma, io abito in via Labicana, vicino alla stazione Termini.” “Che ne dici se  lascio il lavoro e vengo con ti…” “Vieni con mi,  andremo al tuo ristorante così potrai licenziarti poi vorrei passare il pomeriggio in spiaggia.” In costume Giulietta era una favola. “Mai vista una donna in costume?” “Non ci fare caso, ad una certa età si diventa patetici.” “Non so quel che vuol dire patetici ma tu mi piaci, appena ti ho visto…” “Bene, amore a prima vista, che ne dici di sposarci?” “Ora non mi prendere in giro, non sono alla tua altezza…” “Giulietta lasciamo stare i discorsi  insulsi.” “Vedi tu usi parole che non capisco…” “ Un favore, non parliamo sino a Roma, se poi mostri le gambe sino alle cosce io vado fuori strada.” “Non l’ho fatto apposta, fa caldo.” “Scherzavo per me ti puoi anche spogliare, meglio se a casa mia.” Posteggiata la macchina in cortile il portiere Romolo: “Dottore ieri notte son venuti dei ladri ma ho chiamato i Carabinieri e li hanno arrestati, tutto a posto, vedo…” “Alessio grazie, questa è Giulietta una mia amica.” “Piacere io son Romolo sempre a vostra disposizione…” “Dì la verità al portiere molli tanti soldi, è troppo ossequioso.” “Ha cinque figli di cui uno handicappato, un poveraccio.” “Giulietta girava per i locali di casa di Alberto con occhi estasiati: “Tutto moderno, pareti con colori distensivi, mobili di buon gusto ci potrei stare una vita!” Alberto guardava la ragazza con tristezza, la differenza di età era notevole, poteva avere con lei un’avventura ma ormai  desiderava  avere una relazione fissa, le avventure erano un desiderio passato e poi i suoi acciacchi… decise che la sera sarebbero andati al ristorante, dinanzi ad un buon cibo…” “Dottor Alberto benvenuto, è fortunato oggi pomeriggio mi hanno portato del pesce freschissimo, comincerei con un brodetto.” Cesare, il padrone del locale non aveva fatto alcun cenno alla compagna di Alberto, la discrezione era il suo motto, non da meno Ferdinando vecchio cameriere che nel portare a tavola i piatti e si limitava ad un inchino senza parlare.” “Quelli del ristorante non mi hanno nemmeno guardato, di solito…” “È per rispetto nei miei confronti, non sono invadenti soprattutto il cameriere che si aspetta una buona mancia, anche lui ha tanti problemi.” “Ho trovato San Francesco, scherzo, anch’io amo le persone riservate.” A casa Alberto mise in funzione il condizionatore nelle varie stanze, specialmente quello in camera da letto fu di gradimento di Giulietta che tutta vestita si ‘gettò’ supina sul letto matrimoniale, poi si girò bocconi e vi rimase a lungo, Alberto rimase male, voleva essere una ‘chiusura’nei suoi confronti?  Giulietta piangeva silenziosamente, sicuramente qualche brutto ricordo. Ci volle del tempo prima che la ragazza, asciugate le lacrime, si girasse e poi  spiegasse ad Alberto la ragione del suo atteggiamento: “Mettendomi sul letto mi è venuto in mente una mia tristissima esperienza: era un sabato, nei locali dove seguivo un corso di ‘operatore del turismo’ c’era una festa, maschi e femmine in allegria, il vino spumante  scorreva a fiumi, io non abituata a bere alcolici son partita di testa e non ha capito più nulla sino alla mattina successiva quando mi son trovata sola nella mia camera, distesa sul  letto, senza slip e con la…cosina che mi faceva male, arrossata e piena di sangue, un mascalzone mi aveva violentata! Ho ricordato il nome dell’ultimo ragazzo con cui avevo ballato e capii che era stato lui. Mi recai dalla direttrice del corso, gli esposi i fatti. Lei stupefatta  mi fece ragionare: se avessi denunziato ai Carabinieri il fatto, il ragazzo sarebbe andato in galera ma io sarei stata esposta alla derisione dei miei compagni di corso e la mia reputazione, anche se non colpevole, sarebbe stata rovinata, inoltre col tempo sarei dovuta andare in tribunale per testimoniare, un calvario, anche mia madre ed il suo amico sarebbero venuti a conoscenza del fatto, inoltre ci sarebbe andato di mezzo il buon nome dell’istituto. Proposta: un risarcimento in denaro da parte di quel delinquente, sua cacciata dal corso e, per ultima concessione il rilascio di un diploma come se avessi superato a pieni voti gli esami di ‘Operatore del turismo’. Ci pensai una notte intera, capii che la direttrice mi aveva dato dei consigli a me favorevoli, feci le valige e…son qua. Il diploma mi arriverà fra un anno quando finirà il corso triennale…mi sento meglio, come se mi fossi confessata con un prete anche se mi non sono religiosa.” Alberto abbracciò Giulietta, niente di sessuale, solo affetto che già sentiva per lei, una ragazza preda dalle cattiverie del mondo. La prima notte  passò in pieno romanticismo ma la mattina quello zozzone di ‘ciccio’ si alzò prima del’padrone’, Giulietta nel girarsi se ne accorse e, per fortuna dei due, (Alberto e ‘ciccio’) si mise a ridere. Alberto ricordò il detto francese che tradotto: “Donna che ride è già nel tuo letto!’ Giulietta si era svegliata allegra ma deluse i due: “Tutto rimandato a stasera,  vorrei fare la turista per  Roma, non la conosco.” E così fu, con la ‘Stelvio’ andarono a visitare i classici luoghi apprezzati dai turisti: Colosseo, Altare della Patria, via del Corso dove Giulietta fece degli acquisti, Villa Borghese ma…il tempo passava molto a rilento. Il pranzo e la cena furono poco apprezzati da Alberto anche se Giulietta aveva dimostrato che in culinaria, nel senso di cucina, era piuttosto brava. Alberto faceva l’indifferente dinanzi alla televisione quando fu richiamato…  Alberto con al seguito ‘ciccio’ si catapultarono sotto la doccia in cui erano stato preceduti dalla damigella che giaceva sul letto invitante a gambe nude, senza slip e col sorriso un po’ di sfottò. Alberto pensò bene di ricambiare Giulietta con: “Non so dove cominciare, che mi consigli?” “Ti consiglio di non fare lo sciocco, per me è come se fosse la prima volta, sii romantico!” Alberto a occhi chiusi cominciò a baciare in bocca Giulietta, poi le tette sensibili ed infine sul fiorellino ma: “Imbrogliona non sei bionda naturale!” “A coso, scusa l’espressione romana, vedi di datte da fà!” Il sapore della ‘grazia di Venere’ era semplicemente delizioso, non classificabile,  di una dolcezza infinita, Alberto ci rimase a lungo il che portò la baby ad orgasmi multipli sinché: “Dammi un po’ di tregua, non sono ancora abituata…” Alberto fece finta di non sentire e pian piano penetrò nella ‘gatta’ sino al fondo ‘sprizzando’ il suo liquido sul collo dell’utero, Giulietta provò sensazioni ancora più piacevoli, non immaginava che…Alberto per ultimo prese in bocca un piede di Giulietta e cominciò a succhiarlo, il piede era bellissimo, lungo e stretto, una meraviglia, roba da comparire come modella in una rivista di moda per sandali da donna “Come si chiama quello che stai facendo, mi fai il solletico, non pensi di essere un po’ sporcaccione?” “Si chiama feticismo, io non l’ho mai fatto perché mi capitavano donne con piedi bruttissimi ma tu…da questo momento sarai ‘pulcher pes!” “Mi devo offendere o è un complimento.” “Vuol dire bel piede in latino, io sono poliglotta.” “Che fa rima con…” “La signorina o meglio la signora è diventata spiritosa…ho sempre apprezzato le persone con un ‘bel esprit’.” “Questa l’ho capita, è francese durante il corso c’era un ora di lezione di questa lingua, mi piace stare con te, non ci si annoia, ormai sei l’amore mio, forse ho un po’ di paura che tu ti stanchi di me.” Ad Alberto venne da ridere, anche lui pensava la stessa cosa ma al contrario. Passa un giorno passa l’altro i due erano sempre più uniti. Alberto pensò bene di fare testamento lasciando tutti i suoi beni all’amata Giulietta, dovette scrivere la sua data di nascita e si accorse che la baby aveva ben trenta anni meno di lui, erano di moda i toy boy soprattutto fra le attrici ma nel suo caso era una toy girl. Alberto, spinto dal suo amico ‘zozzone’ a letto, una volta, chiese a Giulietta di ‘voltare pagina’…risposta stupefacente, “Sarà il mio regalo di nozze!” “ Io lo chiamo ricatto!” “Io lo chiamo desiderio di mettermi al dito anulare sinistro una bella fede con i nostri nomi.” C’era poco da scegliere, ad Alberto Giulietta era entrata nel cuore, si era innamorato come un ragazzino, per lei avrebbe fatto qualsiasi cosa e…la fece. Alla delegazione municipale testimoni di nozze per la sposa la madre con il compagno, per lo sposo il portiere e la consorte. Festeggiamenti nel ristorante messo a disposizione dal padrone Cesare che come regalo di nozze offrì il pranzo gratis. Allora tutto bene…sin ad un certo punto, Alberto soffriva sempre più di dolori ed i medicinali facevano sempre meno effetto, per sua fortuna Giulietta guidava con molta sportività la Stelvio, lui rimaneva sempre più in casa e passava le ore dinanzi alla TV, leggendo o lavorando al computer, tutti i problemi esterni (ed anche quelli interni di casa) erano compito di Giulietta che li espletava con molto entusiasmo, aveva capito che suo marito stava andando in discesa. Alberto da giovane aveva chiesto a suo padre in cosa consistesse la vecchiaia, il buon Armando era stato esplicito: “Pian piano capirai che ti saranno precluse alcune tue attività e ti chiuderai in te stesso, sarai fortunato se avrai vicino una persona che ti ama.” Del papà prima funzionario di banca e poi apprezzato pittore Alberto aveva ereditato lo spirito dello humour che lo aveva aiutato a superare gli ostacoli della vita, lo ricordava con rimpianto, aveva assistito da vicino alla sua morte per tumore, un ricordo molto doloroso. Un giorno Giulietta si presentò a casa con un cane, voleva che facesse compagnia ad Alberto durante le sue assenze da casa, un pastore tedesco a nome Rex ben addestrato che presto fece amicizia col padrone; fu una mossa azzeccata, i due giocavano insieme ed Alberto era costretto ad uscire di casa per i ‘bisogni’ di Rex, lo portava in uno spiazzo dedicato ai cani e così poteva togliergli la museruola mal accettata dall’animale. Talvolta Rex dormiva sul letto matrimoniale ma solo in assenza di Giulietta che non apprezzava la perdita dei suoi peli. Ogni giorno ad Alberto venivano a mancare la sue forze; la loro dottoressa medico di base fece capire a Giulietta che la fine poteva essere vicina e così fu. Una mattina presto Rex cominciò ad emettere lamentosi guaiti, Giulietta toccando il corpo del marito si accorse che era freddo, Alberto era deceduto nel sonno. Per suo volere  sulla sua lapide  fu posta una sua foto da giovanissimo con la frase “ ‘Hodie mihi  cras tibi’. Ignoranti studiate il latino!’”  Una scritta in stile col suo spirito che vuol dire ‘oggi a me domani a te.’