Una vita sotto assedio

Sotto assedio. Così deve sentirsi chi ha la sventura di avere chiesto denaro ad uno strozzino.
La tua vita, i tuoi pensieri diventano ostaggio di una ossessione. La  morsa che ti attanaglia la gola non ti lascia mai. Un pensiero fisso è sempre con te. Quando mangi, quando dovresti lavorare, quando stai con i tuoi cari o con i tuoi amici, se riesci a conservare i tuoi amici, persino quando dormi, se riesci a dormire.
Ho la fortuna di non avere mai chiesto un prestito.
Però, fatte le debite distanze, è così che mi sento.
Sotto assedio.
La mia ossessione non è il denaro che lo strozzino di turno pretende da me.
La mia ossessione è il denaro che gli approfittatori di turno ancora pretenderanno da me.
La mia ossessione sono le menzogne che gli sfruttatori di turno ancora spargeranno in giro.
La mia ossessione sono le aggressioni fisiche o verbali che ancora devo temere quando esco dall’uscio di casa mia o rientro a casa.
La mia ossessione sono le minacce, velate o no, che mi arrivano sotto ogni forma. Sotto forma di parole, sotto forma di lettera, sotto forma di verbale assembleare, sotto forma di dispetti.
Lo sgomento si trasforma in dolore lancinante perché i miei persecutori sono persone che mi dovrebbero amare e proteggere.
La mia vita sotto assedio non ha origine dalla richiesta di un prestito.
La mia vita sotto assedio ha origine dalla richiesta di trasparenza nell’ amministrazione del  condominio dove abito.
Una richiesta lecita, anzi superflua. Ed invece no.
Nel 2002 vado a vivere in una piccola palazzina di 5 appartamenti. In un ambiente quasi familiare, l'amministrazione è affidata a turno agli stessi condomini.
Realizzo ben presto che l'amministratore in carica è in realtà poco più di un fantoccio agli ordini del “capo‐palazzo”, il condomino a maggiore anzianità di permanenza nella palazzina, che però rifiuta caparbiamente di assumere ufficialmente il ruolo di amministratore. La gestione è alquanto disinvolta. A fine anno non si riceve alcun rendiconto. Mi dicono che vengono eseguiti alcuni lavori di manutenzione, ma non ne ho alcuna evidenza né visiva né documentale. La piccola manutenzione che non peserebbe se inclusa nella gestione ordinaria è trascurata in attesa di creare l’emergenza e la levitazione dei prezzi. Ed anche allora i lavori non vengono mai eseguiti. Il “capo‐palazzo” ne parla sempre, ma non verranno mai eseguiti se non ne avrà il pieno controllo. Come per la pitturazione delle scale, per la quale il “capo‐palazzo” pretende che si spendano 16 milioni, mentre ne occorrono al massimo 3.
Va be'. Siamo in famiglia, siamo tra di noi. Vogliamo formalizzarci?
Passano due anni. L’amministrazione passa di turno a mio marito.
Il “capo‐palazzo”, che come amministratore‐ombra non tollerava domande e non presentava rendiconti, puntualmente contesta i rendiconti presentati da mio marito ed addirittura pretende denaro per sè. Non versa le sue quote condominiali, ma si appropria delle bollette condominiali e provvede di sua iniziativa al pagamento. Poi chiede di scomputargli le rate condominiali con quelle spese.
L’assemblea decide per lavori di manutenzione di cui il “capo‐palazzo” parlava da dieci anni. I lavori stavolta sono sotto gli occhi di tutti. Mio marito fornisce ai condomini la copia di tutti i documenti pertinenti. Il “capo‐palazzo”chiede copia delle fatture e puntualmente le ottiene.
Dopo tre anni diventa amministratore di turno l’amica di famiglia del “capo‐palazzo”.
Mi salta in mente di chiedere la stessa trasparenza amministrativa che hanno preteso da mio marito. Non lo avessi mai fatto!
Mi ritrovo ad essere strattonata e spintonata.
Informo che chiederò visione dei giustificativi di spesa.
Mi viene consegnato un verbale di assemblea firmato da tutti i miei vicini, zeppo di abusi, intimidazioni, insulti e calunnie contro me e mio marito.
Mio marito riceve due citazioni, una in contrasto con l’altra ed entrambe in contrasto con quanto il “capo‐palazzo” affermava un anno prima.
Un anno prima il capo‐palazzo protestava con vigore, al limite del collasso, di non dover pagare 198 euro, ma solo 33. Lo abbiamo accontentato e, su suo suggerimento, abbiamo diviso i rimanenti 165 euro in parti uguali tra tutti i 5 condomini.
A distanza di un anno cita mio marito perché adesso riconosce che doveva pagare 198 euro, in quanto come “consolidata consuetudine”, ometteva di versare le rate condominiali. Però avendo pagato 216 euro per servizi al condominio, adesso vuole 18 euro. In più vuole indietro la sua parte dei 198 euro divisi in parti uguali tra i condomini. Sì, dice proprio così. Starà facendo confusione. In parti uguali avevamo diviso 165, non 198 euro.
Sei mesi dopo, ci ripensa ancora  ed arriva un’altra citazione. Questa volta è l’amica di famiglia del “capo‐palazzo”, in qualità di amministratore, che, senza che la cosa sia mai stata discussa in assemblea, cita mio marito perché il “capo‐palazzo” ha pagato di sua iniziativa alcuni servizi per il condominio e non è stato rimborsato. La richiesta sale a 460 euro. Il “capo‐palazzo” avrà dimenticato che come “consolidata consuetudine” ometteva di versare le rate condominiali.
Considerata l’educazione dei miei vicini, chiedo di vedere una fattura.
Come risposta l’assemblea approva un bilancio in cui fa sparire un mio credito di 140 euro e mi comunica tramite decreto ingiuntivo che devo pagare 240 euro.
Forse i miei vicini vogliono ringraziarmi perché fino ad un anno prima ero costretta ad anticipare le mie quote condominiali per pagare le bollette, dato che i miei vicini non versavano le loro.
O forse intendono rimproverare mio marito che non aveva fatto emettere ingiunzioni  di  pagamento  contro  i vicini di casa che per un intero anno non avevano versato le loro quote o contro il marito della signora che ora funge da amministratore, che aveva aspettato un anno per versare l’ultima rata per lavori di manutenzione.
Ultimamente incontro molti amministratori di condominio.
Tutti mi elencano i documenti che devono presentare per ottenere un’ingiunzione. Ed a volte non sono sufficienti.
Invece i miei vicini di casa riescono ad ottenere un’ingiunzione senza una delibera di riparto spese, senza un riparto conforme al regolamento di condominio e senza, non dico un sollecito, neanche una prima educata richiesta.
Chi sono i miei vicini di casa?
Che poteri hanno?
Mio marito suggerisce di non perderci tempo e pago l’ingiunzione. Ma è un errore. I signori non avevano una carta in mano. In seguito messi alle strette fanno compilare (e male) una fattura falsa al loro amico.
Due mesi dopo trovo nella mia cassetta postale un foglio strappato, senza data, senza recapito telefonico, in cui un ufficiale giudiziario m’invita a contattarlo e m’informa che la prossima volta, se non mi trovano, potrebbero sfondare la mia porta di casa.
Se ne occupa l’avvocato di mio marito.
Scopre che chi aveva fatto emettere l’ingiunzione aveva poi agito come se non avessi pagato.
Non posso più far finta di non sapere con chi ho a che fare.
Ora è evidente. Sono sotto assedio.
Come se avessi chiesto un prestito ad uno strozzino.
Ma io non ho chiesto nessun prestito.
Ho solo chiesto trasparenza in un condominio di cinque appartamenti.
Eppure sono sotto assedio.
Come se avessi chiesto un prestito ad uno strozzino.
Ma io non ho chiesto nessun prestito.
Chiedo di avere copia dei documenti relativi ai lavori per cui ho ricevuto l’ingiunzione.
Il giorno dopo un cumulo di rifiuti impedisce l’accesso al mio box negli scantinati.
Un avvocato con il papà ragioniere, specializzato in richieste di risarcimento danni, afferma che mio marito avrebbe causato “grave danno” al condominio. Non specifica quale sia il “grave danno”, non lo quantifica in termini di denaro, non produce nessuna documentazione.
C’è sempre tempo per questo. I danni si trovano e nel tempo si creano.
Tre mesi dopo nell’androne del palazzo compare un foglio.
É una richiesta per il nuovo amministratore, un amministratore professionista che gode di ampia fama in zona, stimato dal fratello del “capo‐palazzo” e dal nipote del “capo‐palazzo” che abita anch’egli nel piccolo condominio:
<<Poiché la palazzina è stata completamente ristrutturata di recente, con un esborso finanziario di rilievo, i condomini, tenendo conto che sono stati eseguiti “tutti” gli interventi indicati dall’amministratore p.t. e confermati dagli accertamenti tecnici eseguiti dal Direttore dei lavori e formalizzati nei computi metrici preventivi che l’Assemblea ha approvato, ritengono che non vi siano da eseguire lavori di manutenzione straordinaria – anche con caratteristiche di urgenza.
Qualora il nuovo amministratore prospetti un intervento evidenziandone il carattere di urgenza, dovrà motivarlo debitamente in quanto la relazione tecnica che predisporrà ‐ nel caso dovesse trattarsi di un inconveniente preesistente – sarà utilizzata dal Condominio per una citazione nei confronti dell’amministratore all’epoca in carica e del professionista, che ha prestato la sua assistenza con la direzione dei lavori di ristrutturazione, per l’esecuzione da essi compiuta e per la rivalsa del risarcimento dei danni>>.
Gli intenti sono chiari. Qualsiasi problema possa avere una palazzina vecchia di sessant’anni, carente nella manutenzione da oltre cinquant’anni, come scrisse lo stesso “capo‐palazzo” che abita nella palazzina da sessant’anni, la colpa (ed il risarcimento) deve essere imputata all’ultimo arrivato.
Due mesi dopo, l’assemblea attesta la presenza di “infiltrazioni in diversi punti nell’appartamento” dell’amica di famiglia del “capo‐palazzo”.
Non è una novità. Ho sentito questa lamentela praticamente ogni anno dei sette anni vissuti in questa palazzina.
Sono stati eseguiti dei lavori già due volte da quando vivo in questa palazzina.
Almeno mi hanno raccontato che sono stati eseguiti.
Aspetto la relazione tecnica predisposta dal nuovo amministratore.
Aspetto che l’amministratore proceda d’urgenza. Niente di tutto questo.
L’assemblea, in attesa di decidere quali lavori eseguire e quando iniziarli, decide solo di emettere bolletta straordinaria mensile di 200 euro a carico di ogni condomino.
I condomini sono 5. La quota ordinaria a carico di ogni condomino è sui 40 euro.
In attesa di decidere quali lavori fare e quando iniziarli, in teoria un solo condomino versando 250 euro potrebbe provvedere al fabbisogno ordinario di tutto il condominio.
Mi sento sotto assedio.
Come se mi avessero  chiesto di pagare il pizzo.
Ma nessuno mi ha chiesto di pagare il pizzo.
Non ho un’impresa o un’attività commerciale.
Voglio solo vivere nella mia casa.
Eppure mi sento sotto assedio.
Come se, per vivere nella mia casa, mi avessero  chiesto il pizzo.
Ma nessuno mi ha chiesto di pagare il pizzo.
Almeno non esplicitamente.
Ed anche se me lo avessero chiesto, avrei rifiutato.
L’amministratore mi assicura verbalmente che ha visto con i suoi occhi le infiltrazioni in tutte le stanze dell’appartamento. Addirittura scorre acqua sulle pareti.  Non mette niente per iscritto. Posso anche aver capito male.
Chiedo all’amministratore di documentare i danni. Non ricevo risposta.
Lasciando quella povera famiglia a pagaiare su una canoa per spostarsi da una stanza all’altra, l’amministratore convoca di nuovo l’assemblea tre mesi più tardi.
Ordine del giorno: decisione in merito alle infiltrazioni acqua appartamento Gilla Pistoia e incarico tecnico.
Partecipo all’assemblea direttamente. É la prima volta da quasi due anni.
Sento l’amica del “capo‐palazzo” affermare che chiederà i danni. Sento l’amministratore dire che “quando si faranno i lavori, si spicconerà sotto, si valuterà la situazione e si vedrà a chi attribuire i danni”. Sento l’amica del “capo‐palazzo” affermare che andrà a dormire in albergo a spese del condominio.
Sento il “capo‐palazzo” affermare: <<Anch’io chiederò i danni!>>.
Nulla di tutto questo è riportato nel verbale. Posso anche aver capito male.
Ripeto la mia richiesta di una relazione tecnica e chiedo che la mia richiesta sia trascritta a verbale. L’amministratore scrive:<<la sig.ra Liliana Mazza chiede che gli venga consegnata copia della perizia o DIA dell’arch.Tizio Tazio >>.
É la prima volta che sento nominare l’architetto Tizio Tazio. Apprendo così che c’è già un tecnico incaricato. Non avevo nominato nessuna DIA. Chiedo all’amministratore di correggere la mia richiesta sul verbale.  A questo punto il
verbale riporta che <<l’Assemblea a causa di un problema di salute dell’Amministratore viene sciolta>>. In realtà l'assemblea viene sciolta per le intemperanze del "capo‐palazzo" che disturba la riunione lanciando insulti contro mio marito senza che nessuno intervenisse. Solo quando nella stanza arriva l'assistente dell'amministratore, lo stesso si decide ad intervenire per zittire il "capo‐palazzo". 
È necessario accertare lo stato dei luoghi ed i danni subìti dalla povera signora.
Solo la richiesta al Tribunale di una consulenza tecnica d’ufficio permette di ottenere un sopralluogo.
Il giorno del sopralluogo il “capo‐palazzo” non c’è. Quella settimana è in vacanza.
Cinque mesi dopo che l’assemblea aveva attestato la presenza di “infiltrazioni in diversi punti nell’appartamento”, il tecnico d’ufficio verifica che sul soffitto in casa dell’amica del “capo‐palazzo” c’è un’unica macchia, massimo cm5 x cm5, di formazione recente e di causa non accertata.
L’amministratore aspetta altri due mesi per convocare l’assemblea che deve decidere i lavori. Lo sollecito ad anticipare i tempi ed ad agire direttamente nel caso vi siano le condizioni per intervenire d’urgenza.
Come sempre, non ricevo risposta
Perché l’amministratore non interviene?
Ho una mia ipotesi.  È  solo un’ipotesi.
Fino alla notizia del sopralluogo non c’erano le attestate numerose infiltrazioni.
Niente paura. Le infiltrazioni ci saranno. Sono sicura che ci saranno. Il giorno del sopralluogo il mio perito di parte ha individuato una probabile causa di infiltrazione: la guaina impermeabile in corrispondenza della parete che delimita l’appartamento del “capo‐palazzo” risulta tagliata e strappata. Non sono tagli dovuti a vecchiaia o cattiva manutenzione. Sono tagli causati da uno strumento atto al taglio, non è dato sapere se volontariamente o incidentalmente. Costo di una riparazione d’emergenza? Massimo 150 euro.
Niente paura. Le infiltrazioni ci saranno.
A quel punto la sig.ra Pistoia chiederà i danni a chi, secondo lei, ha causato il ritardo dei lavori chiedendo l’accertamento tecnico preventivo.
Non posso fare il processo alle intenzioni. Arriva il giorno dell’assemblea.
L’amministratore mi ha convocato per approvare il bilancio consuntivo ad anno solare ancora in corso.
L’amministratore non presenta nessun bilancio perché le spese sono ancora in corso.
Allora perché l’amministratore mi ha convocato?
L’amministratore mi ha convocato perché vuole dare le dimissioni ed occorre nominare un nuovo amministratore.
L’amministratore non dà le dimissioni.
Allora perché l’amministratore mi ha convocato?
L’amministratore mi ha convocato per deliberare sui preventivi del lavoro terrazzo.
L’amministratore non presenta e non fa presentare nessun preventivo perché afferma che i lavori deve deciderli il consulente tecnico d’ufficio.
Non è vero, ma se anche fosse, perché l’amministratore mi ha convocato?
Come da copione, l’amica del “capo‐palazzo”, che ha anche la delega del “capo‐palazzo”, dichiara che chiederà i danni a chi ha chiesto l’accertamento tecnico preventivo. La sua dichiarazione è a verbale.
Questa volta non c’è rischio che abbia capito male.
Sono sotto assedio.
Come se avessi chiesto un prestito ad uno strozzino.
Ma io non ho chiesto nessun prestito.
Ho solo chiesto trasparenza in un condominio di cinque appartamenti.
Eppure sono sotto assedio.
Come se mi fossi rifiutata di pagare il pizzo.
Ma nessuno mi ha chiesto di pagare il pizzo.
Almeno non esplicitamente.
Ed anche se me lo avessero chiesto, avrei rifiutato.

7 ottobre  2009

P.S. Aprile 2010. L’assemblea è convocata per decidere su “Lavori terrazzo”.
Maggio 2010. L’ingegnere del CNR confida a mio marito: <<Questi vogliono far pagare tutto a voi>>.

Il racconto completo è in
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1469204